Read Aloud the Text Content
This audio was created by Woord's Text to Speech service by content creators from all around the world.
Text Content or SSML code:
Nella Raccolta degli insegnamenti orali Nichiren Daishonin afferma: «Ora, quando Nichiren e i suoi seguaci svolgono cerimonie per i defunti, declamando il Sutra del Loto e recitando Nam-myoho-renge-kyo, il raggio di luce del Daimoku penetra fino all’inferno della sofferenza incessante e rende possibile che i defunti conseguano immediatamente la Buddità. Questa è l’origine delle preghiere per il trasferimento dei meriti ai defunti» (BS, 109, 47). Il potere della recitazione del Daimoku è inimmaginabile. Il Daishonin afferma che la luce del Daimoku che noi recitiamo raggiunge ogni angolo dell’universo, illuminando anche coloro che si trovano nell’inferno della sofferenza incessante dopo la morte, permettendogli di conseguire la Buddità in maniera diretta. In L’offerta di una veste sfoderata il Daishonin scrive a una seguace che viveva a Sajiki: «Sii fermamente convinta che i benefici derivanti da questa offerta si estenderanno ai tuoi genitori, ai tuoi nonni e a un infinito numero di esseri viventi» (RSND, 1, 474). I grandi benefici ottenuti grazie alla pratica buddista per kosenrufu si estendono anche ai defunti e alle generazioni future. Offrire preghiere basate sulla Legge mistica – recitare Nam-myoho-renge-kyo – è l’offerta più vera e più bella che possiamo fare ai nostri defunti, poiché la Legge mistica ha il potere di far sì che tutti possano conseguire la Buddità, non solo chi vive qui nel presente ma tutte le persone delle tre esistenze di passato, presente e futuro. Il padre di Joren-bo, uno dei discepoli di Nichiren, praticava il Nembutsu. In una lettera a lui indirizzata dopo la morte del genitore, il Daishonin scrive: «Il corpo che il padre e la madre lasciano dietro di sé non è altro che la forma fisica e la mente del figlio. I benefici che tu, Onorevole Joren, hai acquisito attraverso la fede nel Sutra del Loto daranno forza al tuo gentile padre» (Lettera a Joren-bo, RSND 2, 540). I benefici che ricevete in quanto praticanti della Legge mistica si estenderanno anche ai vostri genitori, perfino se non praticano il Buddismo di Nichiren. Oggi siamo in vita grazie ai nostri genitori. Loro ci hanno messo al mondo. Per questo il conseguimento della nostra Buddità conduce alla loro. Non interessiamoci al passato; è il presente che conta. Le azioni dei nostri antenati non sono decisive; sono le nostre azioni che determinano il futuro. Basta il risveglio di un singolo individuo per illuminare come un sole tutti i membri della sua famiglia e tutti i suoi legami con la luce della Legge mistica. Il Daishonin fa notare che se noi non conseguiamo la Buddità non possiamo neppure aiutare i nostri genitori a conseguirla, tanto meno le altre persone (cfr. Le offerte per gli antenati defunti, RSND, 1, 825). Custodiamo queste parole nel cuore. IL PRESIDENTE IKEDA INCORAGGIA CALOROSAMENTE un membro della Divisione scuole superiori che gli chiede se potrà mai riunirsi alla sua amata nonna che è morta. Nichiren Daishonin afferma che è possibile riunirsi ai nostri amati defunti. Per esempio, confortando una madre16 che aveva perso il figlio, le dice: «C’è un modo per incontrarlo presto. Con il Budda Shakyamuni come tua guida, puoi andare a incontrarlo nella pura terra del Picco dell’Aquila. […] Non potrà mai accadere che una donna che recita Nam-myohorenge- kyo non si riunisca al suo adorato figlio» (Gosho del sakè raffinato, RSND, 1, 968). Affermando che madre e figlio “si incontreranno nella pura terra del Picco dell’Aquila” il Daishonin sta di fatto dicendo: «Tuo figlio ha conseguito la Buddità e anche tu puoi conseguirla; in questo modo potrete riunirvi nel mondo di Buddità». Ciò vuol dire che, quando dopo la morte la nostra vita si fonde con la vita universale, possiamo percepire un senso di unità con i nostri defunti, o che in futuro potremo incontrarli ancora in qualche altra terra del Budda nell’universo. Recentemente gli astronomi hanno stabilito che nell’universo osservabile ci sono approssimativamente centoventicinque miliardi di galassie (una stima basata su osservazioni della Nasa condotte con il telescopio spaziale Hubble e comunicata a un convegno della American Astronomy Society nel gennaio del 1999). Ma questo, dalla prospettiva della visione buddista dell’universo, è un numero ancora piccolo. Il sedicesimo capitolo del Sutra del Loto Durata della vita del Tathagata, che recitiamo mattina e sera nel nostro Gongyo, descrive un universo talmente sconfinato che possiamo comprenderlo solo come un’immagine che tenta di esprimere l’infinito. In ogni caso, la Terra non è di certo l’unico pianeta in cui esiste la vita; ce ne possono essere moltissimi altri. Può darsi che tu rinasca con tua nonna in una delle terre del Budda esistenti tra questi pianeti, o che rinasciate insieme su un pianeta nel quale kosen-rufu non è stato ancora realizzato e lavoriate fianco a fianco per aiutare chi soffre. Il Sutra del Loto insegna che ognuno di noi può decidere liberamente dove rinascere. La vita è eterna. Benché quando qualcuno muore diciamo di averlo perduto, di fatto sarebbe più corretto dire che è andato lontano per un certo periodo, come quando un amico si trasferisce all’estero e per un po’ non possiamo vederlo. Il presidente Toda da giovane perse una figlia. Molti anni dopo, rispondendo a una persona alla quale era morto un figlio e che chiedeva se fosse possibile stabilire di nuovo una relazione genitore- figlio nella stessa esistenza, disse: «Quando avevo ventitré anni persi mia figlia Yasuyo. Dopo che morì la tenni in braccio per tutta la notte. Allora non conoscevo ancora il Gohonzon. Ero annientato dal dolore e mi addormentai con la mia bambina morta tra le braccia. Così ci separammo. Quando lei morì aveva tre anni, io oggi ne ho cinquantotto, perciò se fosse ancora viva sarebbe una donna adulta. Ho incontrato di nuovo mia figlia nel corso della mia vita? Questa è una cosa che può essere percepita solo attraverso la fede. Io credo di averla incontrata nuovamente. Il fatto di essere riuniti con un parente defunto in questa esistenza o nella prossima è una questione di fede».17 Dopo aver perso la figlia, Toda perse anche la moglie. Anche in quella occasione la sua pena fu immensa, ma lui diceva che proprio quelle sofferenze gli avevano permesso di incoraggiare e consolare molte altre persone e di diventare un leader capace di comprendere i sentimenti degli altri. Ogni cosa che ci succede ha un significato. Anche se siete tristi e colmi di dolore e sentite di non poter più andare avanti, se continuate comunque ad avanzare coraggiosamente, vivendo la vostra vita senza farvi sconfiggere, arriverete un giorno a capire il significato della sofferenza che state attraversando. Questo è il potere della fede ed è anche l’essenza della vita.