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S: allora passa pure. Veramente sta provando la scarpina di vetro alle fanciulle del reame... (voci delle fanciulle, commenti) P: permesso (8v). signor principino PRINCIPE: e tu chi sei? P: sono Pinocchio, il burattino! PR: un burattino? Allora fammi l’inchino! P: sono venuto a sentire se sei disposto a cedermi il tuo posto. PR: ahah, uhuh, ohoh. P: oh, ma mica per sempre! Solo quando sei stanco e vuoi riposarti. PR: eheheh, se ho ben capito vorresti fare il principe al posto mio. Un burattino di legno che vorrebbe fare il principe. Ihihih P: ma anche solo per una volta. E dammi la scarpina! Eh, bada eh! Bada che te la rompo! Continuerò io a misurare i piedi. Modestamente di piedi me ne intendo. Una volta mi si son bruciati tutti, e il povero babbo ha dovuto rifarmeli... PR: mi stai chiedendo una cosa molto strana amico, che cosa penseranno dell’erede al trono i sudditi di mio padre, e poi le fanciulle del regno, che ho ceduto il mio posto a un burattino di legno. (Voci delle fanciulle). Ecco, ecco, le vedi? E allora prova a pensare un momento a Cenerentola. La mia Cenerentola. Credi che sarebbe contenta di sposare un burattino? P: in una favola tutto può succedere. PR: io sono un principe e tu sei un burattino, a ciascuno il suo destino. P: questo discorso l’ho già sentito...ma ma io potrei mettermi un paio di baffi come i tuoi... PR: vedi amico, sono secoli che recito la mia parte mentre tu, Pinocchio, sei stato scritto da poco. Non sapresti mai dare ai tuoi gesti e alle tue parole la misura e l’intonazione che si addicono al mio personaggio. Non si impara in un giorno la parte del principe, e non basta indossare mantello e corona. P: Aaah dovevo immaginarlo che i principi sono tutti codini, codini, codini, anche quelli delle favole! PR: ed io dovevo immaginare che i burattini sono tutti dei gran rompiscatole! P: Aah tanto io non mi offendo, no, non mi offend...anzi. Potrei risolvere il tuo problema, e riconoscere tra mille la vera Cenerentola. PR: ohohoh, ma come? P: con il mio lungo naso! Fammi fiutare la scarpina... PR: ecco P: (sniffa) mmmmm tipico. Tipico. Odora di cenere. Sentiamo un po’ questi piedi. (voci delle fanciulle) CENERENTOLA: vada via, vada via. È permesso? È permesso? Ce sta lu principe azzurro? Vurrìa parlà co’u’principe. Aggia a’dicere tutt’e cose... P: eccola! Mi si tiri una sventola, mmmm, se questa non è Cenerentola! C: iiiih, bellillo ‘stu cane e’legno! Vattene *** PR: uh! Cenerentola! (la bacia) devi sapere che alla nostra corte da secoli vengon mantenuti dei buffoni che hanno il compito di prenderci in giro. Se vuoi posso assumerlo come buffone. P: nooo, non mi interessa! C: iiih aspetta nu momiento...se n’è iuto accussì... PR: fammi pensare, forse c’è una parte adatta per lui. Sai Cenerentola, ti ricordi quando scappasti dalla reggia quella sera? C: uuuh principe mio che tempaccio, ‘na schifezza proprio... PR: ecco vedi Pinocchio, Cenerentola corre nella strada, è inverno, fa freddo, nevica, soffia il vento. P: e allora? PR: Potresti fare il vento. P: Il vento? O come sarebbe? PR: ma è facile, basta che ti metta le mani intorno alla bocca e che tu soffi: uuuh, uuuuh, uuuuh... P: aah, così eh? D’accordo: uuuh, uuuh...allora via col vento! Uuuuuuuuuh C: aiuto! Voliamo via tutti, volan tutte le paggine d’u libbro. Ma chista è ‘na pazzia, chisto è lu cunto de li cunti, lo trattenimento dei piccirilli, aiuto, signor Basile aiuto... *** P: uffa uffa, 100.000 volte uffa. Basta con questa fiaba. Libro che vien, libro che va. Entriamo in questo qua. PADRE: al maggiore lascio il mulino, al mezzano lascio l’asino, e a te lascio il gatto. E il testamento è fatto. MUGNAIO: no, no, il gatto no... GATTO: meow, non state ad affliggervi, caro padrone. Non dovete far altro che trovare un sacco e darmi un paio di stivali per camminare in mezzo ai boschi P: signor mugnaio... G: vedrete che la sorte non è stata tanto cattiva quanto voi credete. P: signor mugnaio, scusate se m’intrometto G: meow, come vi permettete? Chi siete? P: stai zitto gatto. Sono Pinocchio. Senti mugnaio, se non sei contento di aver ereditato un gatto, ti piacerebbe ereditare un burattino che sa cantare e ballare e accompagnarti in giro per il mondo a dare spettacoli sulle piazze? eheh... Soldi a bizzeffe! G: non lo ascoltate padrone, cacciatelo via quello lì. Ffff... M: Buono, buono micio, buono, così, bravo eh? Fai le fusa, dormi... (il gatto ronfa) P: conosco la tua favola, so che poi diventerai ricco, so tutto, ma sono venuto a dirti che ti posso far diventare ricco cento volte di più. M: e che cosa dovrei fare per diventare così ricco? P: ssst! Parla piano, che non ci senta il gatto. M: non vedi che si è addormentato? P: dovresti dunque mettere me al posto del gatto, e il