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A più di un anno di distanza dalla diffusione del nuovo coronavirus, al 30 dicembre 2020, i numeri relativi al contagio sono davvero impressionanti, con oltre 76,8 milioni di casi confermati e più di 1,69 milioni di decessi a livello globale. Solo in Italia ci sono stati più di 2 milioni di contagiati, oltre 73 mila morti a fronte di quasi 24 mila ricoverati con sintomi gravi, quasi 2600 in terapia intensiva e quasi 550 mila in isolamento domiciliare), più di 26 milioni di tamponi effettuati. Quasi duecentomila nel solo Piemonte, dove si sono già contati più di 8 mila decessi imputabili al Covid-19. Tutto è iniziato a Wuhan, capoluogo della provincia dello Hubei, il 31 dicembre 2019. Una polmonite anomala e particolarmente aggressiva in una remota località della Cina centrale, fino ad allora quasi sconosciuta al mondo, comincia lentamente a diffondersi fino a causare nel paese più di 4 mila contagiati ufficiali e oltre cento morti già alla fine di gennaio, nel quasi totale disinteresse del resto del pianeta. All’Occidente sembra un fenomeno circoscritto ad un territorio molto lontano, ma già a febbraio 2020 l’Italia è il primo paese fuori dalla Cina ad accorgersi che il nuovo Coronaviurus è molto più pericoloso di una normale influenza. Il 30 gennaio l’Italia sospende tutti i voli da e per la Cina. E, a partire dal cosiddetto paziente zero di Codogno, gli ospedali della Lombardia cominciano a riempirsi di malati e da quel momento come uno sciame di vespe il virus comincia ad attraversare l’Italia e l’Europa senza risparmiare nessuna città e travolgendo nel giro di poche settimane l’intero sistema economico europeo e mondiale. L’11 febbraio l’Oms dà un nome alla malattia causata dal nuovo Coronavirus: Covid-19. Il 7 marzo tutta la Lombardia diventa “Zona rossa”. Partono le misure di contenimento alla diffusione del virus che il Piemonte e il resto dell’Italia cominceranno a sperimentare a partire dal 9 marzo. Per 69 giorni consecutivi l’Italia rimane con il fiato sospeso. Chiuse fabbriche, botteghe, negozi, centri commerciali, vengono tutelati solo i servizi essenziali. Ferme le scuole, gli spostamenti privati non essenziali. Le città si svuotano, il traffico quasi sparisce. Tutti noi impariamo a percepire il mondo che ci circonda esclusivamente attraverso gli strumenti digitali, isolati gli uni dagli altri nelle nostre abitazioni. Le nostre vite vengono scandite dalle norme dettate da venti decreti governativi che modificheranno in successione, come mai avremmo potuto immaginare, abitudini consolidate, libertà di spostamento e di azione. Una parola fra tutte si impone nel lessico televisivo e famigliare: lockdown.