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Suor Veronica Barone, primogenita di cinque figli, nacque a Vizzini la sera del 15 dicembre 1856 dal conciapelli Francesco Barone e da Vincenza Lo Cicero. L'indomani ricevette il Battesimo e le fu dato il nome della nonna paterna Febronia. In famiglia spirava un dima di vita cristiana veramente esemplare; Febronia cresceva gracile, ma era sempre serena, spesso sorridente. Alla mamma, che le diceva di giocare con le altre bambine rispondeva: non te ne curare, mamma, non te ne curare. Le piaceva frequentare la chiesa, assistendo con pietà e raccoglimento sorprendenti a tutte le funzioni liturgiche. Il 3 ottobre 1861, affetta da una strana infezione cutanea, Febronia sì trova guarita istantaneamente dopo la visione di Santa Veronica Giuliani, che così le aveva parlato: vieni a me, piccina mia! Da quel momento ebbe altre numerose visioni, e il 13 luglio 1868 dopo la comunione nella Chiesa di San Giovanni, ad un tratto vede uscire dal crocifisso un'abbagliante splendore a forma di stella. Un mese dopo dalla stessa statua vede uscire dal cuore trafitto una gran luce e distingue una voce che le dice di prepararsi alla guerra. Di lì a poco giace sul letto in un mare di dolori, ma promettendo di iscriversi al Terzo Ordine Francescano, guarisce perfettamente. Ma altre prove non tardarono a venire: i demoni la torturarono a loro piacere; ora la percuotono e la lanciano per aria, ora la buttano sul letto e la legano fin quasi a soffocarla. Una volta, essendo esposto il santissimo Sacramento in San Giovanni Battista, levitò per un' ora intera. Negli ultimi anni della sua vita, adattandosi in certi periodi ad assaggiare solo un po' d'uva, si cibò soltanto della Comunione che le veniva amministrata ogni giorno. Dio la premiò col dono della profezia, con la conoscenza dei pensieri altrui e della rivelazione di quanto si cercava di occultare. Si spense dopo lunga malattia il 5 gennaio 1878. Due giorni prima aveva detto con precisione: domani l'altro mi troverò nella Chiesa dei Cappuccini.