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La comune pianta d'appartamento, Cyperus alternifòlius, è un falso papiro; il papiro vero appartiene alla specie botanica Cyperus papirus. Per indicare la pianta di papiro e il supporto scrittorio, i Greci utilizzavano due termini: il più antico (byblos) deriva dalla città fenicia di Byblos, centrale nella diffusione della carta di papiro dall’Egitto al resto del Mediterraneo ed all’Oriente. In età ellenistica si affermò la parola papirus. Da byblos deriva Bibbia, il libro dei libri: nella nostra lingua, biblio, è il primo elemento di termini composti come biblioteca, bibliofilo, bibliografia, ecc. Da papiros derivano papiraceo, papirologia “scienza che studia gli antichi papiri”, papirologo, “studioso di papirologia” e le parole tuttora in uso in lingue europee per indicare la carta: papié (francese), papèl (spagnolo e portoghese), paper (inglese), Papier (tedesco). Oggi la parola papiro può significare carta, libro, documento, parte di un’opera, ecc. Nei secoli passati il papiro era diffuso anche in Sicilia e in Calabria, ma ora è praticamente scomparso, ad eccezione della popolazione presso la sorgente Ciane, vicino a Siracusa. Il papiro è un’erba perenne dotata di rizoma e fusto eretto alto fino a 5 m a sezione triangolare; le foglie sono presenti solo sui getti sterili e sono larghe fino a 8 mm. L’infiorescenza è ombrelliforme; le spighe fioriscono da luglio a settembre, sono lanceolate e il frutto è un achenio, cioè un piccolo frutto secco che non si apre a maturità. Dal punto di vista dell’adattamento alla vita acquatica il papiro si definisce elòfita: solo le radici e le parti inferiori del germoglio stanno nell’acqua, mentre gli apparati vegetativi e riproduttivi sono emersi. La pianta vive nelle aree umide dell’Africa tropicale, habitat fortemente minacciato da vari fattori: inquinamento dovuto alle attività umane, taglio e raccolta della pianta per il suo sfruttamento. Il papiro è stato adoperato fin dall’antichità non solo per produrre i supporti per scrivere ma anche per altri scopi: uno (tuttora in uso in alcune regioni africane) riguarda la fabbricazione di piccole imbarcazioni realizzate con fasci di fusti legati assieme e utilizzate per la pesca e la caccia. Le fibre ottenute dal fusto, intrecciate fra loro, erano impiegate per la fabbricazione di corde, calzature, cesti, recipienti, stuoie e vestiti. Il rizoma era sfruttato come combustibile; come cibo erano usati - crudi o cotti - sia il midollo che le parti inferiori del fusto ed il rizoma. Si riteneva che il rizoma e la cenere ottenuti dagli steli avessero proprietà medicinali. Attualmente si considera l’eventualità di impiegare il papiro nella depurazione delle acque per la sua capacità di assorbire metalli pesanti, azoto e fosforo.