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Tutti noi, nel nostro piccolo, abbiamo la possibilità di metterci in luce e di assumerci delle responsabilità con impegno e spirito di iniziativa. In campo sanitario, dove si vive a contatto con la sofferenza altrui, la competenza, la preparazione, l’abilità tecnica, l’energia, la presa di decisione, lo spirito di iniziativa, non sono sufficienti se non accompagnate da una profonda umanità, da un profondo rispetto per le esigenze altrui e dall’anteporre i bisogni e la sofferenza del paziente ai nostri. Ovviamente il contesto odontoiatrico ha un impatto emotivo neanche lontanamente paragonabile ad altri ambiti, pensiamo alle cure palliative, all’ambito oncologico, all’emergenza, contesti dove gli operatori fanno i conti ogni giorno con una sofferenza intensa, palpabile, ma questo non sottrae l’operatore odontoiatrico a fare i conti con alcune emozioni e reazioni spesso poco regolate e molto intense. Paura, dolore, frustrazione fanno da padrone nelle teste e nelle reazioni dei pazienti, tanto da condizionare la loro aderenza alla terapia e le loro “fughe” dallo studio. Responsabilità è fare anche delle scelte, decidere quali sono le priorità, prendere decisioni senza aspettare troppo e a volte anche con spirito di iniziative. Tra le responsabilità dell’ASO c’è anche quella di facilitare la presenza del paziente in studio e di fare in modo che la sua esperienza terapeutica sia il più possibile serena. Nel rapporto con i pazienti con una certa frequenza succede che riportino lamentele, dolore, fastidi che possono apparirci talvolta eccessivi o esagerati. Non dobbiamo mai sottovalutare la sintomatologia di un paziente. Il paziente non inventa, quello che può spesso succedere è che ci sia una certa variabilità fra pazienti diversi nella percezione del medesimo problema. La percezione e l’esperienza del dolore sono sempre soggettivi e fortemente influenzati da una serie di fattori emotivi e psichici. Il paziente vuole essere ascoltato e richiede un’attenzione e una partecipazione alla propria esperienza emotiva. Non facciamo l’errore di sottovalutare e svalutare anche involontariamente i vissuti del paziente. Nessuna risposta come “Ma non è niente, non si preoccupi” ma rassicurazione, disponibilità e cortesia. Solo così facendo risulterete realmente accoglienti con il paziente.