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La luce fioca e giallastra del Bar da Tony a Jesolo avvolgeva linterno come una vecchia coperta consunta. Tony, con la sua stazza imponente e unespressione che oscillava tra la rassegnazione e una bonaria sopportazione, asciugava svogliatamente il bancone di formica. Era una di quelle serate in cui la brezza salmastra portava con sé più malinconia che allegria, e i pochi avventori sembravano rispecchiare quellatmosfera. Seduti al loro solito tavolo dangolo cerano Enrico, Altea e Nicholas. Enrico, con la sua giacca di pelle che sembrava nascondere più di qualche segreto, sorseggiava un amaro con aria pensierosa. Altea, i capelli raccolti in una coda di cavallo un po sgarrupata, teneva stretto il suo bicchiere di Jägermeister come fosse un talismano, gli occhi che brillavano di una luce combattiva. Nicholas, sempre vigile, osservava Altea con una miscela di affetto e preoccupazione, la mano pronta a intervenire in caso di necessità. Tony li conosceva bene, fin troppo bene. Enrico, con le sue telefonate sussurrate e i pagamenti in contanti di grosso taglio. Altea, la cui passione per lo Jäger era pari solo alla sua propensione a risolvere le dispute con i pugni, specialmente dopo il terzo bicchierino. E Nicholas, il suo angelo custode silenzioso, sempre pronto a placare gli animi e a medicare i lividi. Un altro giro per tutti, Tony esclamò Enrico, con un vago tentativo di allegria. Tony annuì, senza entusiasmo. Sapeva che più alcol circolava, più la serata aveva il potenziale per degenerare. Specialmente con certi personaggi che frequentavano il suo bar. E infatti, come evocato da un presagio funesto, la porta si aprì cigolando e fece il suo ingresso Pelato Camaro. Il suo vero nome Tony non lo ricordava mai, ma il soprannome gli calzava a pennello cranio lucido come una palla da bowling e una Camaro rossa fiammante parcheggiata fuori che sembrava urlare cerco guai. I suoi denti giallastri e storti si rivelarono in un sorriso sardonico mentre si guardava intorno, i suoi occhi che cercavano subito una potenziale vittima per la sua abituale baruffa. Oh no, mormorò Tony tra sé, riprendendo a pulire il bancone con più foga del necessario. Pelato Camaro si avvicinò al bancone, sbattendo una mano sul legno. Tony, vecchio mio Versami qualcosa di forte E guarda un po chi cè... la solita allegra combriccola. Il suo sguardo si posò su Altea, un sorriso beffardo che le accese subito una scintilla negli occhi. Cosa vuoi, pelato sibilò Altea, stringendo il bicchiere di Jäger come fosse unarma. Solo salutare la mia alcolizzata preferita, rispose Pelato Camaro, ignorando il cipiglio di Nicholas. Spero tu stia tenendo in allenamento i tuoi ganci, tesoro. Prima che Altea potesse replicare con la sua solita eloquenza fatta di insulti coloriti e minacce fisiche, la porta del bar si spalancò di nuovo, questa volta con ben poca cortesia. Due figure losche fecero irruzione nel locale, bestemmiando a voce alta e spingendo via un paio di avventori che si trovavano sulla loro traiettoria. Ma che diavolo... borbottò Tony, sbalordito. Non era una zona tranquilla, Jesolo di notte, ma una rapina o una rissa così sfacciata nel suo bar non gli era mai capitata. I due nuovi arrivati avevano facce segnate e occhi iniettati di sangue. Uno dei due brandiva una mazza da baseball, laltro un piede di porco arrugginito. Si diressero dritti verso le due vecchie macchinette da gioco che Tony teneva in un angolo, più per nostalgia che per reale guadagno. Dovè finito quel maledetto coso urlò uno dei due, sferrando un violento colpo di mazza contro lo schermo di una delle macchinette, mandando in frantumi il vetro. I soldi Vogliamo i soldi aggiunse laltro, prendendo a calci la seconda macchinetta, che gemette sotto limpatto. Il panico si diffuse rapidamente nel bar. I pochi clienti rimasti si rannicchiarono nei loro angoli, cercando di rendersi invisibili. Tony si bloccò dietro il bancone, il cuore che gli batteva forte nel petto. Pelato Camaro, inizialmente divertito dalla prospettiva di una rissa, sembrò improvvisamente meno spavaldo. Anche Enrico, di solito così controllato, lasciò cadere il suo bicchiere, il cui tintinnio si perse nel caos crescente. Altea, invece, sembrò risvegliarsi dal suo torpore alcolico. I suoi occhi si strinsero, la mascella serrata. Vedere qualcuno distruggere qualcosa, specialmente nel suo territorio anche se quel territorio era il bar di Tony, le faceva scattare qualcosa dentro. Ma che cavolo fate urlò Tony, cercando di farsi sentire sopra il rumore delle macchinette che venivano brutalmente massacrate. I due teppisti si voltarono verso di lui, i loro volti contorti dalla rabbia e forse da qualcosaltro. Tu stai zitto, vecchio O fai la stessa fine delle tue catorci Nicholas strinse il braccio di Altea, cercando di tenerla ferma. Non fare sciocchezze, Altea. Ma era troppo tardi. La miccia era già accesa. Con un urlo animalesco, Altea si liberò dalla presa di Nicholas e si lanciò contro uno dei due teppisti, quello con il piede di porco. Lo colpì con un pugno ben assestato alla mascella, facendolo barcollare allindietro con un gemito sorpreso. Il caos nel bar raggiunse il suo culmine. Il teppista con la mazza si girò furiosamente verso Altea, pronto a colpirla. Nicholas si frappose tra loro, spingendo via Altea e incassando il colpo sulla spalla con un grugnito di dolore. Enrico, vedendo la situazione precipitare, si mosse con una rapidità inaspettata. Scavalcò il tavolo e si avventò sul teppista con la mazza, cercando di disarmarlo in una colluttazione rapida e silenziosa. Pelato Camaro, inizialmente paralizzato dalla sorpresa, sembrò risvegliarsi dal suo stupore. Forse la prospettiva di una vera rissa, con tanto di armi improprie, lo eccitava più di una semplice scaramuccia verbale. Si alzò, con un sorriso che rivelava i suoi denti marci, pronto a unirsi alla mischia. Tony, dietro il bancone, osservava la scena con un misto di orrore e incredulità. Il suo tranquillo bar di Jesolo si era trasformato in un campo di battaglia improvvisato, con una rissaiola ubriaca, un moroso protettivo, un trafficante ambiguo, un pelato attaccabrighe e due teppisti distruttivi che si davano battaglia tra le sue macchinette spaccate e i tavoli rovesciati. Quella sera, al bar da Tony, lordinaria follia del fine settimana aveva decisamente superato ogni limite. E Tony, per la prima volta dopo anni, si sentì davvero, profondamente, sopraffatto.