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Da tempo immemorabile, la formazione delle bambine, si è sempre impostata nel rituale di un apprendistato fatto in famiglia, seguendo soprattutto la madre ed altre parenti e vicine nelle loro attività quotidiane e nei loro comportamenti, in relazione stretta alla collocazione sociale alla quale la bambina apparteneva. Dal 1860, la scuola dell’Italia che si andava formando , aprì anche per le bambine di ogni grado sociale l’opportunità di imparare a leggere e scrivere, ed anche di apprendere i rudimenti basilari dell’aritmetica. Ma più di questo, era il percorso educativo specifico che, da sempre, ne delineava il ruolo di donna e di future spose e madri. Nel curricolo della Scuola Normale Femminile per le future maestre, era presente lo studio dei lavori femminili. Il percorso del fare prevedeva che tutti i doveri domestici in aiuto alla madre, si provassero anche a scuola; come il mantenere pulita e ordinata l’aula, e pulita ed ordinata anche ogni alunna per sé stessa. A questo si aggiungevano il cucito e la maglia; abilità che servivano ai bisogni dell’abbigliamento personale e famigliare. Ai doveri pratici si aggiungevano quelli morali; la pietà, la pazienza, la modestia, il pudore, il riserbo, l’onestà, l’amore filiale e l’andare a Messa. Il regolamento scolastico del 1860 prevedeva che ogni Comune eleggesse delle VIGILATRICI (Rigorosissime sulla qualità dei lavori eseguiti) autorizzate a controllare in classe la condotta e i comportamenti delle bambine e anche delle maestre. Nel 1899, un regio decreto arricchiva iI curricolo scolastico con programmi relativi alle prime nozioni di agricoltura del lavoro manuale educativo, dei lavori donneschi e dell’economia domestica nelle scuole elementari. Una novità per i maschi, ma non per le femmine che col lavoro avevano sempre dovuto cimentarsi per richiamarne la priorità anche rispetto al leggere, allo scrivere e alle quattro operazioni aritmetiche. Un richiamo che nelle istruzioni dicono che: "Il rapido diffondersi della coltura nel popolo, mentre ha contribuito ad alzare e fortificare gli studi nella scuola femminile, l’ha sviata qualche volta dal suo principale fine morale: quello di educare la donna al culto della casa e agli affetti della famiglia. Per ricondurla sulla buona via, per rafforzare i vincoli che devono unirla alla vita famigliare, bisogna richiamare in onore l’insegnamento dei lavori muliebri, che già furono vanto delle donne italiane. insegnare alla giovanetta il modo di ben governare la casa, secondo i precetti dell’economia domestica". Con la prima guerra mondiale, anche la scuola primaria ne fu coinvolta per i racconti che i maestri e le maestre facevano alla classe: dalle letture dei fatti riportati dai giornali o dei racconti degli stessi alunni che al fronte avevano il padre o altri parenti, o delle preghiere che ogni mattina tutta la scuola dedicava ai soldati caduti e tra questi i tanti maestri. Queste Informazioni, poi, si traducevano in lezioni sulla carta geografica, per temi da svolgere, per brevi pensieri scritti o disegni copiati dalla copertina della Domenica del Corriere. Ma per le bambine più grandi ci fu di più, perché furono coinvolte a lavorare per i soldati. Con i ferri da maglia per sciarpe ginocchiere e calzini, a uncinetto per sciarpe da diversi usi, ed a cucito per fazzoletti e pettorina.