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L’entrata al nido per il bambino vuol dire la conoscenza di un contesto differente da quello familiare ed il relazionarsi con persone prima di allora sconosciute. Ma anche l’adattarsi e comprendere dei ritmi di giornata differenti da quelli usuali di casa. Significa stare bene anche senza la propria famiglia in un ambiente sereno e distensivo ma fatto di regole ben precise. Vuol dire prendere confidenza e fiducia in altre persone di riferimento. Per far sì che questo accada bisogna tendere ad un inserimento fatto di step, volto a tempi adeguati alle esigenze del bambino e che non implica alcuna forzatura. Il tutto in un clima distensivo e di collaborazione e compartecipazione con le famiglie di riferimento. Parallelamente ci si può, giustamente, aspettare da parte del bambino determinati comportamenti che possono manifestarsi direttamente da subito oppure in una fase successiva alla scoperta e alla meraviglia del nuovo ambiente. E bisogna distinguerli tra casa e nido. A casa con estrema probabilità il bambino ricerca con sempre maggiore insistenza almeno uno dei genitori e può manifestare dei cambiamenti al momento del cambio, del pasto ed anche del sonno. Non necessariamente in quest’ordine e non necessariamente tutti assieme. Al nido invece il bambino avrà un pianto, quasi sempre disperato, nel momento del distanziamento dai genitori e di conseguenza cercherà un riferimento di natura privilegiata in almeno una delle educatrici di sezione. Fondamentale potrà essere per lui il conforto di un oggetto transizionale (la cosidetta “coperta di Linus”, un ciuccio, un peluche, un giochino). Ma nulla di più fattibile che inizialmente lo stesso rifiuti la relazione con gli altri bambini e/o le educatrici.