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Alla fine dell''Ottocento la Russia era un paese molto arretrato. Lo stato era retto da una monarchia assoluta e non esisteva un parlamento che limitasse i poteri dello zar. Il 90% della popola- zione abitava nelle campagne e la gran parte dei contadini viveva in condizioni di miseria. Lo sviluppo dell'industria aveva interessato solo poche regioni dell'immenso paese. Nonostante il regime assoluto erano nati partiti politici di opposizione che operavano in clandestinità: il Partito costituzionale democratico, che si proponeva di trasformare la Russia in una monarchia costituzionale; il Partito socialista rivoluzionario, che lottava per una società egualitaria sotto il controllo dei contadini; il Partito socialdemocratico, che, rifacendosi alla dottrina di Marx, auspicava una rivoluzione guidata dalla classe operaia. Nel 1903 Il Partito socialdemocratico si divise in due correnti: i menscevichi , per i quali lo sviluppo economico e sociale avrebbe dovuto precedere la rivoluzione socialista, ei bolscevichi , che ritenevano possibile una rivoluzione immediata se, accanto alla classe operaia, si fosse mobilitata anche la massa contadina. Un primo moto rivoluzionario, scoppiato nel 1905, fu represso nel sangue ma lo zar dovette concedere l'istituzione della duma, un parlamento elettivo dai poteri comunque molto limitati.  La partecipazione alla Grande guerra determinò in Russia una gravissima crisi economica, che rese intollerabili le già pessime condizioni di vita della popolazione. L'8 marzo del 1917 (il 23 febbraio per il calendario russo), in occasione della giornata internazionale della donna, le lavoratrici russe diedero vita a proteste spontanee contro la guerra, il rincaro dei prezzi e per i loro diritti. Alle manifestazioni si unirono operai e contadini: ne derivò una vera e propria rivoluzione che portò all'abdica- zione dello zar e alla formazione di un governo provvisorio. Operai, contadini e soldati elessero quindi dei propri organismi rappresentativi, chiamati soviet, e chiesero la distribuzione della terra ai contadini e l'uscita della Russia dalla guerra. L'attività svolta dai soviet portò a cambiamenti nel governo provvisorio, ma anche il nuovo governo rimandava l'accoglimento delle richieste dei soviet, i quali organizzarono direttamente la ribellione dei soldati ai loro ufficiali e l'occupazione delle terre da parte dei contadini. Il Partito bolscevico, l'unico che non fa- ceva parte del governo provvisorio, era saldamente guidato da Lenin: esso sostenne le richieste popolari e il potere dei soviet e assunse l'iniziativa per dare alla rivoluzione un esito socialista. Il 7 novembre 1917, 25 ottobre per il calendario russo, i bolscevichi occuparono il Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo, sede del governo provvisorio, e si imposero alla guida dello stato.  Il nuovo governo bolscevico decide la confisca delle terre e la loro distribuzione ai contadini, la nazionalizzazione delle banche, la gestione collettiva delle fabbriche e il riconoscimento dell'uguaglianza di tutti i popoli della Russia.  Il 3 marzo 1918, a BrestLitovsk, la Russia entrò in guerra firmando un pesante accordo di passo con la Germania, in cui dichiarava un nuovo territorio che non faceva parte dell'Impero russo.  I bolscevichi, che avevano assunto il nome di Partito comunista, attuarono una politica autoritaria;  Controllo pappagallo, in una sanguinosa guerra civile durata tre anni, se schierarono lo costringe a riprendersi la restaurazione dello zarismo (Armate bianche), ma ancora le altre forze politiche che avevano partecipato alla rivoluzione di febbraio.  Nel corso del conflitto il governo bolscevico fece scelte economiche molto dure.  Nel 1921 i comunisti uscirono vincenti dalla guerra. Nel 1922 il governo proclamò la nascita dell'Unione delle pubbliche socialiste sovietiche (Urss), uno stato federale oltre alla Russia, comprendeva anche altre repubbliche. Esso era governato dal Partito comunista, che esercitò un potere dittatoriale. Per risollevare la produzione interna, il governo v una Nuova politica economica (Nep) che assegnava allo stato il controllo della grande industria, favoriva lo sviluppo di pie cole attività private e riconosceva ai contadini maggiori liberi nel loro lavoro. Per favorire la diffusione della rivoluzione nel resto del mondo, nel 1919 il governo fondò la Terza internazionale a cui aderirono gruppi e partiti di orientamento comunista [Paragrafo 4] Alla morte di Lenin, nel 1924, dopo una dura battaglia per l successione, la guida del partito e dello stato fu assunta da Stalin, che attuò una feroce dittatura totalitaria basata sul cu to della personalità del capo. Ogni opposizione venne repressa; anche all'interno del Partito comunista coloro che mettevano in discussione l'autorità di Stalin furono mandati a morte o portati, in una repressione conosciuta come "grandi purghe”. Iprigionieri poliltici, e non solo, venivano deportati in camp concentramento, organizzati in un sistema denominato gulag (sigla che in lingua russa stava per "Amministrazione generale del campi di lavoro collettivi"), dove morirono in centinaia di migliaia per le durissime condizioni di vita e di lavoro. Stalin varò anche un'economía controllata dallo stato organizzata in piani quinquennali, cioè della durata di cinque anni e finalizzata a favorire lo sviluppo industriale del paese il c successo passò attraverso una dura repressione dei contadini l'imposizione agli operai di condizioni di lavoro estremamete dure. Il sistema economico sovietico rimase comunque inefficiente e tecnicamente arretrato.