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Entriamo nella sala dove sono esposti i “collage e immagini ritagliate” opere nelle quali Migliori affronta una rilettura e una rielaborazione delle immagini, affidate alla dilatazione dello spazio che intercorre tra i suoi elementi costitutivi, (persone e cose), per facilitare l’individuazione e l’osservazione di ogni frammento, obbligando chi guarda, a soffermarsi sull’ambiente circostante e su ciascun personaggio. In qualche caso, come nella fotografia di Lucio Saffaro, Migliori offre, attraverso il suo stordente collage, una sua straordinaria, penetrante interpretazione della poetica dell’artista, affascinato dai frattali e dalle geometrie. Vediamo anche Controtempo blu del 1977, “i protagonisti, di una sorta di performance alla Galleria Blu di Milano, mostrano ciascuno un ritratto. La sequenza si srotola nella individuazione progressiva di nuovi protagonisti che entrano in scena, in una sorta di ideale passaggio di testimone”; e, a fianco, le “immagini accostate di Antonio Gades”, celebre ballerino e coreografo spagnolo. Nella sala vengono anche proposte due immagini realizzate da Migliori grazie al grande caleidoscopio da lui progettato e costruito a mano nello studio. Nel 2006 gli fu chiesto di partecipare a un evento, Shootgames, in cui a un fotografo veniva chiesta la rappresentazione dell’acconciatura che un parrucchiere realizzava appositamente. Il modo per rendere la totalità della pettinatura, restituirla in un’unica immagine contemporaneamente, creare in un certo senso la tridimensionalità, poteva essere tradotto solo per mezzo di un gioco di specchi e per questo pensò a un grande caleidoscopio in cui far entrare la modella. Da questo è nata una serie di ritratti che alcuni critici definiscono barocchi, da cui il titolo della serie. Il caleidoscopio di Nino Migliori è una sorta di pozzo le cui pareti di specchio rifrangono e moltiplicano la visione, così che un corpo e un volto vengano visti da diverse prospettive: in sostanza lo sviluppo di un’idea “cubista”. L’artista sale sulla sommità di una scala e, guardando nel fondo, fotografa dall’alto