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L’Adorazione dei magi è un dipinto olio su tavola ed è senza dubbio il dipinto più bello e di maggior pregio . È uno dei più importanti tesori artistici che il duomo di Avellino custodisce. Essa si incentrata sulla figura della Madonna che porge il Bambino al più anziano tra i Re Magi. La famiglia del Balzo sarebbe la diretta committente del dipinto, come si evince dall’antica dedica ai re Magi, ed essendo la prima proprietaria della cappella Angrisani. L’opera è andata dispersa verso la fine del XIX secolo ed è stata ritrovata nei depositi del complesso di San Lorenzo e dopo diversi lavori di restauro è stata collocata nella IV cappella della cattedrale. Finalmente gli studi del prof. F. Barra ci hanno restituito il vero autore del capolavoro conservato nel Duomo di Avellino: L’Adorazione dei Magi nella Cappella Spatafora. Questo quadro , sulla base di una consolidata tradizione, era stato attribuito, a Marco Pino da Siena e datato tra fine Cinquecento ed inizi Seicento. Oggi sappiamo invece che esso fu consegnato al committente nel gennaio 1603 e realizzato dal pittore fiammingo Pietro Teres (conosciuto dalla critica come Petro Torres) socio di bottega a Napoli con i connazionali Cornelis e Pietro Smet. Pietro Torres poco conosciuto, ma ci ha lasciato alcune opere significative all’inizio del secolo è un pittore membro della numerosa colonia fiamminga che, dopo la fatidica notte di San Bartolomeo del 1572, emigrò in Italia e soprattutto nel viceregno di Napoli. Egli collaborò prima con Smet per avvicinarsi in seguito allo stile del Cobergher. Un artista modesto ma bizzarro ed interessante oscillante tra le espressioni del manierismo e la pittura schiettamente devozionale. Notevoli e da collocare ad inizio secolo due tavole caratterizzate da accesi cangiatismi mirabilmente coniugati a tenere espressioni nei volti: una Immacolata Concezione ed angeli conservata presso la Curia arcivescovile ed una Madonna delle Grazie coi santi patroni di Napoli già nella chiesa di Gesù e Maria.