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se vogliamo anche oggi abbiamo questo tipo di giurisdizione, il TAR che cos’è? Il TAR nasce proprio da questa impostazione napoleonica, una giustizia amministrativa separata dalla giustizia ordinaria, noi abbiamo il TAR in primo grado e poi abbiamo il consiglio di stato e all’epoca napoleonica c’era i consigli di prefettura in primo grado per le cause che coinvolgevano l’amministrazione e poi c’era la possibilità di un ricorso al consiglio di stato in seconda battuta, spero di aver descritto nel poco tempo che abbiamo avuto i caratteri di questo sistema napoleonico, un carattere del tutto particolare, è un regime che probabilmente non ha riguardi, era un regime che aveva una sua base costituzionale (la costituzione dell’anno ottavo), aveva una figura di un’autocrate però c’era anche un’organizzazione amministrativa che integrava con la costituzione e lo stesso codice si può dire che era un elemento costituzionale quindi insomma un carattere del tutto peculiare di questo sistema napoleonico che possiamo esprimere, possiamo definire, con questa definizione “monarchia amministrativa”, le basi di questa monarchia amministrativa la troviamo nella famosa legge 28 dell’anno ottavo. Napoleone Bonaparte dà avvio ai lavori per il codice, anche qui la sua mentalità è militare, non si sogna di fare commissioni di 200 consulenti tecnici, capisce bene che 200 consulenti tecnici non servono completamente a niente perché i meccanismi di queste commissioni sono meccanismi completamente che portano all’inefficacia della relazione, se avesse fatto una commissione di 200 consulenti tecnici probabilmente non avrebbe mai avuto un codice napoleonico e per quattro soggetti della commissione, quattro sulla base di competenze specifiche quindi diciamo sempre l’idea che l’individuazione di un soggetto preparato, del soggetto valido con competenze specifiche ed anche qui io ci vedo una mentalità militare quindi quattro responsabili, quattro commissari che devono fare tutto in breve tempo, sono veramente i migliori e arrivano alla conclusione in breve tempo, i 4 commissari sono: Tronchet (presidente della corte di cassazione), Maleville (giudice della corte di cassazione), Portalis (figura importante perché è un esperto di diritto romano) e de Préamenau (membro del vecchio parlamento di Parigi). Tronchet e Maleville sono esperti di arresti e del diritto consuetudinario francese quindi diciamo che si può dire che è una commissione ben assortita perché contiene un esperto di diritto romano e esperti di diritto consuetudinario e la giurisprudenza della cassazione che è rappresentata ad altissimi livelli da Tronchet e Maleville, sono semplicemente 4 compilatori, chi è più importante, chi è più prestigioso, chi guida l’opera se vogliamo individuare una sorta di Triboniano, tra virgolette, all’interno di quest’opera che può essere paragonata a quella che fece giustiniano, abbiamo due poli della storia del diritto da un lato c’è l’opera di Giustiniano e dall’altro c’è l’opera di napoleone, il più prestigioso è Portalis colui che evidentemente fece la relazione al codice civile napoleonico, la relazione che presentò il codice civile napoleonico, diede la prima spiegazione e presentò i lavori, fu un po' il capo di questa commissione. Questo progetto di codice preparato dai 4 compilatori passò poi alla cassazione e poi all’esame del consiglio di stato dove napoleone Bonaparte intervenne ripetutamente su alcuni punti, correggendo alcuni aspetti degli articoli, alcune norme, imponendo alcune scelte, chiedendo spiegazioni su alcune scelte quindi nel consiglio di stato quando il codice passò al consiglio di stato ci fu un intervento dello stesso napoleone Bonaparte. Passo alla slide numero 5, qui vediamo un’altra rappresentazione di napoleone bonaparte che vi spiega un po' quello che io vi ho detto fino adesso, come al solito le tante rappresentazione cronografiche di napoleone bonaparte, c’è di tutto su napoleone, qui ne abbiamo una: napoleone che è legislatore, sta scrivendo le tavole della legge, la figura ci richiama qualcosa come i 10 comandamenti, le 12 tavole, napoleone assorge al mito tanto che c’è la sua incoronazione da parte di questo personaggio che rappresenta un po' tetro, un po' la falce, la morte, quindi cosa significano queste immagini? C’è anche l’immagine del cappello di napoleone, il suo cappotto che utilizzava quando faceva le campagne militari, dismesso il suo vestiario militare la morte, la falce, si ferma per un momento e c’è la fine della guerra, della distruzione, della morte e napoleone continua a dare le leggi tra le nubi, in alto, dove Dio detta le leggi e li incide su pietra, sono