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Capitolo 1 Quella strana mattina. Puntualmente interrotto, era infastidito non tanto dall’incalzare veemente dei suoi compagni, quanto dalla volgarità dei loro commenti. “Le tue sono idiozie! “.”Ma cosa dici… la magia è roba da poppanti come te!”. E poi “Stupido, credi ancora alle favole!”. Lo sbuffo di fumo di quello, accompagnò l’insulto sul volto di Dalient, che per pochi secondi scomparve in una maleodorante nuvola grigiastra. Che ostinazione! No, non quella dei tre. Del resto ci vuole poco, anzi nulla o proprio il nulla, ad assecondare la corrente; basta non opporre resistenza e lasciarsi andare. Ma Dalient invece, per l’ennesima volta in quel bagno pieno di sudiciume, sporco , con i water otturati a buscare insulti e sberle, quando sarebbe bastato non affrontare il discorso, evitare di esporsi o meglio ancora, rinunciare alle proprie idee e fingere di star bene agghindato come tutti gli altri a parlare delle solite cose, il calcio, l’ultima scarpa trendy del momento, il nuovo modello di cellulare. Quella sì che era determinazione. Perché Dalient non avrebbe rinunciato mai a pronunciarsi, a difendere le proprie idee a denti stretti, a gridare al mondo che lui alla magia ci credeva . Il suono della campanella ricondusse gli studenti nelle loro classi. Così Dalient seduto lì in terza fila, in disparte da tutti, anche dall’ora d italiano , rimuginava tra sé e pensava che l’unica salvezza da quel mondo meschino, sarebbe stata la fuga. Ma non ebbe neanche il piacere di quella piccola evasione mentale, che Corianna, illustre professoressa di letteratura italiana, lo piantò bruscamente alla realtà dicendo; sig. Dalient alla lavagna prego Dalient ebbe un sussulto gli occhi dei compagni puntati addosso. Andò alla lavagna con determinazione scriva la domanda chi fu l’inventore della divina commedia ;Dalient prese il gesso e scrisse le sue mani tremavano di gelo dalla paura e ora scriva la riposta .penso , voleva dimostrare agli altri di valere . ma la sua testa era da tutt’altra parte. Allora signor Dalient sbraito la prof battendo la sua bacchetta d’ebano contro la lavagna Ugo Foscolo .balbetto terrorizzato vada a posto e cerchi di prendere lo studio seriamente qui non siamo alle elementari, rispose la prof su di giri,sogglasata da risatine sarcastiche da parte dei suoi compagni . Così concluse la sua giornata scolastica con un mortificante quattro, . La sventura gli si accaniva contro, quasi lo pedinasse. Infatti di ritorno verso casa, avvertì fin su le narici l’odore dolciastro dei cavoli: ad aggiungersi a quella fantastica mattinata il suo piatto “preferito”. Fumante a tavola lo sformato di verdura della mamma, sembrava lo aspettasse “. Avrebbe digiunato piuttosto, ma era stanco e non avrebbe retto una ulteriore ramanzina. Accettò l’invito a pranzo, forse per un istinto di rabbia, tiro un pugno involontario al vaso sul tavolo. Preso da spavento cercò subito di porre rimedio a quel danno di scarso valore a rendere le cose ancora più fastidiose fu un tremolio che fece capitare la mano sul pulsante ON del telecomando. Il presentatore parlò. “E sempre più presente e inspiegabile il fenomeno dell’abbandono dei cani, ogni anno questo fenomeno aumenta sempre più. Dalient si giro di scatto verso lo schermo del televisore e li si presentò quello che non avrebbe voluto vedere o immaginare. IL suo guardo si pietrificò un tremito di terrore li pervase tutto il corpo vedendo che dei poveri cani, venivano torturati, riusciva a comprendere il loro lacerante latrare. “aiuto aiuto, vieni a salvarci” non riusciva a fare neppure un passo era assai inquieto chiuse gli occhi salendo le scale scordandosi di tutto il resto. Ah, finalmente in camera! Chiuse il mondo fuori e si buttò sul letto. La stanza era piena di strani oggetti messi in disordine; le pareti di un verde muschio erano tappezzate da innumerevoli poster di fate ed elfi. Era confuso, sconvolto, quelle immagini lo avevano assai turbato, si domandava ma erano vere quelle voci? Mentre rifletteva si mise A pancia su, con le mani dietro la nuca, guardando il soffitto e unendo le linee immaginarie creava delle stelle e, si compiaceva delle figure che via via creava. Girandosi sul fianco, lo sguardo capitolò sulla foto del nonno, sopra il comodino. Allora fu vinto dalla tristezza e il verde sfavillante dell’iride si inabissò in un mare d’acqua salata che pian piano, senza fretta si dileguava giù fino a bagnare il cuscino. Infatti da un anno che sembrava un giorno, era venuta a mancare la figura affettiva più importante per lui, il nonno. Pierre, cosi si chiamava, era un cantastorie eccezionale. Che con la sua bravura a suonar l’arpa rasserenava e catturava tutto il paese in una dolce e serena melodia, e aveva suscitato in