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Conosci il motto latino “Divide et impera”? Significa letteralmente “Dividi e conquista”, dividere per conquistare. Pare che a dirlo per la prima volta sia stato tal Filippo il Macedone, ma il potere oppressivo di queste due parole si è esteso ben oltre nei secoli! Il senso è presto detto: un popolo unito, una collettività unita è un ostacolo a chi vuole comandarla per i suoi fini personali. Al contrario, la divisione, la rivalità, la discordia dei popoli soggetti giova a chi vuol dominarli. Ti dice niente tutto questo? Abbiamo vissuto e viviamo tutta la nostra vita all’insegna della competizione. Siamo cresciuti all’interno di un sistema educativo basato sull’oppressione, sulle minacce, sul rincorrere i risultati che ci venivano prefissi dagli altri, cercando quanto più possibile di sgomitare e farci spazio sui nostri compagni di (dis)avventura. Ma se guardiamo alla natura, ciò che più si mostra adeguato alla sopravvivenza e all’evoluzione, è ciò che si muove come un insieme ben organizzato. E’ il gruppo, la cooperazione attiva e finalizzata ad un obiettivo di bene comune, a portare il successo e a garantire la sopravvivenza anche dei più deboli. Però non è questo che vuole chi comanda. Chi comanda vuole mantenere attivo e vivo in tutti noi il senso di separazione, di divisione, per aizzarci continuamente gli uni contro gli altri, per mantenerci sconnessi da quello che è il nostro vero potere. Qual è dunque il nostro vero potere? L’unione, anzi meglio ancora, la connessione funzionale. Non è infatti sufficiente mettersi tutti insieme come pecore a cercare di attaccare il potere costituito, quale che sia. Che si tratti di un’azienda che decide di chiudere, di un governo corrotto, di politiche economiche e sociali insoddisfacenti, il sistema della rivoluzione sociale ha una utilità limitata, lo abbiamo visto ripetutamente. Quello che può, invece, fare la differenza davvero, è imparare a connetterci fra di noi, ciascuno individuando e valorizzando le proprie peculiarità, le proprie caratteristiche uniche. Ciascuno connettendosi agli altri, mettendo “in rete” ciò che di meglio ha da proporre. Non in competizione, ma in collaborazione e connessione funzionale.