leggi che non possono essere modificate. Qui c’è un altro aspetto della codificazione napoleonica interessante perché la codificazione napoleonica voi dovete capire che veramente siamo di fronte a una legislazione molto chiara che insomma si sposa con le idee degli economisti e anche qui si esprime proprio la tempra militare di chi ha diritto tutto che poi alla fine è Napoleone Bonaparte perché le norme veramente sono ordini chiari precisi quindi nulla cedono queste norme alla ridondanza, a ciò che è inutile, queste norme cercano di essere ordini chiari che tutti possono intendere perché si dirigono non tanto al giurista che è qualcosa di negativo, il giurista può contaminare la legge, si dirigono al personaggio che è quello che viene fuori dalla rivoluzione, vincitore del dialogo, della rivoluzione che è proprietario, acculturato, in grado di leggere, di capire e di eseguire questi organi, questo progetto non si rivolge agli esperti del diritto ma si rivolge all’uomo uguale, non tutti gli uomini rispondono a questa ma non interessa all’idea di uguaglianza che noi, che la rivoluzione ha definito, cioè che per essere uguali bisogna essere proprietari, bisogna avere, bisogna avere l’istruzione, insomma tutto quello che si riferisce al problema dell’uguaglianza ma il codice si riferisce a questo. Altro aspetto: scrivere sulla pietra, in eterno, per tutti, qui c’è la matrice giusnaturalistica del codice, la matrice illuministica del codice noi l’abbiamo soprattutto nella chiarezza delle norme, nel carattere perentorio, nella nitidezza delle stessa, addirittura Victor Hugo diceva che amava leggere le norme del codice civile napoleonico la mattina perché li lasciava una bella impressione, lo metteva a posto con il mondo, con l’esistenza, erano così chiare, così limpide, così forti che per lui erano un buon avvio alla giornata e si accordava con questo spirito napoleonico e devo dire che è così perché si respira in queste norme tutta la rivoluzione, tutta la chiarezza, tutta la gioventù di un mondo che sta iniziando e si pensa sia abbastanza semplice perché chi ha questa testa dietro pensa il mondo sia molto più semplice ma in realtà il mondo è complicato quindi gli entusiasmi svaniranno presto, leggi che sono considerate, anche per queste 2 caratteristiche, leggi che devono durare nel tempo, che non si pensa possano essere corrotte dal tempo e che valgono da per tutto, è vero che il codice ha una radice giusnaturalistica, astorica, in questo non troviamo il signor Monstequie alla base di questa codificazione, per Montesquie le leggi erano relative alla natura delle cose mentre per napoleone no, queste sono leggi che si attaccano al principio di diritto naturale, sono valide per tutti in tutti i posti e ne da una dimostrazione chiara ed evidente di tutto questo allorché impone che il suo codice sia adottato in tutti i paesi europei conquistati dalle armate napoleoniche, ad esempio il regno di Napoli, l’idea sua era che se il codice andava bene in francia poteva andar bene tranquillamente nel regno di napoli perché il regno di napoli è fatto di uomini e accompagnato da altre leggi si fecero questi posti e il codice poteva trovare una sua attuazione senza nessun tipo di problema, è un impostazione giusnaturalistica. Quando poi a Napoli li fecero notare, timidamente, che non si voleva il divorzio perché il divorzio non era in linea con la tradizione cattolica, i magistrati fecero un po' di casino, qualcuno fece un po' di dimostranze minacciando l’obiezione di coscienza perché non volevano applicare il codice nella parte del divorzio ma Napoleone se ne andò su tutte le furie e con una lettera violenta disse che il suo codice non poteva subire una castrazione di questo tipo cioè l’eliminazione del divorzio e così fece anche in altri contesti. Quindi la matrice di questo codice, l’idea alla base di questo codice è un’idea giusnaturalistica, un codice che intercetta (e qui lo vediamo sulle nuvole) questo diritto naturale e per questo non è suscettibile di essere corrotta dal tempo e questa codificazione ha degli elementi di giusnaturalismo molto forti, pronunciati e anche di illuminismo nella formulazione delle stesse norme. La commissione su cosa lavorò? Lavorò su diverse fonti ma anche sulle opere di giusnaturalistici importanti, vi ricordate quando abbiamo parlato di Potier, se noi andiamo a leggere le sue opere e le confrontiamo con il codice civile napoleonico vediamo che intere parti del codice si ispirano all’opera di Potier che è un giusnaturalista e la stessa opera di è molto considerata dalla commissione proprio perché considera la possibilità di pescare il diritto romano perché è il deposito della legge naturale.