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B.r.a.n.d. Il favore accordato agli acronimi dal mercato (BMW: Bayerische Motoren Werke, CNN Cable News Network, FIFA: Fédération Internationale de Football Association) in termini di awareness, recognition, recall, loyalty eccetera, è innanzitutto legato alla leggibilità. Il vero valore aggiunto, in questo caso, è quando l'acronimo forma una parola esistente comune ma coerente e rilevante con il prodotto (INTEL da Integrated Electronics; TIME è The International Magazine of Events; ERASMUS sta per European Community Action Scheme for the Mobility of University Students). Per quanto riguarda infine i brand che prendono il nome dal loro fondatore vale molto di quanto già detto; un esempio per tutti: nella tripla R di Ferrari vibra e romba un motore da 700 cavalli. Il mio suggerimento qui è provare a giocare con l'(auto)ironia. Se per esempio il sottoscritto anziché sedere dietro una tastiera fosse a capo di un calzaturificio non avrebbe alcun dubbio: "Calza. Le tue scarpe"! Se la rosa avesse un altro nome Chi come il sottoscritto è nato al marketing quando le "P" erano ancora solo quattro, ha sempre recitato il mantra del "Product is King". Oggi che le cose sono molto più complesse, e non mi vergogno ad ammettere che qualche volta fatico a raccapezzarmi, sento dire: "A birilliant copy doesn’t make a trend". Se non è zuppa è pan bagnato: un buon nome non può far vendere un prodotto scadente, quanto meno non sul lungo termine. Per un po', magari, il mercato riesci anche a imbrogliarlo, ma poi se ne accorge: non è così tonto come a volte può sembrare. In senso opposto, un nome sbagliato può banalizzare un buon prodotto o la buona idea per un brand, e ostacolarne il successo. Specialmente oggi che il web si è democratizzato e "la gente" ha acquisito un diritto di parola sin ora inimmaginabile (e ama da morire esercitarlo). Il "cliente digitale" infatti, sia esso in versione eCommerce o soltanto eComment, recensisce, posta, blogga e segue le pagine dei brand senza sapere di aver trasformato la comunicazione di marca in un racconto quasi tra pari. Senza consapevolezza del proprio ruolo nell'ecosistema della relazione con il brand, nel bene e nel male. Per questo l'impresa non può permettersi di perdere il controllo dello scambio alla base del sentiment per il prodotto. E tutto comincia da un buon nome.