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FINANZA PUBBLICA Lo Stato non sono mette dei servizi istituzionali a disposizione dei cittadini, ma anche servizi di varia natura come l'assistenza medica, il servizio ferroviario... Nei secoli scorsi, la presenza dello Stato nell'economia è stata più o meno gradita: 1. Nel sistema liberista, la presenza dello Stato nell'economia doveva essere assente, per poter permettere ai privati di scegliere di entrare in un determinato mercato e di concorrervi liberamente (laissez faire e laissez passer), dove l'offerta di beni e servizi avrebbe trovato una corrispondente domanda (legge degli sbocchi) e dove si sarebbe realizzata la condizione di ottimo paretiano (dove si riesce a ottenere la massima efficienza produttiva senza dover aumentareo diminuire nessun fattore produttivo); 2. Nel sistema collettivista, la presenza dello Stato era richiesta per poter gestire i mezzi di produzione e per poter decidere le scelte economiche (pianificate in piani pluriennali) che dopo sarebbero state imposte alla popolazione; questo sistema nacque dopo la rivoluzione russa del 1917 dopo che Karl Marx si rese conto che il sistema liberale avrebbe portato solo all'arricchimento dei proprietari dei mezzi produttivi; 3. Nel sistema ad economia mista, creato da Keynes e nato dopo la crisi del '29, oltre a sostenere che è la domanda che genera l'oferta e che lo Stato deve sostenere la domanda nei periodi di recessione, sostiene che la presenza dello Stato richiesta solo nei casi in cui c'è finalità di giustizia sociale, quindi dovrebbe limitare e porre rimedio ai difetti del mercato e a regolamentare e controllare l'attività privata tramite incentivi, disincentivi e a volte anche offrendo beni e servizi per invogliare gli imprenditori a preferire alcuni comportamenti rispetto ad altri. In questo sistema lo Stato può intervenire di più o di meno a seconda dell'orientamento ideologico del governo in carica (i partiti di sinistra tendono a garantire la giustizia sociale, mentre quelli di destra l'orientamento liberale e conservatore). In questi ultimi anni c'è stato un tentato ritorno alle teorie liberali, che venne stroncato dalla crisi del 2008, evidenziando i pericoli del mercato libero. Lo Stato, per compiere qualche attività ha bisogno di fondi per farlo e ricorre alla finanza pubblica, dove riesce a reperire e amministrare le risorse monetarie per fornire ai cittadini beni e servizi. Il metodo principale con cui raccoglie fondi è tramite i tributi, somme di denaro versate dalla collettività sotto obbligo dello Stato. L'attività finanziaria pubblica presenta vari aspetti: economico: si preleva ricchezza dai privati, che avrebbero potuto destinare ad altro; politico: le autorità devono scegliere quali bisogni della collettività soddisfare: giuridico: i comportamenti richiesti ai cittadini si devono tramutare in norme giuridiche; La finanza pubblica è studiata da due discipline: la scienza delle finanze, dove si studiano i comportamenti delle autorità pubbliche (riferendosi alle entrate e alla spesa pubblica), le necessità e gli effetti delle scelte sulla collettività; l'economia pubblica, dove si analizza in maniera più ampia l'intervento pubblico nel sistema economico; leconomia pubblica può essere analizzata sotto l'aspetto microeconomico, dove si andrà a studiare i meccanismi che conducono alla perfetta allocazione delle risorse e all'equità distributiva, mentre analizzando la disciplina sotto l'aspetto macroeconomico si studieranno gli interventi volti a stabilizzare o accrescere l'economiaoa contrastare fenomeni negativi. L'economia pubblica svolge sia un'indagine positiva, perché cerca di capire i meccanismi che portano ad una scelta del settore pubblico, sia un'indagine normativa, per poter studiare e suggerire comportamenti auspicabili. Sotto il profilo normativo tende a confondersi con la politica economica, che studia gli