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La funzione genitoriale è una funzione complessa che implica la capacità di comprendere i bisogni dell’altro, di proteggerlo, di accudirlo riconoscendone la soggettività, mostrando competenze di cura a livello fisico e affettivo-relazionale, nonché l’attivazione del proprio mondo rappresentazionale. E’ una funzione che si acquisisce molto gradualmente nel tempo e affonda le sue radici nelle prime fasi di sviluppo, nel periodo in cui inizia l’acquisizione delle competenze intersoggettive e della teoria della mente, che permette al piccolo una sempre maggiore comprensione dei bisogni dell’altro e tendenza a trovare soluzioni per soddisfarli. Tali competenze si sviluppano grazie agli scambi con le figure di accudimento, che permettono la creazione di schemi di interazione, schemi di “stare con” (Stern, 1985). Tali schemi costituiscono la struttura attraverso cui il bambino costruirà il proprio modello interattivo e relazionale dell’incontro con l’Altro che ripeterà nelle relazioni fondamentali nel corso della vita. Tali schemi sono costruiti sulla base delle caratteristiche specifiche del bambino (il livello di sviluppo, il temperamento, i tratti fisici e psicologici) ma anche sulla base della qualità delle risposte interattive ed affettive dell’adulto. È pertanto un sistema bidirezionale che attiva un processo in cui interazione reale e fantasmatica del bambino e dell’adulto costituiscono la base della relazione (Beebe, Lachman, 2002). Le sequenze ripetute di questi scambi interattivi e delle emozioni ad esse connesse, innescano il processo dello sviluppo affettivo-emotivo-cognitivo di una funzione che si riconoscerà in seguito anche nel gioco con gli oggetti e con i pari, nell’adolescenza e nella genitorialità, nella capacità di provvedere all’altro, di riconoscerne l’aspetto e il funzionamento corporeo e mentale. Lo sviluppo della capacità genitoriale influisce sullo sviluppo della persona e viceversa, la storia individuale modifica e determina le sue competenze genitoriali. Caratteristiche fondamentali della funzione genitoriale sono: • L’AUTONOMIA. • LA PROCESSUALITÀ. • L’INTERSOGGETTIVITÀ. AUTONOMIA. La genitorialità è una funzione autonoma da altre funzioni individuali o affettivo relazionali della persona e può rimanere integra anche dinnanzi a difficoltà e disfunzioni in altri ambiti di adattamento. Ad esempio, come meglio approfondiremo in altre lezioni, un genitore affetto da patologia individuale può mantenere un buon livello di cura e sensibilità verso il bambino, seppure difficilmente mostrerà tali competenze in modo stabile e continuativo; viceversa, un adulto ben integrato e adattato può in alcune fasi di vita proprie e del figlio non avere le risorse necessarie per attivare adeguate competenze di cure. PROCESSUALITA’. La funzione genitoriale è una funzione processuale: la capacità di cura si attiva per la storia, la ricettività e la sensibilità di ognuno rispetto ad una particolare esperienza relazionale e non è data una volta per tutte e valida in ogni condizione. INTERSOGGETTIVITA’. La funzione genitoriale è una funzione intersoggettiva: si struttura in base ai sistemi intersoggettivi degli individui in interazione. Le capacità di cura si co-costruiscono in un processo di continua interazione con l’altro a cui l’adulto deve fornire cura, il bambino, e sono in interdipendenza con le sue caratteristiche fisiche, temperamentali affettive, etc...in un processo di continua azione e retroazione in cui il contributo di entrambi i partner dell’interazione struttura il contesto che caratterizzerà la relazione tra i due (Beebe, Lachmann, 2002). LEZIONE 3 ( SLIDE 49) LA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE GENITORIALI N.B. La Lezione 3 è da studiare sulle slide e sul volume di Simonelli, cap 1 “La funzione genitoriale” di Simonelli pp 12-21. La valutazione delle competenze genitoriali Esistono due tipi di concezione di funzione genitoriale: 1) Nei termini di rappresentazioni (Stern, 1995) che si creano nelle interazioni ripetute genitore-bambino 2) Nei termini di interazioni adulto- bambino (Sander 1983). La concezione che i differenti autori possiede della funzione genitoriale si connette all’impiego di strumenti e tecniche di valutazione differenziati e ha dato vita a paradigmi osservativi della qualità della interazione e della relazione diversi. In entrambi i casi (come rappresentazione o come interazione) le informazioni raccolte dall’osservazione si integrano con la valutazione clinica dello stato mentale del bambino e dell’adulto per poter operare scelte mirate sulla modalità relazionale, su cui basare comprensione e interventi terapeutici. FUNZIONE GENITORIALE COME RAPPRESENTAZIONI. Chi si è focalizzato sulle rappresentazioni si è interessato alla fase della gravidanza e del post partum, intendendo le rappresentazioni come l’insieme di idee, affetti, aspettative che l’adulto possiede e che riattiva relativamente al sé e al partner, alle proprie figure di riferimento e al bambino, che identificano un’organizzazione mentale e affettiva specifica della condizione genitoriale, attiva prima della nascita del figlio e in evoluzione nella fase successiva della relazione. Lo strumento di analisi delle rappresentazioni è la narrazione, mediante cui si può leggera la storia del percorso verso la genitorialità. In tale approccio infatti si ritiene che le esperienze vissute strutturino modelli mentali che verranno ripetuti e applicati a successive relazioni e che possono essere indagati mediante i racconti, intesi come comportamenti osservabili di tali strutture. Esistono differenti tipi di strumenti narrativi che differiscono per il grado di strutturazione: dal colloquio, alle interviste e i questionari, più sistematici e ripetibili. Un esempio è l’intervista sulle rappresentazioni materne in gravidanza (IRMAG di Ammaniti et al., 1995; Mate-R di Fava Vizziello e Invernizzi, 1997) che valuta la qualità delle rappresentazioni genitoriali sia prima della nascita sia nel corso della costruzione della relazione con il bambino nei primi mesi di vita mediante la forma narrativa, ossia la comunicazione che l’adulto costruisce del proprio mondo rappresentazionale, condividendola nel colloquio con l’altro. FUNZIONE GENITORIALE COME INTERAZIONI. Chi intende invece la funzione genitoriale come interazioni si avvale di strumenti di osservazione e di valutazione della qualità dello scambio precoce tra adulto e bambino. Ne esistono differenti forme, a seconda della definizione del costrutto, dell’età del bambino, degli obiettivi dello studio e degli aspetti specifici dell’interazione. La caratteristica che accumuna le differenti procedure di osservazione è la scelta di variabili di tipo comportamentale (del bambino, dell’adulto o della relazione) come focus della misurazione, intese come espressione della funzione genitoriale e degli effetti sui figli. Adottare il paradigma delle rappresentazioni o delle interazioni modifica anche il tempo in cui viene effettuata la valutazione: le rappresentazioni genitoriali possono infatti essere valutate già in gravidanza, mentre l’osservazione dei comportamenti richiede la presenza del bambino. Questi due approcci tuttavia si basano su un assunto diadico di genitorialità, venendo tutt’al più ripetute per la diade madre-figlio e padre-figlio e confrontate, ma non prevedono l’interazione triadica che è invece diventata oggetto di attenzione di autori successivi.