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È uno di quei giorni in cui il sole sembra abbia fretta di tramontare. Soffia un forte vento di tramontana, che spazza e fa piazza pulita dei rimasugli di un autunno che non vuole cedere il passo. La città non fiata. Assomiglia ad un essere vivente esanime. Un enorme larice, posto al centro di un piccolo parco alle porte di una fatiscente periferia, frusciando, sembra lanciare i suoi severi moniti. Un’accolita di adolescenti sosta sotto le sue imponenti frasche. Attende imperturbabile la sua prossima vittima, senza essere consapevole delle ripercussioni delle sue gesta. Tra di loro spicca un individuo massiccio di corporatura, che impone la sua presenza con un tono di voce tonitruante. Sembra il capogruppo. O forse è più corretto definirlo il capo branco. La loro forza è la loro unione. Presi singolarmente valgono meno di un mozzicone calpestato. Meno di un cencio consunto gettato in un angolo di strada. Il loro ostentativo atteggiamento ha profonde radici di disagio esistenziale. La contemporanea corruzione dei valori li guida in questa scellerata crociata. Il primo martire è un giovane ragazzo allampanato, con i capelli scarmigliati e una maschera di acne vaiolosa. Indossa un paio di sneaker nuove di zecca, di quelle che si comprano all’asta su Internet, perché prodotte in serie limitata. È intento a picchiettare i suoi pollici sullo schermo di un cellulare. Non si accorge che presto finirà nella rete dei pescatori di frodo. Il più esterno al gruppo gli si para davanti, intimandogli, con una frase sgrammaticata, di sfilarsi le preziose sneaker. Viene presto circondato dal resto della banda. Non ha scelta. Vorrebbe scappare ma non intravede vie di fuga. Così è costretto ad assecondare l’ordine. Rientra a casa con il volto rigato di lacrime, camminando in punta di piedi con le sole calze lise. I successivi martiri sono una tenera coppia di amanti, che procede sussurrandosi smielate parole all’orecchio. La loro distrazione li conduce dritti nella tana del lupo. Lei porta al collo una di quelle cuffie all’ultima moda, che ricoprono l’intero padiglione auricolare. Spiccano per il loro colore dorato, che le fa sembrare un oggetto ancora più desiderabile. Il giovane uomo si frappone tra i persecutori e la sua indifesa amata, e per questo suo gesto riceve un pugno nello sterno, che lo fa ricalcitrare con una smorfia di soffocante dolore. Un altro bottino è stato espropriato da questi moderni corsari. La giornata volge quasi al suo termine. L’oscurità ha oramai inghiottito i contorni della dormiente città. È ora di rientrare nelle rispettive dimore. Il capo branco ha diritto di scelta sul piccolo tesoro acquisito. Poi tocca al secondo della gerarchia e così via. Sanno che l’indomani gli approvvigionamenti saranno ancora migliori, perché il terrore che riescono ad instillare li rende invincibili. Ma le ferite provocate non guariranno facilmente in chi le ha subite. Un giorno una di queste cicatrici potrebbe riacutizzarsi, e solo allora la paura provata dagli aguzzìni sarà di gran lunga superiore di quella inferta.