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-Foresta tropicale stagionale e savana Ci si sposta più verso N e S, in aree in cui la circolazione atmosferica determina precipitazioni più abbondanti legate al momento del transito della zona di convergenza intertropicale e una più secca quando è dall’altra parte del mondo; aree di contrasto tra stagione umida con piogge molto abbondanti e secca con piogge più scarse. Le temperature sono molto elevate, le piante quindi avrebbero bisogno di tanta acqua per crescere > possibili stress idrici. In alcuni mesi dell’anno si hanno precipitazioni paragonabili a zone di foresta pluviale. Non si riesce a sviluppare una vegetazione così lussureggiante, gli alberi sviluppano altezze e densità minori, foglie decidue (perdono le foglie, che sono l’organo che contiene la maggior parte dell’acqua), maggiore abbondanza di specie erbacee e arbustive (alberi più radi, meno alti). Vaste aree soprattutto in Africa. Pur essendo nella stessa fascia della foresta pluviale, la Rift Valley africana blocca le precipitazioni impedendo alla foresta di formarsi. Durante la stagione secca gli alberi perdono le foglie o si ingialliscono. La conversione dei terreni a scopo agricolo ha ridotto molto la distribuzione di questo bioma. Più le stagioni di precipitazioni sono rade, aumenta la stagionalità e i periodi secchi, più aumenta la probabilità di avere uno stress idrico > gli alberi diventano sempre più radi e si arriva ad un ecosistema a savana (Africa, o Cerrado in Sud America o Mulga in Australia centrale) Le savane sono dominate da una vegetazione erbacea intramezzata da alberi e arbusti. Incendi ricorrenti promuovono la loro formazione, perché limitano la crescita delle piante. Precipitazione e granulometria concorrono a determinare il grado di copertura vegetale (suoli con una granulometria più argillosa trattengono di più l’acqua e si ha un ambiente di condizioni più aride di prateria, in un ambiente sabbioso si avrebbe una savana più alberata, e più aumenta la granulometria più si passa da bosco rado a foresta, perché è disponibile più acqua per le piante. Ambienti popolati da grandi mandrie di erbivori, pesantemente alterati dalle attività antropiche (oltre il 50%), dovuto anche a una fonte di reddito del turismo, non hanno la libertà di muoversi liberamente ma sono limitati in determinate aree > alterate in misura uguale o maggiore delle foreste pluviali tropicali. -Deserto (es. Riad, Arabia) Attorno a 30° N e S in corrispondenza delle alte pressioni tropicali, zone di convergenza intertropicale; clima con lunghi periodi di temperature elevate e scarse precipitazioni durante tutto l’anno. Durante tutto l’anno le piante risentono di uno stress idrico, non sono condizioni ideali per una crescita prospera, le piante hanno dovuto cercare delle strategie per poter crescere e mantenere un livello minimo vitale di acqua. Es. Riad in Arabia saudita, deserto di sonora. La scarsità di precipitazioni determina le forme di crescita vegetale che riescono a sopravvivere in quegli ambienti. Piante che presentano una serie di adattamenti: piante succulente con tessuti spugnosi che assorbono e immagazzinano l’acqua, piante erbacee o arbustive decidue o effimere (svolgono il loro ciclo vitale in maniera rapida e poi muoiono ma rilasciano una grande quantità di semi pronti a rinascere nei periodi di precipitazioni. Ambienti di produttività scarsa, bassa densità di organismi, ma è possibile una elevata biodiversità (es. deserto di sonora ospita 4500 specie vegetali, 1200 specie di api e 500 specie di uccelli). Tra i vari ambienti sono quelli più difficili anche per gli esseri umani, sono poco produttivi, poco appetibili per le attività agricole e di pascolo, diversi tentativi di sfruttamento sono spesso terminati con la salinizzazione dei suoli o ulteriore desertificazione (ha comunque alterato l’ambiente) (non sono immuni, comunque, alle modifiche portate dalle attività antropiche). Ci possono essere deserti caldi (es. Messico, Arabia Saudita), vegetazione estremamente rada (crescita limitata dallo stress idrico, crescono solo nei punti dove si concentra l’acqua); semideserti, o deserti arbustivi in nord America e Australia. -Prateria temperata Nella zona temperata tra i 30 e 50° N e S, nelle aree interne dei continenti. Le precipitazioni aumentano leggermente (tra 250 3 800 mm annui), le temperature medie annue si abbassano. Nelle zone più interne dei continenti, in cui per la circolazione generale siamo in una