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INTRODUZIONE Fondato per iniziativa di Papa Gregorio 16’ nel 1839, il Museo Gregoriano Egizio si articola in nove sale, con un ampio emiciclo che si apre verso la terrazza del "Nicchione della Pigna", nel quale trovano posto alcune sculture. Le sale, nel palazzetto di Belvedere di Innocenzo VIII, furono curate nel loro primo allestimento da Ungarelli, eminente egittologo. La collezione è particolarmente interessante per il suo rapporto con il territorio, ricca di materiale dell'Egitto romano e della Roma egittizzante. Molti monumenti del nucleo più antico arrivarono infatti nell'Urbe per volontà imperiale, con lo scopo di abbellire edifici, santuari e ville. Le ultime tre sale del percorso sono dedicate a reperti dal Vicino Oriente Antico, che andarono ad arricchire la collezione SALA 1 Il cancello di ingresso in ferro decorato con elementi vegetali nilotici e la stessa architettura della sala introducono il visitatore nel mondo faraonico e sono un'importante testimonianza del primo allestimento ottocentesco del museo. Questa prima sala,ospita al centro una statua frammentaria di Ramesse Il in trono, incisa con i cartigli del sovrano. Le opere sono esposte sulle pareti in ordine cronologico, partendo dall'Antico Regno a sinistra dell'entrata. Si datano all'Antico Regno due interessanti stele funerarie a falsa porta. Tra queste è esposto un frammento parietale in calcare, raffigurante una scena ambientata in un canneto, che è stato erroneamente datato all'Antico Regno in precedenza. La sala ospita inoltre una interessante e grande stele commemorativa, in cui la regina Hatshepsut è accompagnata dal nipote, il futuro Thutmosi III. La statua naoforo di Udjahorresne, raffigurato con una lunga tunica iscritta, rappresenta il documento storico più importante della collezione. Il testo si data all'epoca della conquista persiana d'Egitto, che Cambise invase nel 525 a.C. In questa sala si conservano inoltre iscrizioni dell'Egitto cristiano, che concludono il percorso a destra dell'entrata. SALA 2 Il passaggio tra due colonne papiriformi introduce alla sala Il, che presenta una lunga iscrizione geroglifica composta da Padre Luigi Ungarelli. Il testo celebra la fondazione del Museo Gregoriano Egizio a opera di papa Gregorio XVI nel 1839, nel IX anno del Suo Pontificato. Il nome del papa è scritto all'interno di un cartiglio, come quello di un faraone. La sala è dedicata ai costumi funerari dell'antico Egitto. Il percorso si articola in sette vetrine, nella quale sono esposti alcuni sarcofagi lignei policromi datati al Terzo Periodo Intermedio e una ricostruzione di un corredo funerario di quell'epoca. Gli Egizi prestavano particolare attenzione alla costruzione e decorazione della tomba, considerata la "casa dell'eternità", laddove il defunto veniva rigenerato e dove si conservava tutto quello che gli sarebbe servito per una serena vita ultraterrena. In questa sala sono esposte anche due mummie, che esprimono la grande cura che gli Egizi avevano per la conservazione del corpo, condizione indispensabile per poter accedere nell'Aldilà. Di Età Romana lo splendido telo linteo che avvolgeva il corpo di una nobile donna, nota come la "Dama del Vaticano", proveniente dalla città di Antinoe. SALA 3 La sala III del museo conserva parte della decorazione ottocentesca originaria, con pareti dipinte a tempera e soffitto stellato. Esibisce statue rinvenute a Tivoli nella Villa Adriana di Adriano, con ipotesi ricostruttiva del Serapeo del Canopo. In passato si pensava che fosse la tomba di Antinoo, ma ora si pensa che sia stata un'area di convivio. Recentemente, scavi nella villa hanno portato alla luce due padiglioni tricliniari, uno stibadio e latrine. Il nome Canopo potrebbe derivare dalla città egiziana nel Delta, conosciuta per il suo piacere e divertimento. Il sovrintendente archeologico del Lazio ha identificato l'Antnoeion, costruito da Adriano in memoria di Antinoo. Quest'area sacra probabilmente ospitava l'obelisco del Pincio e due grandi telamoni, oltre a numerose statue egizie. La sala III offre uno spaccato della vita e dell'architettura dell'antica Roma e dell'Egitto, evidenziando un mix unico di influenze culturali e storiche. SALA 4 Anche questa sala, come la precedente, conserva ancora parte della decorazione originaria ottocentesca del museo. Qui si raccolgono alcune sculture egittizzanti, prodotto della forte influenza esercitata dalla cultura faraonica sulla società romana imperiale del l-Ill secolo d.C.. Con la vittoria riportata da Augusto nella battaglia di Azio del 31 a.C. e la morte di Cleopatra, Roma conquistò lEgitto, che divenne una provincia dell'impero, una delle più importanti per ricchezza materiale e culturale. Opere e monumenti, tra cui gli obelischi, vennero trasportati a Roma, assecondando una politica di celebrazione della conquista del paese, per adornare edifici pubblici e residenze private. Accanto all'importazione di opere originali, si sviluppò una produzione artistica romana ispirata ai temi tradizionali dell'arte egizia, reinterpretati in un linguaggio classico, dando vita a creazioni originali. SALA 5 Lemiciclo, oggi sala V del Museo Gregoriano Egizio, era parte dell'ex appartamento di ritiro di papa Pio IV al Belvedere, costruito nel 1562 su progetto di Pirro Ligorio. Negli anni precedenti la fondazione del Museo Gregoriano Egizio del 1839, nell'Emiciclo trovarono già collocazione alcune opere egizie già presenti nella collezione dei Musei Vaticani. L'emiciclo ospita alcune statue di grandi dimensioni, come la cosiddetta "Tuia del Vaticano" e le statue di Tolomeo II, di sua moglie Arsinoe e sua sorella Arsinoe-Drusilla. Una porta-finestra al centro del percorso della sala, apre sulla terrazza del Nicchione, che si affaccia sul Cortile della Pigna. Sulla terrazza sono collocate alcune statue in granito della dea Sekhmet e tre sarcofagi in basalto frammentari.