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Lo storico Jacques le Goff spiega l'attualità del santo di Assisi Nella periferia parigina vive uno dei maggiori storici viventi, Jacques le Goff, 74 anni. Per motivi di salute non concede da tempo interviste, ma ha fatto una deroga al giornalista Giovanni Serafini per parlare di San Francesco, che considera uno dei personaggi più affascinanti della storia. Professor Le Goff, lei ha studiato per decenni la figura di San Francesco e ha appena pubblicato da Gallimard un libro che è il frutto di ricerche avviate dal 1967: ritiene che San Francesco possa considerarsi un modello per l'uomo del Duemila? Indubbiamente: vedo in lui il punto di partenza cui dovrebbe ispirarsi la nuova umanità. San Francesco fu un rivoluzionario, non un distruttore; fu un ecologo ante litteram, un poeta, un grande artista, un pensatore e insieme un essere gioioso, solare, che visse in piena comunione con Dio e con la natura. Lei è abituato a considerare gli avvenimenti come "la schiuma della storia", come grosse bolle che bisogna far scoppiare. Afferma che bisogna esplorare le profondità del passato per cogliere la sostanza più vitale e segreta del presente: che cosa ha scoperto su san Francesco? In primo luogo che è stata data di lui un'immagine per molti aspetti falsa. Falsa? Si è cercato di cancellare, o di far passare in secondo piano, la sua enorme carica rivoluzionaria, che non piaceva né alla Chiesa né al suo stesso ordine. In che senso san Francesco fu un rivoluzionario? Fu un personaggio molto scomodo. Entrò apertamente in conflitto con i prelati del suo tempo, in particolare con la Curia pontificia, ma senza mai cedere alla tentazione dell'eresia, rimanendo all'interno dell'istituzione. La Chiesa cercò di ricuperarlo e, fatto assolutamente eccezionale per il XIII secolo, lo canonizzò nel 1228, appena due anni dopo la sua morte, per evitare che ci fossero discussioni sulla sua santità. Altro avvenimento eccezionale, la decisione presa nel 1260 dall'assemblea dell'ordine francescano di affidare al ministro generale dell'ordine, il futuro San Bonaventura da Bagnoregio, il compito di scrivere una "vita ufficiale" di san Francesco. Non basta: si decise che, una volta terminata questa, sarebbero state distrutte tutte le precedenti, dal momento che offrivano testimonianze non sempre gradite alla linea ufficiale della Chiesa. E Bonaventura si piegò all'ordine impartito? Sì. Scrisse una vita di san Francesco che non era "né carne né pesce": per dirla con parole moderne scrisse una biografia che non era né di destra né di sinistra, ma semmai di centro. Ma raccontò cose vere o no? La sostanza era autentica, ma il risultato appariva fortemente edulcorato: ne usciva un San Francesco non troppo ribelle e non troppo contestatore, come voleva la Curia. Professor Le Goff, com'era il vero San Francesco? Bisogna situarlo nel fermento religioso e sociale della sua epoca per rendersi conto di come rappresenti un modello ancora attuale per l'umanità. Nel momento in cui si assisteva alla grande diffusione dell'economia monetaria, lui si pose il problema della moralizzazione del denaro. Criticò l'invadenza della gerarchia e si chiese se il sapere non fosse una forma di ricchezza e di potere che bisognava sempre tenere sotto controllo. Allo stesso tempo - ed in questo è stato un uomo nuovo - voleva che si apprezzasse, si onorasse e si amasse tutto ciò che Dio aveva creato, compresi gli animali e la natura: fu anche precursore degli ecologisti. A differenza dei monaci del suo tempo, che si richiamavano alla penitenza e al pianto, fu un uomo che amava ridere e che domandava a tutti i cristiani di essere persone gioiose e sorridenti, fiduciose nonostante le miserie fisiche e morali. (da Il resto del Carlino, 16 gennaio 2000)