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io ho una visione oggettiva della società, e credo che l’individuo all’interno di essa si trovi in una posizione passiva, cioè che l’essenza dell’uomo è riempita da materiali che provengono dalla società. Beh, invece l’oggetto di studio per me sono i fatti sociali, che non provengono dall’individuo stesso, bensì dalla società che lo influenza. Allora, quando parlo di fatti sociali mi riferisco a modi di sentire, pensare e agire che si pongono dall’esterno in maniera coercitiva sugli individui, e non sono casuali. La società ci ingabbia all’interno di strutture dalle quali noi non possiamo uscire, è infatti considerata come una ferita in un corpo compatto, provocando una lesione manifestata dalla presenza di fenomeni “perversi” come ad esempio il suicidio. Quindi un fatto sociale si può spiegare solo con un altro fatto sociale. Ed è futile andare a considerare l’interpretazione dei singoli individui. Secondo me il soggetto dell’azione non è l’individuo, ma la struttura della società. Infatti è questa a creare l’anomia dalla quale derivano gli atteggiamenti perversi. L’anomia è una conseguenza dell’incapacità delle strutture sociali di regolamentare i contesti d’azione. Comprendo ciò che dici a proposito dell’importanza delle prospettive individuali, ma ritengo che la società sia più di una semplice somma di individui. I fatti sociali esistono indipendentemente delle interpretazioni individuali. Beh... la religione potrebbe porre rimedio a ciò, in quanto contiene elementi di freno dei fenomeni perversi nelle persone. Il ruolo della religione salvaguarda l’individuo. Per me Dio è la società che trascende e opprime gli individui. invece, ero incuriosito da quale metodo utilizzassi nei tuoi scritti…