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Sono nato il 10 novembre 1953 da papà Michele e mamma Carolina. La casa ed il suo calore erano affidate a mamma, mentre io trascorrevo le mie giornate con papà nel suo salone di barbiere. Mi sedevo sul telaio della bici portata da papà, ogni giorno era un’avventura. La mia infanzia è intrisa del profumo del sapone e dal suono dell’affilatura dei rasoi. Il barbiere del paese era la cantina senza vino, il ritrovo della società, tutti avevano una storia e qualcosa da raccontare, tra i temi più usuali ricordo il calcio e le donne. Nel periodo di natale regalavamo ai nostri clienti un calendario profumato con le più famose showgirl dell’epoca e dei più famosi attori. Io mi sono innamorato di questo mondo. A scuola disegnavo forbici e teste, quello era già il mio lavoro ma non arrivavo ancora alla sedia, era troppo alta per me. All’età di 10 anni però a quella sedia davo già del tu, mio padre mi permise di lavorare da un suo collega, che emozione. Poco dopo ho saputo che la 50 lire che percepivo in realtà mi veniva resa da papà stesso tramite il mio titolare. Una mattina ho camminato per km sui binari del treno, avevo perso il treno, per raggiungere Pompei, mamma mi fece una merenda per l’occasione, alle 7 del mattino arrivai nei pressi del santuario dove c’era il barbiere più rinomato. Lo stesso mi chiese se dovessi fare i capelli ed io gli risposi che ero li per lavorare. Pochi mesi dopo ero il punto di riferimento della clientela.