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Gabriele D’Annunzio, nasce nel 1863 a Pescara, e muore nel 1938 a Gardone Riviera, sul lago di Garda. Proveniva da una famiglia modesta, ma che aveva ricevuto una ricca eredità da uno zio. Nel 1875 il piccolo Gabriele viene mandato al collegio Cicognini di Prato, nonostante la sua condotta irrispettosa, nel 1882 conseguì la licenza liceale con voti brillanti e si trasferisce a Roma per iscriversi alla facoltà di lettere. È molto appassionato di letteratura, e nel 1879 pubblica una prima raccolta poetica, ‘Primo Vere’. A Roma, collabora con diverse riviste e pubblica poesie, racconti, saggi critici e polemici usando anche degli pseudonimi, tra le riviste ricordiamo: Capitan Fracassa, Cronaca bizantina, Fanfulla della Domenica, Tribuna. A Roma, D'Annunzio s'inserisce velocemente nel vivace ambiente letterario del tempo tra amori e vita mondana. è protagonista dei salotti aristocratici e conduce la sua vita come se fosse un opera d'arte, ricercando continuamente la bellezza, il desiderio di nuove esperienze e il successo. Nel 1882 vengono pubblicate la raccolta di poesie ‘Canto Novo’ e la raccolta di racconti ‘Terra Vergine’ che riscuotono molto successo. Nel 1883 fugge con la duchessina Maria di Gallese e la sposa, nonostante le numerose altre relazioni del poeta, restano insieme fino al 1890, la fuga è solo uno degli eventi clamorosi che concentrano l'attenzione dei giornali sul nostro autore, che organizza trovate pubblicitarie e inventa notizie proprio per far parlare di sé. Le donne nella vita di D’Annunzio hanno un ruolo importante e sono davvero molte, la prima è Giselda Zucconi, una fiorentina con cui sta una fitta corrispondenza a partire dall'ultimo anno di liceo il 1881, nel 1883 come anticipato conosce Maria di Gallese, la sposa e ha da lei tre figli, nel 1887 incontra Barbara Leoni, una donna con cui condivide fughe e vacanze e a cui è legato da una passione travolgente. Dopo aver lasciato la moglie intorno al 1891, inizia una relazione con la principessa Maria Gravina Cruyllas, che abbandona il marito per andare a vivere con lui, dalla principessa D’Annunzio avrà due figli. Nel 1903 scrive la sua tragedia più importante, ‘La figlia di Iorio’, rappresentata nel 1904. Nel 1897 si trasferisce a Settignano nei pressi di Firenze, nella villa detta la Capponcina, qui continua a condurre una vita mondana e si dedica con passione ai suoi cani e i suoi cavalli. Si ritira nella villa di Cargnacco, sul lago di Garda, ed è celebrato da tutti come eroe nazionale. La villa è trasformata in un vero e proprio museo della sua persona, dei suoi gusti, delle sue stranezze e nel 1924 è nominato principe di Montenevoso, nel 1936 partecipa alla guerra d’Etiopia e si ritira poi nuovamente nell'isolamento della sua villa, Museo. Muore l’1 marzo 1938 nella villa di Cargnacco, salutato da celebrazioni ufficiali. La villa lasciata in eredità allo stato viene trasformata in un'istituzione, il ‘Vittoriale degli Italiani’, ancora oggi sede di spettacoli e concerti.