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La poetica Manzoniana Manzoni è lontanissimo dal Romanticismo fantastico tipico dell'Inghilterra e della Germania. Per lui, la storia è il fondamento più sicuro su cui muoversi. Manzoni precisa che la storia e la poesia si integrano perfettamente: la prima fornisce il «vero storico», ci fa conoscere i grandi eventi realmente accaduti e i grandi personaggi realmente esistiti; la seconda produce il «vero poetico», descrive i sentimenti provati dai protagonisti della storia. E se nelle tragedie questi protagonisti sono ancora aristocratici, con il romanzo diventano personaggi di condizione umile. I Promessi Sposi Nella sua ricerca di un pubblico sempre più vasto, Manzoni pervenne inevitabilmente al romanzo, un genere destinato a un'ampia diffusione fin dalla nascita. Il romanzo moderno era infatti nato all'inizio del Settecento in Inghilterra come genere di evasione per la classe borghese, che vi vedeva rispecchiati i valori di intraprendenza, senso dell'avventura e visione razionale della vita. In Italia, dove la classe borghese era praticamente inesistente, il romanzo non esisteva ancora. In particolare, Manzoni scelse il sottogenere del romanzo storico, in cui l'azione è ambientata in una cornice di fatti realmente avvenuti in un'epoca passata. La storia della vicenda è divisa in trentotto capitoli raggruppabili in macro-sequenze narrative intervallate da lunghe digressioni. Il primo blocco si svolge nel paesino di Renzo e Lucia, che non possono sposarsi perché il parroco don Abbondio è stato minacciato da don Rodrigo, potente signorotto locale invaghito della ragazza. Malgrado l'aiuto di padre Cristoforo, confessore della ragazza, i due sposi e Agnese, madre di Lucia, devono fuggire dal paesino. • Il secondo blocco è introdotto da un lungo flashback sulla vita di Gertrude, la monaca di Monza, presso la quale Lucia e Agnese trovano ospitalità. Renzo va invece a Milano, dove resta coinvolto nei tumulti del popolo affamato per la carestia ed è costretto a fuggire verso Bergamo, inseguito dalla polizia. • Una seconda digressione introduce la figura dell'innominato e il terzo blocco. L'innominato dovrebbe far rapire Lucia dal convento di Monza per consegnarla a don Rodrigo, ma essendosi pentito e convertito grazie al cardinale Federico Borromeo, la libera. Intanto il quadro si allarga, e alle disgrazie private dei due giovani si aggiungono quelle collettive della carestia, della guerra e soprattutto della peste, oggetto della terza digressione. • Nell'ultimo blocco i due promessi sposi si ritrovano nel lazzaretto di Milano, il grande ricovero per le vittime del contagio, dove Renzo perdona don Rodrigo, che muore di peste. Finalmente Renzo e Lucia si possono sposare; abbandonano il luogo natio a causa dei tristi ricordi e si trasferiscono in un altro paesino, ma tra pettegolezzi e difficoltà devono andarsene anche da li e stabilirsi presso Bergamo, dove crescono i figli con l'aiuto di Agnese. I personaggi Manzoni inserisce nel romanzo personaggi realmente accanto ad altri, come i protagonisti Renzo e Lucia, sebbene siano inventati. I protagonisti del romanzo, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, sono di condizioni umili, sebbene non misere: lavorano come operai nella filanda, ma hanno qualche risparmio e Renzo ha anche un piccolo terreno. Don Abbondio, invece, è cristiano solo in superficie, perché bada solo al proprio interesse e non ha il coraggio di difendere i suoi parrocchiani. Tre personaggi tipicamente romantici attirano maggiormente l'attenzione di Manzoni per la loro complessità interiore: padre Cristoforo, Gertrude e l'innominato. Padre Cristoforo è stato un giovane viziato e sfaccendato; Gertrude, costretta a farsi monaca, ha un amante ed è complice di atroci delitti; l'innominato, temuto da tutti per la sua crudeltà ma in piena crisi spirituale, si con verte al bene con l'aiuto decisivo di Federico Borromeo, un cardinale dalla vita impeccabile.