zona di ombra orografica, quindi dove le precipitazioni sono scarse, si sviluppa il bioma della prateria temperata. Ci sono periodi di siccità ricorrente. Oltre che spesso mesi in cui le temperature sono sotto 0, quindi c’è di nuovo una limitazione della disponibilità di acqua dovuta a temperature troppo basse (e in estate troppo calde) > ci sono inverni freddi ed estati calde. Non dipendono solo dal clima, ma anche degli incendi e dalle attività antropiche > gli incendi impattano la vegetazione arbustiva o arborea molto più di quella erbacea (per esempio nelle rosette le gemme di crescita sono ben protette e resistenti al fuoco) > contribuiscono a mantenere la prateria. Sono caratterizzate da arbusti ed erba. Includono le praterie nordamericane, le steppe asiatiche, le pampas sudamericane e i veld dell’africa meridionale. La produttività dipende dalle precipitazioni (più aumentano più la prateria è rigogliosa, ma se dovessero aumentare troppo diminuirebbero anche gli incendi e diventerebbero un bosco o una foresta). Sono molto sfruttate, perché si trovano in una fascia latitudinale dove si sono sviluppate le maggiori attività antropiche. Un tempo coprivano il 43% della superficie globale, ora sono il 12%. All’interno delle praterie è possibile avere un’ulteriore classificazione in base al gradiente di precipitazione che porta a praterie alte basse o miste. Erano dominate da grandi erbivori (es. bisonti, marmotte ecc.), un tempo si trovavano anche in Europa. Nelle praterie la produzione primaria aumenta con le precipitazioni (aumenta la quantità di erba). -Arbusteto temperato Tra 30 e 40° N e S, precipitazioni invernali (inverni miti e piovosi) ed estati secche e calde. Climi mediterranei. Zone costiere che hanno una azione di mitigazione del clima, che rendono gli inverni meno freddi. C’è però un’asincronia tra le precipitazioni abbondanti e la stagione vegetativa, perché nel periodo piovoso le piante sono limitate dalla breve durata del giorno, mentre d’estate c’è vegetazione in abbondanza ma limitata dalle poche precipitazioni. Nei periodi secchi ed estesi durante l’estate fanno sì che possano verificarsi incendi frequenti. Macchia mediterranea (o fynbos, matorral, chaparral, mallee), caratterizzata da vegetazione caratterizzata da arbusti (alberi non troppo grandi) e alberi sempreverdi, abbondanza di sclerofille (piante con foglie sempreverdi, dure e coriacee (es. alloro, leccio, ulivo)> gli fanno trattenere l’acqua residua). Lezione 5 -Tundra Alte latitudini, oltre i 65° N e S nelle zone di alte pressioni polari (…). Basse temperature durante tutta la stagione di crescita. Giornate molto lunghe durante la stagione di crescita (fino a 24 h di sole), nel resto dell’anno il sole praticamente non sorge mai. Presenza di permafrost con conseguenti ristagni d’acqua (il terreno è sempre ghiacciato) > strato completamente impermeabile che impedisce all’acqua di entrare nel terreno. In primavera l’acqua delle nevi che si sciolgono ristagna al suolo (anche l’evaporazione è difficile date le basse temperature) > si formano enormi paludi. Formazioni di forme geomorfologiche caratteristiche > suoli poligonali > i cicli di congelamento e fusione delle acque fanno si che il terreno si gonfi e si sgonfi continuamente, il che fa spostare i sassi del terreno ai bordi dei suoli poligonali. Le condizioni per l vegetazioni sono difficili: non c’è luca per un lungo periodo, la neve copre il terreno per molto tempo > la crescita è intensa (luce tutto il giorno) ma limitata. La fisiologia ne risente molto, le piante non riescono a crescere molto, poca produttività. Il fatto che il terreno gelato rende l’acqua indisponibile (le piante funzionano come una pompa che aspira l’acqua dal terreno e le rilascia dalle foglie > se l’acqua è indisponibile e la pianta è esposta all’aria fredda e secca fa si che la pianta non riesca a sopravvivere). Non ci sono piante alte perché per sopravvivere devono rimanere all’interno della coltre nevosa che le protegge dai venti freddi > arbusti bassi (striscianti), piante erbacee, muschi, licheni. È abitata da diversi animali come renne, buoi muschiati, lupi e orsi bruni e molti uccelli migratori che si portano alle alte latitudini per sfruttare la grande produttività durante l’estate artica > animali migratori > la fauna aumenta durante l’estate. È un ambiente estremo, difficile da abitare, poco impattato direttamente dalle attività antropiche, ma è alterato in maniera indiretta a causa del forte riscaldamento climatico.