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Ora, in un ovile, sotto il sole, un giovane prepara un asino dal pelo marrone. Un uomo, seduto davanti a un camino con il fuoco acceso, cuoce sullo spiedo un maialetto intero, mentre un signore avvolge del budello su uno spiedino. Poi, in un vasto campo, tanti uomini, donne e bambini di tutte le età recidono con la falce grossi mazzi di fiori gialli. Il cielo è grigio, sullo sfondo il profilo dei monti. I mazzi vengono caricati sul retro di un vecchio pick-up bianco e su un rimorchio agganciato a un’automobile. L’auto parte, due ragazzini sono in piedi sul rimorchio. In paese, sotto la pioggia, i fiori passano di mano in mano e vengono sistemati in un garage. Intanto, all’esterno, un uomo dai capelli bianchi lava due buoi con la canna dell’acqua e li fissa a un giogo di legno. Per le vie del paese, altre coppie di buoi vengono agghindate con fazzoletti ricamati, collane di fiori gialli, spighe e arance infilzate sulle corna. L’uomo dai capelli bianchi è seduto su un piccolo carro riccamente addobbato con fiori colorati. Indossa una camicia bianca, in mano le redini dei buoi. Intanto, sul sagrato della chiesa, rappresentanti della congregazione e fedeli sono in attesa. Arriva il carro, che accoglie la statua di Sant’Isidoro, rappresentato accanto a una coppia di buoi. Un lungo corteo sfila per le strade del paese. Vi prendono parte chierichetti in tunica bianca e rossa con le collane di fiori gialli, anziane vestite di nero che portano gli stendardi, esponenti della chiesa, fedeli e donne che indossano i colorati abiti tradizionali dai ricami floreali. A chiudere la processione, il carro e le coppie di buoi. Sotto gli occhi dei fedeli che osservano dai balconi, il gruppo attraversa le strade del paese, decorate da vivaci murales. Ai lati delle strade, le persone osservano e fotografano la colorata processione. Il corteo giunge nei pressi della chiesa del paese, sulla cui facciata bianca campeggia la scritta dorata “Spes nostra salve”. I partecipanti si sparpagliano sul sagrato, mentre quattro uomini sollevano la pesante statua del santo per sistemarla all’interno della chiesa, accanto all’altare. Attraversano la navata, costeggiando i banchi gremiti di persone che si alzano in piedi al passaggio del santo. Nel frattempo, all’esterno della chiesa, alcune donne preparano un lungo tavolo ricoperto da una tovaglia bianca: dispongono vassoi con biscotti e dolcetti dorati decorati con la scritta “Sant’Isidoro”. Terminata la funzione, i fedeli si ritrovano sul sagrato per il rinfresco. Intanto, in un ampio salone vuoto con lunghe tavolate allestite per il pranzo, alcune donne sistemano i primi piatti di cibo. All’esterno, un gruppo di uomini chiacchiera e ride attorno a una struttura circolare composta da numerosi spiedi sui quali cuociono altrettanti maialetti. Ora la carne è pronta e il salone è gremito di commensali. È una donna sulla novantina, con un velo nero che le circonda il viso. Ora, su un manifesto affisso all’entrata di una chiesa si legge: “La beata Antonia Mesina”. Dietro l’altare, il sacerdote celebra la funzione e si inginocchia davanti a un’elegante teca con le spoglie di una donna in abiti tradizionali. Dal sagrato della chiesa parte un corteo che attraversa le vie del paese. I fedeli seguono una donna che regge uno stendardo dorato con l’effigie in bianco e nero di una ragazza: è Antonia Mesina. Il corteo prosegue e alcune donne in attesa sul marciapiede si uniscono al gruppo. Con andatura lenta, sotto il sole, la processione esce da Orgosòlo e sale verso Montes. Il corteo percorre una strada asfaltata costeggiata dal verde. Raggiunge una chiesetta in pietra e si ferma all’esterno, davanti a una grossa croce in legno. La processione riprende e la folla di persone segue lo stendardo lungo una stradina affacciata sui monti. I fedeli si fermano all’ombra delle piante, nei pressi di un tavolo in pietra che ospita bevande e prodotti dolci e salati. Poco distante, vicino al memoriale di Antonia Mesina, il sacerdote impartisce la benedizione ai presenti, reggendo con la mano destra la reliquia della santa. Tutti si fanno il segno della croce e lasciano mazzi di fiori ai piedi del memoriale. Poi, inizia il rinfresco. Ora, il sole, alto nel cielo, splende su un terreno occupato da pecore al pascolo. Arriva un pick-up verde scuro guidato da un uomo di mezza età. Indossa pantaloni lunghi e una maglietta verdone. Subito dopo, giunge una piccola automobile bianca. Alla guida, un uomo sulla cinquantina con indosso una t-shirt grigia. I due uomini scendono dalle rispettive auto, aprono le porte di un recinto e richiamano le numerose pecore, che si muovono in gruppo verso di loro. L’uomo con la maglietta grigia scarica dall’auto due bidoni per il latte, mentre l’altro aspetta le pecore