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Il corteo giunge nei pressi della chiesa del paese, sulla cui facciata bianca campeggia la scritta dorata, “Spes nostra salve”. Annedda è una donna sulla novantina, con un velo nero che le circonda il viso. Con andatura lenta, sotto il sole, la processione esce da Orgosolo e sale verso Montes. I due uomini scendono dalle rispettive auto, aprono le porte di un recinto e richiamano le numerose pecore, che si muovono in gruppo verso di loro. È fondamentale, per noi orgolesi, avere le terre pubbliche, ci permettono di sopravvivere, di lavorare. Non certo per arricchirti, diciamo una, ‘mezza economia’, una ‘mezza pancia’, la riempi. Eh, ci sono paesi, anche nelle nostre vicinanze, in cui il territorio comunale è in mano a poche persone, è in mano a poche famiglie. Mentre, invece, da noi appartiene a tutta la comunità e tutti ne hanno diritto! È un bene rifugio, è l’oro di uno Stato per Orgosolo. Per mezzo secolo, il territorio comunale veniva chiuso dal 20 marzo al 20 maggio. Questo permetteva al territorio di riprendersi, far ricrescere le erbe. I pastori che avevano un terreno privato, in questi due mesi di divieto portavano il bestiame nei loro terreni privati. Invece, chi non aveva terreni privati, era costretto a spostare il bestiame in terreni più aridi ed era pesante passare questi due mesi. Quando ero piccolo, andavamo al pascolo con i contratti a "parte’e vruttu", cioè ‘parte del ricavato. Se l’annata era sfavorevole non perdevi il capitale. Invece, con altri tipi di contratto, si rischiava di perdere il capitale. L’uomo con la t-shirt verde versa del mais nella mangiatoia delle pecore. Poi, un bel giorno, hanno visto che questo sistema non andava più bene, perciò questa chiusura venne eliminata. Certo, ci sono stati degli attriti in paese, tra una fazione e l’altra, però era un accordo! Era un accordo, però c’era addirittura un anziano che diceva che era sempre a favore del ricco. Ma un ricco si poteva spostare in un terreno privato, mentre il povero no. Dato che il territorio comunale è vincolato dall’uso civico, dovrebbe servire all’anello debole della società. Tutta la pastorizia, tutti i cacciatori, tutto il comparto turistico che sta nascendo, delle escursioni in bicicletta, in moto, tutti gravitano attorno a questo territorio comunale e ci stiamo tutti! È un luogo magico! Vieni qui e non c’è un cancello, puoi parcheggiare dovunque, a destra e sinistra. Se vai in altri luoghi trovi le reti e i cancelli, e non ti puoi spostare dalla cunetta. Qui abbiamo uno spirito libero, qui la mente può spaziare liberamente! Le pecore si ammassano in fretta davanti alle mangiatoie piene. Io scendo a Nuoro, come dici tu, e quando sto fermo al semaforo un minuto mi dà fastidio, un fastidio da non passare nuovamente lì! Invece ritorno qua, vado e vengo, non mi ferma nessuno. Sarà che siamo nati liberi! La nostra vita è questa! Questo territorio ti permette di essere autonomi, e se hai un po’ di spirito libero, qui puoi spaziare quanto vuoi! Questo luogo è magico: se sei di malumore, vieni quassù e ti passa! I due uomini continuano a mungere ognuno le proprie pecore. Riempiono fino all’orlo grossi secchi argentati. Una volta colmi, versano il latte negli appositi contenitori e li chiudono. Se passiamo ora, in cento metri quadrati ci saranno venti qualità di erbe: il trifoglio, il timo, la ginestra. Se continui ad approfondire trovi altre erbette di cui non saprei il nome. Quindi c’è un gran varietà di erbe. Non è un erbaio coltivato in cui semini avena e ci sono solo dieci ettari di avena. Il bello di questo posto e, in generale, di tutta la Sardegna, tranne nei posti che sono stati arati diverse volte, penso che sia dato dall’originalità di questi luoghi: qui, passano solo i maiali ad ararli e concimarli! La differenza sta in quello: da un latte proveniente da pascolo in erbaio, a un latte proveniente da pascoli di queste parti. Le pecore corrono fuori dal recinto e tornano a pascolare libere, accompagnate dai cani, in un territorio sconfinato e verdeggiante.