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Il sistema somatosensoriale, costituto da recettori distribuiti nella pelle, nei muscoli, nelle articolazioni e negli organi interni, è in grado di registrare le diverse sensazioni di pressione e contrazione e di conseguenza determinare la posizione reciproca fra le diverse parti del corpo e la superficie d’appoggio. La vista svolge funzioni propriocettive simili a quelle che avvengo nei muscoli e nelle articolazioni, inoltre ha l’importante compito di raccogliere informazioni riguardanti i cambiamenti che avvengono nell’ambiente circostante. Infine, l’apparato vestibolare, il quale si trova all’interno dell’orecchio, ha il compito di rilevare le variazioni riguardanti la posizione e la velocità della testa, rendendo possibilie il corretto posizionamento degli occhi. E’ in grado di determinare anche le accelerazioni tangenziali e angolari del capo Il mantenimento dell’equilibrio è un meccanismo particolarmente complicato, sviluppato nel corpo umano che implica la contemporanea attivazione e comunicazione dei molteplici sistemi sensoriali precendentemente analizzati. Ogni componente, vestibolare, visiva e somatosensoriale, ha un suo ruolo nel controllo dell’equilibrio posturale: l’integrazione di questi tre fondamentali sistemi di percezione permette di mantenere il baricentro all’interno della base di appoggio del corpo in relazione agli spostamenti dovuti alle interazioni con l’ambiente circonstante Le strategie posturali L’uomo fermo, nella sua posizione eretta, mantiene l’equilibrio grazie a piccole ma continue oscillazioni che hanno lo scopo di controbilanciare la forza peso che tenderebbe, per effetto della gravità, a farlo cadere. Infatti le due risultanti di forze uguali ed opposte, la prima dovuta alla gravità e la seconda causata dalla reazione vincolare del suolo, si applicano rispettivamente al suo centro di gravità (CoG) ed al centro di pressione (CoP). L’equilibrio viene ottenuto solo quando questi due vettori si trovano allineati sull’asse della verticale del soggetto. Abbiamo dunque a disposizione due modelli meccanici per descrivere la dinamica posturale: • Strategia di anca, che implica la mobilizzazione del CoG • Strategia di caviglia, che implica la mobilizzazione del CoP La finalità di queste strategie è quella di ottenere una verticale ottimale in modo che il soggetto mantenga il suo baricentro entro il suo poligono di appoggio. Strategia di anca Supponiamo che, per ipotesi, la sola strategia posturale attiva sia quella del centro di gravità e che il centro di pressione sia fermo, ridotto ad un punto. Il solo modo per allineare il CoG con il CoP è, per il corpo, quello di modificare la sua geometria. Il risultato, come si può intuire dalla figura 2, viene ottenuto muovendo coordinatamente tutti i segmenti corporei come braccia, anche, gambe, ginocchia in modo che la nuova posizione del centro di gravità risulti quanto più allineata al centro di pressione. Ciò comporta un dispendio energetico molto elevato in quanto, in queste condizioni, la percezione del disequilibrio deve essere rapidissima, nell’ordine dei decimi di secondo, con la messa in gioco di accelerazioni elevate che sono circa 6 volte maggiori di quelle del CoG. Nelle situazioni comuni questa strategia è impiegata solo nei casi in cui si ha un perturbamento improvviso della postura e si vuole recuperare in tempi brevi un normale assetto posturale Strategia di caviglia Anche qui si può ipotizzare che nella postura sia attiva unicamente la strategia del centro di pressione CoP ed inattiva quella del CoG, il che implica che il corpo è considerato come rigido ed indeformabile. Quando il centro di gravità oltrepassa la verticale del centro di pressione, per recuperare uno stato di equilibrio è necessario che il centro di pressione vada al di là della verticale del CoG in modo da formare una coppia di richiamo. Questa coppia di richiamo è creata dall’azione dei muscoli della regione posteriore della gamba e dai muscoli flessori plantari del piede. Questa strategia permette di compensare moderate perturbazioni dell’equilibrio e richiede un minore sforzo muscolare La Stategia del "piede pilastro e piede motore Esiste una terza strategia che l’organismo utilizza, più economica e meno dispendisa, che si realizza a livello dell’arco metatarsale del piede