all’interno del recinto. Poi, entrambi sono seduti a un tavolo all’aperto. L’uomo con la t-shirt verde versa del mais nella mangiatoia delle pecore. Le pecore si ammassano in fretta davanti alle mangiatoie piene. In una zona del recinto, le numerose capre femmine sono immobilizzate una accanto all’altra. L’uomo con la maglietta verde si avvicina con un secchio e le munge una per una, con mano decisa. I due uomini continuano a mungere ognuno le proprie pecore. Riempiono fino all’orlo grossi secchi argentati. Una volta colmi, versano il latte negli appositi contenitori e li chiudono. Le pecore corrono fuori dal recinto e tornano a pascolare libere, accompagnate dai cani, in un territorio sconfinato e verdeggiante. Intanto, l’uomo con la t-shirt grigia tiene in braccio un agnellino. Lo porta al pascolo ai piedi di un grosso albero. A bordo del pick-up verde scuro, l’uomo con la maglietta verde raggiunge una zona occupata da un grande gruppo di capre libere. Nel frattempo, l’uomo con la maglietta grigia, percorre una via in discesa, saltellando fra grosse pietre. Passa attraverso un’apertura quadrata scavata in un’enorme roccia, poi riprende il sentiero montuoso. L’uomo raggiunge una costruzione composta da grossi massi chiari e levigati dal tempo; supera una roccia vicina sulla quale è incisa la scritta “Nuraghe Sirilò”. L’uomo prosegue e, saltando da un masso all’altro, raggiunge il punto più alto, dal quale si apre la vista sul bosco sottostante e sui monti che fanno da sfondo. Ora, l’uomo con il pick-up verde è fermo in uno spiazzo erboso. Osserva con un binocolo le cime in lontananza. Davanti al recinto delle pecore, alcuni uomini stendono due ampi teli cerati scuri all’ombra degli alberi. Altri sbucciano patate e cuociono maialetti sullo spiedo. Gli uomini trascinano con forza le pecore e le posizionano sui teli. Intanto, i bambini legano insieme le zampe anteriori e posteriori di ciascun animale. Poi, gli uomini li tosano uno a uno, usando rasoi elettrici e grosse forbici di metallo. Insieme ai bambini, gli uomini raccolgono la lana in grossi sacchi bianchi e slegano le zampe delle pecore, che tornano a girare libere. Il gruppo di lavoratori brinda con bicchieri di birra. Intanto, un uomo barbuto con un sigaro consumato tra le labbra, abbrustolisce sulla brace un pezzo di cotenna. Nel frattempo, due signori raccolgono e ripiegano uno dei teli cerati, un uomo con un berretto si lava le braccia in un lavandino esterno e, poco distante, un pastore manda le pecore al pascolo. Ora, tutti gli uomini del gruppo mangiano seduti su panche di legno, attorno a un lungo tavolo all’ombra delle fronde. In paese, uomini e donne in camicia bianca e giacca nera cavalcano verso il sagrato della chiesa, dove si dispongono a semicerchio; all’interno, il sacerdote celebra la messa di fronte a numerosi fedeli. Gli abitanti del paese attendono nei pressi della chiesa, chiacchierando fra loro. Terminata la funzione, cavalli e cavalieri aprono un lungo corteo, al quale si aggiungono i rappresentanti della congregazione che sorreggono le statue di due santi. Ora, file di bandierine colorate sospese si diramano dal centro di uno spiazzo, mosse dal vento. Una giovane legge le scritte su una pergamena disegnata su un muro; alcuni turisti scattano fotografie. Una donna bionda è seduta ai piedi di un murale che, in nero, raffigura un uomo dal braccio sinistro teso, che regge una falce. Disseminati per il paese, murales colorati decorano le facciate di case e negozi. Ora, in paese, giovani ragazze intrecciano la criniera e la coda di alcuni cavalli. In una sala, un gruppo di donne con indosso un grembiule nero cucina usando grossi pentoloni. All’interno della chiesa parrocchiale, un nutrito gruppo di persone tocca la statua della Madonna sdraiata e si fa il segno della croce. Intanto, in una casa, una ragazza in abito tradizionale indossa attorno al capo il tipico fazzoletto giallo, aiutata da due donne. È sera. Persone in sella a cavalli, ragazze in abiti tradizionali e fedeli si radunano, in attesa, all’esterno della chiesa. Due uomini escono dalla chiesa e montano su due cavalli marroni, uno di loro regge un bastone al quale sono legati tanti nastri colorati ricamati. I due cavalieri aprono un corteo, seguiti da numerose coppie di cavalli. Dietro i cavalieri, alcune donne a piedi che reggono degli stendardi, e un gruppo di rappresentanti della congregazione in abito talare bianco e mantellina azzurra o rossa. Quattro di loro portano sulle spalle la pesante statua della Madonna sdraiata, circondata da quattro angioletti dorati. Seguono tutti i fedeli. La lunga processione sfila per il paese, sotto gli occhi ammirati della folla che osserva ai lati delle strade. Il corteo raggiunge la chiesa e la statua viene portata all’interno, mentre la folla si ferma sulla soglia.