gatto al posto del coniglio. M: allora dovrei mettere il gatto dentro al sacco, se ho ben capito. P: e adesso dammi gli stivali M: eccoli. P: eeeh mi vanno un po’ stretti... M: veramente eran fatti su misura per il gatto... P: boh. Ohioh...Ecco, ce l’ho fatta. Adesso posso andare. M: arrivederci, buon viaggio. P: a presto! G: meow, meow, soffoco! P: tu soffochi, e io ho i piedi che mi scoppiano per colpa di questi stivali troppo stretti! G: ben ti sta! Così un’altra volta impari a rubare gli stivali del prossimo! Lasciami andare... P: non ti conviene G: che ne sai tu di quello che mi conviene? P: senti gatto, se mi dai ascolto farai fortuna e ti troverai molto meglio con me che nella tua fiaba. G: ah sì? Ah ah ah... P: ah ah ah...sì. Il re ti accoglierà con tutti gli onori, ti farà suo ministro, ti caricherà d’oro. G: io voglio i topi, non l’oro. P: con l’oro potrai comprare tutti i topi che vuoi, potrai avere al tuo servizio dieci, cento gatti che acchiapperanno topi per te, e tu starai sdraiato al sole a dare gli ordini. G: non mi piace P: avrai cento cuscini di piume G: non mi piace P: avrai cento cappottini ricamati G: non mi piace P: avrai cento berretti di lana G: non mi piace P: avrai cento forme di groviera G: non mi piace P: avrai un parrucchiere che si occuperà solo dei tuoi baffi G: non mi piace P: ma allora che cosa ti piace? Fare il ministro? Avanti, rispondi! G: no! P: che cosa vuoi allora? G: voglio fare il gatto con gli stivali. P: eeeh ma allora siete proprio tutti uguali eh! Tu, Cappuccetto Rosso, il Lupo, il Principe, Cenerentola, tutti fissati con le vostre fiabe. Pensa che io invece sono scappato fuori dalla mia perché non mi piace come va a finire! G: perché? Come va a finire la tua favola? P: che divento un ragazzetto buono buono, perbene perbene. Uffa, uffa, 100.000 volte uffa. G: io invece nella mia favola mi ci trovo bene. Senti Pinocchio, facciamo un patto. Se mi fai uscir da questo sacco io ti prometto e giuro che ti faccio entrare alla corte del re. P: no, non mi fido. G: te lo giuro, rigiuro e stragiuro! P: niente da fare. Vi conosco voi con gli stivali. Mi brucia ancora il sedere per le pedate di Mangiafuoco. Gli stivali li tengo io, e tu resti lì dentro. G: lasciami andare, o te ne pentirai! P: ssst! Sssst! Zitto! Eccoci al castello del re! G: lasciami andare! P: zitto! Che siamo arrivati! G: meow! P: zitto! (bussa) ehi, di casa, c’è qui un regalo per voi! (Bussa) Ehi, sono Pinocchio con gli stivali, aprite, (bussa) c’è anche il gatto...e miagola scimunito...adesso ti faccio miagolare io, allora sì eh? Senti la musica dei tuoi stivali (pedata) G: meow! (P. ride, si apre la porta, squilli di trombe) MOSCHETTIERI: sua maestà le Roi! P: mmmm che luce! G: per forza, è il re Sole! P: non si sente neanche volare una mosca. G: per forza, le hanno ammazzate tutte i moschettieri! P: ecco qua Maestà! Un gatto di gattiera che il signor marchese di Carabas mi ha incaricato di presentarvi in dono da parte sua. RE: un gatto di gattiera? Veramente io aspettavo un coniglio di conigliera. Non è vero? M: sì, Maestà. P: è un dono, Maestà. RE: oh, mi vuoi prendere in giro, burattino? Io non mangio carne di gatto! Non è vero? M: Sì, Maestà. P: non è per mangiare, Maestà. Questo è il gatto più furbo del mondo... RE: se è così furbo perché si è fatto mettere nel sacco, come dicono les italien? P: gli è che io sono più furbo di lui RE: ma lui chi è? P: beh, è il famoso gatto con gli stivali. RE: ma gli stivali li indossi tu! Che confusione stai facendo, burattino? P: eh, mi sono sbagliato con la lingua, Maestà, dovete perdonarmi. Si tratta del famoso gatto senza stivali. RE: gatto senza stivali? Sarà famoso ma io no l’ho mai sentito nominare! Tutti i gatti sono senza stivali e quindi tutti i gatti dovrebbero essere famosi, allora. Ma c’est un sillogisme. Non è vero? M: sì, Maestà. P: questo gatto vi farà diventare ricchissimo, Maestà! RE: oooh ma je suis de già riche, tres riche, richisisism... P: oh, ma questo gatto vi farà diventare strarisciscisciscicsm. Insomma Maestà, accettate questo dono del mio signore marchese di Carabas! RE: veramente il marchese di Carabas doveva mandarmi in dono un coniglio. P: invece vi ha mandato un gatto. RE: ooh la chose mi sorprend. Son molto incerto, perplesso, dubbioso. P: ma non è un gatto qualsiasi, Maestà, ve l’ho detto... RE: aspett un moment che dev pensar. (filastrocca francese) uni due tre, Moschettieri qui da me. venga aperto il sacco! M: sì, Maestà. G: meow, meow! P: attenzione, il gatto sta scappando! Il gatto fa un misfatto! Aiuto, guardie, catturate quella bestiaccia, sta scappandoooo RE: au revoir, gateau, e tanti saluti a monsieur Perrault. M: Maestà, il gatto è scappato! È scappato, è scappato, è scappato! RE: e allora...catturate Pinocchio! Non è vero?