Dalient la voglia inarrestabile di magia. Prese la foto la strinse a sé con forza voleva raccontargli l’accaduto. Era sempre cosi. infatti il nonno lo aveva preso sempre in considerazione gli aveva fatto comprendere che lui era sano di mente e non come pensavano e dicevano, che lui era solo un poppante troppo cresciuto. I suoi genitori, erano molto uniti, ma lui si trovava a suo agio di più con lo madre, infatti la madre in questi ultimi tempi gli era molto vicina e cercava di accontentarlo sempre, il padre invece era un gran lavoratore instancabile ma non lo prendeva molto sul serio per lui le sue fantasie potevano essere considerate solo chiacchiere. Ma Dalient comunque gli voleva un grande bene e ammetteva con orgoglio i grandi valori ed insegnamenti trasmessi dal padre. Vero pregio della sua famiglia. Da qualche giorno era terminata la scuola. I genitori erano usciti a fare compere Dalient era seduto a penzoloni sul davanzale della cameretta, col naso all’insù, contemplava le nuvole e immaginava di poter spiccare il volo su quella scia di panna che sempre più sembrava essere un drago. Era così rapito da quel fantasticare che solo dopo alcuni minuti, si accorse che, poco distante da lui, il campanello stava trillando. Uscì dalla cameretta e andò ad aprire la porta d’ingresso titubante. Gli batteva forte il cuore, come se già sapesse che qualcosa gli avrebbe presto cambiato la vita. Strano, non c’era nessuno sulla soglia, eppure Dalient giurò a sé stesso di aver udito il suono. Pensò ai soliti scherzi del vicinato e infastidito chiudeva già la porta, quando il vento cominciò ad alzarsi. Improvvise e violente folate lo scaraventarono a terra e da un intenso vortice che irradiava l’intera stanza di una luce bluastra, gli apparve una sagoma che sempre più vividamente assumeva i caratteri di una figura eccezionale Da una pioggia di luce come sciame di lucciole, si presentò un uomo vestito in modo alquanto bizzarro, con un enorme cappello: un rosso cilindro sulla testa, una grande tunica viola poi gli scendeva fin sotto le ginocchia. Tutto ciò conferiva allo strano ospite un’aria che, dal basso sembrò a Dalient goffa e ridicola vortice lo aveva stras tonato noto voleva saggiare meglio la situazione, Lo guardo ebbe un impennato ora che i due erano faccia a faccia si rese conto arrossendo un pochino che era solo apparenza. in realtà, gli occhi gli davano un’espressione del volto solare e savia noto anche la piccola dorata barba incolta. Aveva capito da poco che alzare la testa non era brutto infatti solo alzando la testa poteva notare dettagli meravigliosi, per via della sua timidezza preferiva alzare poche volte lo guardo. L’uomo Si rivolse a lui cordialmente “Tu devi essere Dalient. “Sì, sono io!” Balbettò Dalient, che a momenti sveniva. Quell’ improvviso evento che ebbe forza di sconvolgere le leggi della fisica, sovvertì anche le regole del galateo. L’ospite infatti rassicurò il padrone di casa, lo aiutò a riprendersi e lo riassettò su una seggiola. “Sono un fattorino e vengo da Engel dog, ti porgo l’invito del mio capo Argo”. Breve pausa di silenzio, poi l’uomo prese un biglietto dalla tasca destra della tunica e glielo porse. Desideroso di comprendere, Dalient aveva tra le mani un invito ricamato di un rosso acceso, con al centro il la siluetta di un Pastore tedesco alato; strappò la carta che avvolgeva il biglietto e cominciò a leggere tutto d’un fiato. “Ciao giovane 24! Il regno, di Angel dog fondato più di cento secoli or sono è stato ideato per ospitare tutti i cani abbandonati delle città. Ma ora è in pericolo. Per raggiungerlo userai mezzi speciali infatti il mio regno non e accessibile a tutti e non si raggiunge con i normali mezzi da te conosciuti Secondo un antico profezia dovrai fronteggiare ardite prove e avere molto coraggio per dimostrare di essere un eletto e meritarti l’ardita ricompensa finale. Spero che il tuo cuore puro accolga la mia preghiera e giunga a salvarci! RE ARGO. Dalient era stordito da quel chiasso di novità che non avevano nulla del reale. Apparizioni, regni, cani, profezie e forze del male gli turbinavano nella testa quasi fino a farla scoppiare. Ma la magia esisteva o come tutti asserivano, compresi i suoi genitori, era un mucchio di sciocchezze buone solo a calmare i bambini? Era Pero anche assai curioso. Infatti amava mettersi in gioco. Penso che avesse a che vedere con la strana notizia, difatti non aveva ancora superato del tutto la crisi. Era ancora lì in balia del dilemma che gli parve uno schiaffo quando lo incalzò Rino. “Allora, cosa pensi di fare? Capisco la tua incertezza, ma il tempo ci è tiranno, la tua risposta deve essere immediata! “. ” Sì, accetto!” Lo vinse il cuore, dacché unica certezza di quel momento era che tra le mani, in quel foglio, stringesse l’avventura.