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L’inserimento all’Asilo Nido per il bambino e la sua famiglia significa un momento di transizione estremamente particolare e sensibile. Dal punto di vista del bambino comporta un’esperienza di separazione momentanea dalla famiglia. Probabilmente la prima. Significa vivere ed adattarsi ad un ambiente del tutto nuovo. Porta con sé la conoscenza di nuovi spazi, relazioni (con adulti differenti dalla famiglia e relativo gruppo di pari) e l’accettazione di nuove regole con tempi differenti. Questo sarà permesso dallo scandire delle routine quotidiane. L’entrata al nido per il bambino vuol dire la conoscenza di un contesto differente da quello familiare ed il relazionarsi con persone prima di allora sconosciute. Ma anche l’adattarsi e comprendere dei ritmi di giornata differenti da quelli usuali di casa. Significa stare bene anche senza la propria famiglia in un ambiente sereno e distensivo ma fatto di regole ben precise. Vuol dire prendere confidenza e fiducia in altre persone di riferimento. Per far sì che questo accada bisogna tendere ad un inserimento fatto di step, volto a tempi adeguati alle esigenze del bambino e che non implica alcuna forzatura. Il tutto in un clima distensivo e di collaborazione e compartecipazione con le famiglie di riferimento. Parallelamente ci si può, giustamente, aspettare da parte del bambino determinati comportamenti che possono manifestarsi direttamente da subito oppure in una fase successiva alla scoperta e alla meraviglia del nuovo ambiente. E bisogna distinguerli tra casa e nido. A casa con estrema probabilità il bambino ricerca con sempre maggiore insistenza almeno uno dei genitori e può manifestare dei cambiamenti al momento del cambio, del pasto ed anche del sonno. Non necessariamente in quest’ordine e non necessariamente tutti assieme. Al nido invece il bambino avrà un pianto, quasi sempre disperato, nel momento del distanziamento dai genitori e di conseguenza cercherà un riferimento di natura privilegiata in almeno una delle educatrici di sezione. Fondamentale potrà essere per lui il conforto di un oggetto transizionale (la cosidetta “coperta di Linus”, un ciuccio, un peluche, un giochino). Ma nulla di più fattibile che inizialmente lo stesso rifiuti la relazione con gli altri bambini e/o le educatrici. L’ambientamento al nido per il genitore: Nei genitori volto spesso si fa strada il senso di colpa, in quanto si tende in generale a valutare come negativa la scelta di portare al nido il bambino da parte di nonni, amici e parenti laddove la madre lavori. Ovviamente si sottovalutano le enormi potenzialità ed abilità che un bambino al di sotto dei 3 anni possiede. Il nido in quanto ambiente strutturato in tal senso e qualificato offre sicuramente una risposta di eccellenza per lo sviluppo potenziale di dette qualità insiste nel bambino. Quindi c’è da chiedersi cosa possa fare il genitore, magari alla prima esperienza, per favorire un buon ambientamento. E’innegabile che un atteggiamento di collaborazione e una predisposizione ottimale, scevra di ansie, permetta il buon esito dell’intero processo di inserimento per cui è consigliabile procedere parallelamente con le stesse regole del nido anche a casa. L’educatrice può inquadrare quelli che sono dei consigli pratici alle famiglie. Come ad esempio consigliare di favorire l’esplorazione ed il gioco in maniera autonoma in presenza di almeno un genitore all’interno del nido; rivolgere l’attenzione del bambino verso l’educatrice nel momento in cui necessiti di aiuto o di qualcosa; nel momento del saluto spiegare al bambino in maniera dolce e pacata ma soprattutto sensata il perché ci si allontana; mai ingannare il bambino nell’allontanamento, anche se dovesse piangere va bene; il saluto dev’essere improntato con fare deciso, senza timori o esitazioni; evidenziare al bambino di stare tranquillo che “mamma e papà tornano presto a riprenderti”. I genitori a casa potranno descrivere al bambino positivamente il nido con le sue attività, le maestre ed i compagni di gioco che ritroveranno; ricordare per l’appunto il nome delle educatrici di riferimento; evitare di vivere il nido ed il distacco dal proprio bambino in maniera negativa; evitare di far vivere al bambino il nido come esperienza punitiva; possibilmente evitare altri distacchi nel periodo dell’inserimento; tollerare i momentanei “capricci senza senso” (apparentemente) che in realtà sono normali momenti di “crisi” dovuti al distacco e che permettono la ricerca di ulteriori attenzioni e premure tra le mura domestiche.