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Ci lasciamo Sonnino alle spalle imboccando quella che oggi è via dei Carvigli, un tempo “la via dei ladri”, chiamata così poichè i fuorilegge come noi da li avevano una via di fuga verso la macchia, al confine, dove trovavamo rifugio. Sulla sinistra, dall’alto, al termine di una gradinata, la benedizione di una Madonna riparata da una tettoia, la stessa che saluta la processione delle Torce ogni anno, la manifestazione popolare tra fede e tradizione da secoli radicata nella popolazione e che si ripete alla vigilia di ogni Ascensione attraverso un cammino lungo i confini di Sonnino e che si protrae fino a notte fonda, illuminandola con delle torce accese, terminando alle prime luci dell’alba del giorno seguente. Quanta Storia in questo percorso, ma proseguiamo il cammino verso il Monte la Cona dove un tempo si accampava con la sua Banda il nostro “eroe” Gasbarrone o Gasperone, il Masnadiero. Mezz’ora dopo la nostra partenza incontreremo l’insegna della Fonte dei Carvigli, si scende seguendo le indicazioni e sulla destra, in una parete rocciosa noterete una griglia, questa sorgente era l’unica fonte d’acqua che riforniva il paese, fu realizzata il 26 luglio del 1706 da un artigiano Mastro Giuseppe Polina di Massa Carrara per 40 scudi. La Sorgente nel tempo è andata persa, dimenticata tra i rovi, ma nell’Aprile del 2018 ritrova onore grazie all’intervento dell’Associazione Brigante Antonio Gasbarrone che la ripristina e ne fa nuovamente dono alla comunità. Lasciamo questa piccola oasi e riprendiamo il nostro cammino verso la Cona, si sale di quota e raggiungiamo il primo Rifugio, un accogliente cottage in legno che ci offre riparo, all’interno troviamo tutto quello che può servire ad un escursionista, nonché alloggio per la notte. La Cona è un Monte con poca vegetazione, ovunque rocce frantumate dove in passato i forti temporali misero in fuga Gasbarrone e la sua banda, ogni tanto qualche piccolo albero solitario regala un po’ d’ombra nelle giornate assolate. Ma la nostra meta è la vetta di Monte Ceraso, così ci dirigiamo verso la Croce della Conta, da li addolciamo la salita con un zigzagare tre le rocce che caratterizzano quest’aspra Montagna e ci regala panorami straordinari, ecco Sonnino che pare una miniatura, dietro ancora i Monti Lepini con i suoi borghi, sua Maestà Semprevisa. Siamo giunti in vetta, 804 mt s.l.m., ed è il mare che ammiriamo, una volta in cima e la linea dei Monti Ausoni dal Monte delle Fate al Circeo. Ed eccolo il confine con tanto di termine o cippo, è il N 25, istallato nel 1846 per volere dei due grandi Stati Cattolici, Il Regno delle due Sicilie e Lo Stato Pontificio, il primo ricordato con il giglio borbonico, l’altro con le Chiavi di Pietro, Sonnino si trovava in quest’ultimo, il nostro brigante era papalino. A pochi metri dal cippo di confine un monumento, nel 2015 l’associazione omonima istallò la targa in rame che riproduce un celebre ritratto del brigante di Sonnino Antonio Gasbarrone, opera del maestro Virgilio Bono. Un’ ultimo sguardo ad est, verso l’entroterra ciociaro, che ci lasciamo alle spalle e proseguiamo verso ovest, da qui già si scorge il Rifugio Gasperone alle pendici di Monte Peschio, lo raggiungiamo attraversando “jo vato dei Tarlani”, un passo tra i due monti usata per il pascolo e dove spesso s’incontrano cavalli allo stato brado. Il Rifugio Gasperone, più spartano dell’altro è anche questo ospitale e collocato in una valle che è una balconata privilegiata sull’agro pontino, un paesaggio che spazia e che raggiunge con lo sguardo le isole pontine. Riprendiamo poi la via del ritorno, sulla destra lasciamo il Pozzo Iacovacci, una cisterna d’acqua di raccolta per gli animali, prendiamo un sentiero battuto, da qui s’intravede Sonnino in lontananza, il sentiero arriva ad una biforcazione sotto il Rifugio La Cona che salutiamo e c’incamminiamo ora per la stessa via percorsa salendo.