interventi messi in atto dallo Stato per realizzare un particolare obiettivo. È complementare con la scienza della politica, che studia atti e aspetti politici dello Stato e di enti minori, e con la sociologia, che studia il comportamento della società. TEORIE SULLA FINANZA PUBBLICA Ci sono varie teorie a seconda delle concezioni che si hanno del soggetto pubblico: 1. La finanza neutrale, conseguenza delle teorie liberiste, sostiene che la finanza pubblica debba essere neutrale alla distribuzione del reddito e che il bilancio dello Stato debba pareggiare. In questa teoria, si sostiene che lo Stato debba finanziare la spesa pubblica in maniera limitata e tramite l'imposizione di tributi di tipo proporzionale (una % di tributi uguale per tutti) per non incidere sui risparmi e quindi sugli investimenti e sull'offerta. Questa teoria fu smentita perché gli economisti della scuola socialista sostennero che c'era bisogno dell'intervento dello Stato per garantire alle classi più povere delle condizioni di vita migliori; 2. La finanza della riforma sociale, nata dopo le riforme delle scuole socialiste, portò ad un sistema in cui lo Stato offriva beni e servizi necessari a chi ne aveva più bisogno, questo successe come conseguenza al cambio del sistema tributario da proporzionale a progressista e dalla riforma del sistema successorio (colpiva le eredità), prelevando ricchezza ai più ricchi tramite imposte più alte per poi fornire ai più poveri beni e servizi. Quando questo tipo di finanza riusci ad arrivare qui in Italia e all'inizio venne ignorato dala classe borghese, ma quando ci fu l'allargamento del censo, dove anche chi era proveniente da una classe povera poteva votare, la classe operaia e contadina riusci ad avere un rappresentante che portava in aula i loro problemi. Questo modello non portò un sistema nuovo ma invece si adeguÒ a quello liberista. Quando lo si cominciò ad adottare di più, ci si rese conto dell'importanza dello Stato perché poteva anche studiare e applicare manovre di politica economica per poter perseguire vari obiettivi o per correggere eventuali difetti del mercato; 3. La finanza dei sistemi collettivisti non prevedeva alcun prelievo ai privati poiché questi, essendo impiegati dello Stato, ricevevano ricchezza da lui e non godevano di alcuna risorsa privata, quindi l'operatore pubblico era colui che pianificava l'economia; 4. La finanza congiunturale richiede che lo Stato intervenga adottando una politica anticiclica, cioè applicando manovre volte a stabilizzare le fasi di depressione e di espansione del mercato. Quindi durante i periodi di depressione avrebbe aumentato la spesa pubblica e ridotto la pressione fiscale andando in deficit spending, mentre durante i periodi di espansione avrebbe ridotto la spesa pubblica e aumentato la pressione fiscale, realizzando degli avanzi di bilancio che, alla fine del ciclo economico, avrebbero portato il bilancio in pareggio; 5. La finanza funzionale, ispirata da Keynes, stabilisce che lo Stato è indispensabile per raggiungere certe finalità economico-sociali, dalla piena occupazione dei fattori produttivi (sviluppo) ai problemi di giustizia sociale (equità); come obiettivo principale aveva il raggiungimento del grado più elevato di benessere sociale nel breve periodo e per raggiungere ciò si serviva della finanza pubblica, questo però ha portato ad un crescente aumento del debito pubblico a causa della tentata soddisfazione dei bisogni collettivi, portando così a rivalutare l’importanza dello Stato, la sua portata e gli obiettivi. In molti Paesi si sta cercando di attuare un processo volto al ridimensionamento della spesa pubblica (spending review), dove si cerca di intervenire sulle modalità con cui si perseguono gli obiettivi di finalità sociale; 6. La finanza neoliberista sosteneva che lo Stato poteva intervenire nel mercato per corregerne i difetti ma non doveva influenzare la domanda e l'offerta.