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Cera una volta un tipo chiamato Il Rete, un giovane esperto di criptovalute che, tra una risata e l’altra, aveva trovato il modo di fare fortuna con le cosiddette shitcoin. Nonostante fossero considerate delle monete senza valore reale, Il Rete aveva un talento speciale nel saper manipolare il mercato e far crescere quei gettoni digitali che nessuno avrebbe mai pensato di comprare. Ogni giorno era una nuova opportunità, ogni notte una festa da celebrare. Quella sera, dopo aver venduto un bel po di shitcoin e aver messo da parte qualche milione, Il Rete decise che era il momento di festeggiare. Si diresse verso il locale di Saif, un posto famoso per le feste sfrenate e per la gente che non si faceva troppi scrupoli. Saif, il proprietario, era un tipo che sapeva come far girare la pista, un uomo che non amava chiedere domande, ma piuttosto amava che i suoi ospiti si lasciassero andare. Il Rete entrò nel locale, con il sorriso di chi sa di aver appena fatto un colpo grosso. Musica assordante, luci psichedeliche, e gente che ballava senza sosta. Era il suo ambiente, quello dove i soldi diventavano libertà. Si avvicinò al bancone, ordinò un drink e cominciò a chiacchierare con altri imprenditori digitali, vantandosi delle sue ultime mosse vincenti nel mondo delle criptovalute. Ma proprio mentre il Rete stava per raccontare di come aveva convinto un gruppo di investitori a scommettere sulle sue shitcoin, la porta del locale si aprì con un tonfo. Entra Bibo, un personaggio strano, che sembrava un po fuori posto rispetto al resto della folla. Non era un tipo che si mescolava facilmente, e quando entrò, l’atmosfera nel locale sembrò cambiare di colpo. Bibo si avvicinò al gruppo, con un’espressione decisa. Guardò Il Rete negli occhi e, con un tono che lasciava poco spazio al fraintendimento, esclamò A me la merda Tutti si fermarono per un attimo, confusi. Saif, che stava dietro il bancone a servire da bere, alzò un sopracciglio. La sala cadde in silenzio. Il Rete, solitamente sicuro di sé, rimase un po’ spiazzato, ma subito capì cosa stava succedendo. Bibo, pur non avendo un milione di shitcoin come lui, era lunico che sapeva vedere attraverso l’inganno del mercato. Era il tipo che non aveva paura di sfidare il sistema, che si rifiutava di entrare in un gioco che a lui sembrava solo fumo e specchi. La sua affermazione, “A me la merda”, non era solo un atto di provocazione, ma una dichiarazione di chi non si lasciava ingannare da false promesse. Il Rete ridacchiò e sollevò il bicchiere, ammettendo mentalmente che forse Bibo aveva ragione, ma nel suo cuore sapeva che non avrebbe mai rinunciato a fare soldi con le shitcoin. La musica riprese, ma qualcosa nell’aria era cambiato. Bibo, con un sorriso sornione, si sedette al bancone, pronto a osservare mentre il gioco del denaro continuava a giocarsi davanti ai suoi occhi.