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Carlo Goldoni nacque a Venezia il 25 febbraio 1707 da una famiglia di condizione borghese. All'età di dodici anni si trasferì insieme col padre, medico di professione, a Perugia, dove compi i primi studi presso i gesuiti; nel 1720 fu inviato a Rimini per affrontare gli studi superiori, ma di li fuggi sulla barca di una compagnia di comici per raggiungere la madre a Chioggia. Fra il 1723 e il 1725 studiò legge all'Università di Pavia e fu ospite del prestigioso collegio Ghislieri, ma ne fu cacciato in seguito a una satira da lui composta sulle donne della città. Seguirono anni inquieti, di continui spostamenti e avventure amorose. Ripresi gli studi di legge, trovò impiego come coadiutore prima presso la cancelleria criminale di Chioggia (esperienza che gli avrebbe fornito la materia per uno dei suoi capolavori, Le baruffe chiozzotte), poi presso quella di Feltre (1729-30). Alla morte del padre, nel 1731, egli dovette provvedere al mantenimento economico della madre; per questo motivo si affrettò a terminare gli studi, ottenendo la laurea in Legge a Padova, e si avviò alla professione di avvocato. Nel frattempo però si era rafforzata sempre più quella prepotente vocazione teatrale che si era preannunciata in lui sin dai primi anni, e che era stata coltivata con assidue letture di testi teatrali italiani e stranieri e con frequenti contatti con il mondo della scena. Loccasione per dedicarsi finalmente alla sua passione si presentò nel 1734, quando Goldoni conobbe a Verona il capocomico Giuseppe Imer, grazie al quale ottenne l'incarico di scrivere testi per il teatro veneziano di San Samuele. A quel tempo Venezia era infatti considerata una vera capitale europea del teatro, sia per il numero elevatissimo di sale per le rappresentazioni e di compagnie di attori, sia per l'apprezzamento dimostrato dai cittadini verso ogni forma di spettacolo. In questa prima fase della sua produzione affrontò vari generi (tragi-commedie, melodrammi, intermezzi, cioè brevi spettacoli da recitarsi tra un atto e l'altro), ma con poca originalità e scarsi risultati. In seguito, però, scelse di dar prova anche nel genere comico, per il quale sentiva di avere maggior predisposizione, e, in polemica con la Commedia dell'Arte che ancora dominava le scene, avviò una radicale "riforma" del teatro comico, che portò avanti con prudente gradualità (p. 221). Dalla sua attività di scrittore per il teatro non ricavava però ancora di che vivere. Le sue condizioni economiche erano alquanto precarie, tanto che nel 1743 dovette fuggire da Venezia a causa dei debiti. Tra il 1745 e il 1748 si stabilì a Pisa, dove riprese la professione forense e dove entrò a far parte della locale "colonia" dell'Arcadia (p. 147). Non smise però la sua produzione di testi per il teatro, né i contatti con il mondo della scena. La svolta definitiva si verificò nel 1748 a Livorno, dove Goldoni conobbe il capocomico Girolamo Medebach e fu da questi convinto a impiegarsi come "poeta di teatro" presso la sua compagnia, con un contratto stabile che prevedeva la stesura di otto commedie all'anno, e dietro un certo compenso fisso, abbastanza soddisfacente. Cosi Goldoni lasciò definitivamente l'avvocatura e divenne scrittore di teatro per professione.