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“Quando avevo 13 anni, presi parte ad uno spettacolo con circa altri quaranta bambini della mia età. Bambini cechi e tedeschi. Tutti quei bambini, un giorno, se ne sarebbero andati da Terezin.. , io fui l'unico sopravvissuto. Più tardi venni a sapere che i Nazisti risparmiavano gli ebrei danesi. Noi eravamo il loro alibi per controbattere le dicerie sullo sterminio degli ebrei. Per mostrare come era piacevole la vita degli Ebrei a Terezin, si tenevano concerti ed opere come Brundibár. Si era già rappresentata quest'opera per bambini un buon numero di volte, quando arrivai io nell'ottobre del 1943. I miei compagni ne parlavano continuamente ne cantavano le canzoni, soprattutto "La canzone della vittoria", Siegeslied, del finale. Nel nostro piccolo mondo ammiravamo i bambini e le bambine che avevano il ruolo di protagonisti. Nonostante i miei dieci anni, io suonavo la tromba a Copenaghen nell'orchestra per bambini del parco di divertimento di Tivoli e divenni dunque trombettista nell'orchestra di Theresienstad e suonai anche durante le rappresentazioni di Brundibár. Mi ricordo ancora molto bene dell'assolo di tromba del Walzer che danzavano i miei amici in scena. Io non conoscevo il ceco, ma grazie a Brundibár, imparai qualche parola come latte, pane, burro, zucchero, gelato, biscotti, uova, bretzel. Si trattava di tutte quelle cose che noi non avevamo più mangiato da un'eternità. Ogni giorno ricevevamo soltanto un tozzo di pane secco e quando cantavamo le canzoni sui dolciumi e le rappresentavamo, potevamo dimenticare la nostra situazione per un breve istante. Noi trovammo eccitante che il film, conosciuto oggi con il titolo di "Il Führer dona una città agli ebrei" fosse utilizzato per la propaganda tedesca. Noi, i bambini, dovevamo rappresentare la nostra opera per il film. Mi ricordo in che modo il regista ebreo Kurt Gerron ci dirigeva a bacchetta e come l’Obersturmbannführer Rahm ci stava addosso durante le riprese, con il frustino in mano. La maggior parte dei bambini fu deportata nell'ottobre 1944 ad Auschwitz e solo una minoranza degli attori principali restò a Terezin. Della grande orchestra rimase egualmente un piccolo numero di musicisti. Non abbiamo mai smesso di rappresentare Brundibár fino a che la Croce Rossa danese ci liberò nell'aprile del 1945. Mezzo secolo può scorrere via, i dettagli dei nostri ricordi possono sbriciolarsi, ma i sentimenti di quell'epoca restano vivi come se fosse ieri. D'altra parte Brundibár fu per noi un sogno più vivo della sofferenza quotidiana, un barlume nell'oscurità della prigionia, un barlume di speranza che ci permetteva di sperare nella libertà malgrado i reticolati. Oggi che assistiamo al risorgere di gruppi di estrema destra, l'opera Brundibár rappresenta una vera speranza per l'avvenire dei nostri bambini."