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13 novembre 1953 Caro Giancarlo, qui con me in ufficio ho portato la tua lettera del giorno 10, che ho trovato a casa a mezzogiorno. Come al solito, essa ci ha fatto molto piacere perché ci racconti cose interessanti e, soprattutto, perché con essa ci ridai la speranza che il tuo ritorno a casa non subirà ritardi. Dio lo voglia sotto tutti i punti di vista. Per te e specialmente per noi che da tanto tempo attendiamo il tuo ritorno. Ma a parte la faccenda dell’impiego fisso, ci sono io che aspetto il tuo ritorno perché non ho ancora perduto la speranza che tu non abbia a sottovalutare il mestiere che mi sono messo a fare, proprio nella speranza di creare un avvenire per te. Un avvenire assai remunerativo con una occupazione del tutto indipendente da firme, ed altre scocciature peggiori. Oggi è venuta l’ora dei periti onesti, mentre i disonesti, stanno perdendo terreno e tu hai difronte a te la gioventù, le mie conoscenze, la mia rettitudine che può aprirti la via ed un titolo di studio adatto al mestiere. Il mio lavoro aumenta gradatamente. Ti ricordi quando dicevo che mi sarei accontentato della media di una perizia al giorno? Ebbene, l'altro ieri ho avuto SETTE perizie. Non ho realizzato una gran somma? Circa 18 mila lire. Negli altri giorni, salvo qualche eccezione dovuta alla stagione calma, non mancano mai una o due perizie. Ma, quello che può essere il mio lavoro oggi non ha importanza. Quello che conta è quello che potremo avere in un prossimo domani. Vedi che oltre alle solite Compagnie, oggi servo pure le Assicurazioni Generali Venezia e l'Istituto Italiano di Previdenza. Cosa posso dire d'altro, caro Giancarlo, come esprimermi in modo che tu possa comprendere che per noi, fratelli tuoi compresi, quello che conta è che tu ritorni presto a casa. Temi che ti manchino i soldi per il fumare, per il cine e....per qualche cosa d'altro? Stai tranquillo che ciò non accadrà. Domenica 20 settembre 1953 Carissimo Giancarlo, forse tu avrai mugugnato per aver, in una intera settimana, ricevuto da noi una sola cartolina postale. Noi, dal canto nostro, abbiamo fatto altrettanto, poiché ci è giunta una sola illustrata con i tuoi saluti inviati all'arrivo a destinazione. Noi aspettavamo, per scriverti, di ricevere una tua lettera e poiché invece essa non è venuta, io mi sono deciso oggi a mandarti qualche riga di più. Acqua ne è venuta quasi tutta la settimana, specie di notte. Ieri mattina poi si è scatenato uno di quei uragani che ben di rado è possibile vedere. Tuoni e fulmini e acqua da non dire. Allagamenti in tutta Genova, con danni enormi ai magazzini e ai negozi. Straripamento del Bisagno il quale poco prima del cavalcavia di Brignole, ha rotto gli argini trasformando la Piazza Verdi, Piazza della Vittoria, e tutte le strade che da esse si dipartono, in torrenti impetuosi che tutto trascinavano verso il mare. Alla fine, è rimasto un palmo di fango che a tutt'oggi, spazzini e pompieri cercano di far scomparire con getti d'acqua. I pompieri poi, lavorano notte e giorno a prosciugare, magazzini e cantine. Un vero disastro per tanta gente. E poi sono troppo solo. Meno male che nell'Ufficio vicino al mio, c'è la Navalmeccanica dove ci sono persone molto buone, con le quali scambio qualche parola. Per domani ho già accaparrato due perizie di sabato. Una vettura tranviaria e una topolino. Spero che in giornata capiti ancora qualche cosa.