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Amato, Ustica eccetera. Dietro tanto complottismo forse ci sono solo i conti di una vita di Michele Brambilla Una riflessione su rivelazioni che non sono rivelazioni: il peso dell’età e il senso di giustizia quando il tempo si fa breve. Qualche riga sul perché gli stragisti non si pentono mai 06 Settembre 2023 alle 10:26 Il peso dell’età, di cui ha parlato ieri Giuliano Amato, è qualcosa di rimosso, di quasi scomparso nell’attuale generazione, alla quale è stata inflitta la condanna di fingersi eternamente giovane. Si continua e addirittura si comincia a fare progetti per il futuro anche quando s’è varcata, e ormai da un pezzo, quella soglia sulla quale un tempo ci si fermava a guardare all’indietro: per fare un bilancio e magari per interrogare la propria coscienza. Ci illudiamo di essere immortali: ma nonostante i progressi della medicina, poco o nulla è cambiato da quando il salmista ammoniva che “di settanta anni è la vita dell’uomo / ottanta per i più robusti”. Il peso dell’età ha a che fare pure con una cosa praticamente depennata dal nostro vocabolario: il rimorso. O più semplicemente, il dubbio di dover presto render conto del bene e del male compiuto nel corso di una vita che ci è stata donata: dal Caso o da un Dio. Fino a quando la società è stata intrisa di cristianesimo, o comunque di un senso religioso, tutta la letteratura ci ha sempre presentato donne e uomini che, avvertendo il peso dell’età, hanno sentito il dovere di chiedere giustizia e la necessità di elemosinare misericordia. Perfino nei vecchi film americani, quelli con i buoni e i cattivi, c’è spesso qualcuno che si pente in extremis. Mi sono sempre chiesto come sia possibile che, delle centinaia di persone coinvolte a vario titolo nelle molte stragi che hanno stravolto l’Italia al 1969 in poi, non ce ne sia una che abbia sentito, in punto di morte, l’esigenza di dire “siamo stati noi”: una frase secca che ai familiari delle vittime avrebbe offerto almeno la soddisfazione della verità, e al colpevole stesso almeno un sollievo. Perché nessuno ha mai parlato? Perché non c’è stata una sola notte dell’Innominato fra coloro che sanno di piazza Fontana, dell’Italicus, di piazza della Loggia, di Ustica, della stazione di Bologna, del rapido 904 della notte di Natale 1984? Perché abbiamo avuto pentimenti nei brigatisti rossi e pure in qualche mafioso, ma mai negli stragisti? Lo chiesi un giorno a un ex terrorista nero e mi rispose così: le stragi le hanno ordinate i militari, e per un militare i morti in guerra sono un prezzo da pagare per un fine più alto; l’Italia in quegli anni si sentiva in guerra, tanto sangue innocente fu necessario, o almeno inevitabile, per scongiurare il pericolo che l’Italia diventasse comunista, o comunque per garantire altri equilibri internazionali. Ecco, per questo nessuno prova rimorso: perché pensa, in coscienza, di aver combattuto dalla parte giusta; di aver contribuito a un Bene superiore. Superiore perfino alla vita di tante povere e inconsapevoli pedine di un gioco più grande. È sicuramente questa la motivazione per cui anche per Ustica molti militari e perfino molti politici hanno taciuto e continuano a tacere. È la ragion di Stato. Lo disse anche l’ex ministro degli esteri Gianni De Michelis, lo disse davanti a una telecamera e il video è ancora disponibile su You Tube: “I familiari delle vittime di Ustica sono encomiabili nella loro ricerca della verità. Ma devono mettersi il cuore in pace perché nella vita di uno Stato ci sono cose che possono stare sopra il tavolo e cose che devono stare sotto il tavolo”. Ustica deve stare sotto il tavolo. Giuliano Amato non c’entra con il rimorso perché su Ustica non ha nulla da farsi perdonare: ma c’entra comunque con i conti di una vita, c’entra con un’esigenza di giustizia e di verità che si avverte più forte quando il tempo si fa breve. Parlando del “peso dell'età” Amato ha reintrodotto una vecchia categoria, quella dell’esame di coscienza, che appartiene anche ai laici. Perché Amato ha parlato solo adesso? È la domanda che tutti si fanno dopo l’intervista concessa a Simonetta Fiori di Repubblica; ed è una domanda che scatena un mondo ormai tragicamente malato di complottismo, di “chissà cosa c’è dietro”. Perché Amato ha parlato solo adesso? L’ex ministro socialista Rino Formica ha ipotizzato un’operazione visibilità per conquistare il Quirinale; altri una manovra di Vladimir Putin per screditare la Nato a pochi giorni da un altro aereo centrato da un missile, quello su cui volava Evgenij Prigozhin; altri ancora una pressione sulla Francia per chissà quali affari in ballo. E invece magari tutto è molto più semplice, c'è un uomo di 85 anni che si rende conto di non avere ancora tanti giorni davanti a sé.