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Capitolo 45 Ad ognuno il suo Lo studio di meditazione del Monaco Shao Lin che aveva condiviso per un certo tempo con Destiny si trovava in una traversa della King's Road una delle strade principali di Chealsea che lo attraversa fino alla Sloane Square. La zona è molto trafficata ci si muove quasi in anominato e inosservati tra la gente presa da propri impegni. Palmer si inserì lungo la traversa fino ad arrivare davanti ad un portone in legno massello con delle incisioni a rilievo di animali fantastici. I cinesi sono abilissimi incisori e posseggono una fantasia creativa illimitata nel rappresentare animali di improbabile esistenza ma frutto dell’immaginazione stimolata dalle paure interiori. Come se non bastassero gli animali conosciuti e quelli ancora sconosciuti che si stanno via via scoprendo, l ’Uomo sente il bisogno di inventarne di nuovi. E non è un bisogno recente, dall’antichità, infatti, il panorama delle bestie fantastiche è quanto mai vasto e tende a prosperare anche nella letteratura della fantascienza. Draghi dalle fauci fiammeggianti, denti acuminati, lingue biforcute, squame taglienti zampe ed artigli insanguinati queste immagini possono rappresentare due stati psichici da una parte l’aggressività e dall’altra la difesa. Quel portone esprimeva l’interrogativo di una atrocità convulsiva della debolezza umana. Palmer davanti a quell’ingresso provò, al pensiero di Mei Lin, una profonda tristezza, una ferita ancora aperta e che nessuna vendetta personale poteva difficilmente rimarginare. Fu la telefonata della segretaria di Lord Richard Murray che lo distolse, Lady Baker con voce dolce ed aggraziata gli comunicava un appuntamento fissato nel tardo pomeriggio presso gli uffici del Mi6 per conferire con Lord Murray. Lo squillo del cellulare lo fece desistere dall’intenzione di varcare la soglia ben protetta da quel portone che, pur senza insegna, dava ad intendere quale mondo si celasse all’interno. Decise di telefonare a Destiny. “Il Commissario Palmer, che piacere sentirti, quale motivo presumo gravissimo ti induce a telefonarmi?”. Nella voce di Destiny vi era n po’ di sarcasmo o forse rancore dovuto al fatto che dall’ultima notte insieme Palmer non si era fatto più vivo. “Scusami Destiny, nessun motivo grave, anzi credimi con sincerità ho un momento di confusione mentale, sono convinto che tu mi possa capire, se c’è una cosa che mi distrugge è non riuscire a prendere una decisione restando nel dubbio di una scelta giusta!” “Ed io potrei aiutarti? La cosa mi gratifica molto non immaginavo avessi tutta questa considerazione per me, sei stato impressionato dalla mia cucina ? o forse come scopo? Palmer rimase perplesso dalle parole che erano state proferite in maniera diretta come una accusa per aver avuto un atteggiamento un po’ scostante dopo quei momenti di intensa sensualità che li aveva uniti. Coinvolgere i sentimenti per Palmer era ancora prematuro anche se era abbastanza predisposto ma non era facile cancellare il passato. Perché aveva telefonato a Destiny? Quella donna era speciale e nella sua vita aveva vissuto momenti drammatici coperti ancora dal mistero di una natura nonostante tutto selvaggia. “Mi dispiace che tu debba pensare questo di me, nel nostro lavoro immersi nella quotidianità da vicende drammatiche troppo sovente si perde il senso della vita, il senso della bellezza offerta dalla natura, dall’alba al tramonto preludio di una notte rigeneratrice, in quel poco tempo che abbiamo trascorso insieme mi hai fatto riscoprire quei valori il cui ricordo si perde nel tempo quando in marina a bordo della mia nave la prua entrava nelle onde imponenti come montagne una dopo l’altra inesorabili per poi abbandonarsi in una calma piatta di un oceano enorme senza approdi. Eppure non mi sono mai sentito solo anzi protetto da quella forza della natura. Ma la solitudine più dolorosa è quella che ti arriva dall’anima, non trovi sollievo se non un po’ di conforto che ti porta qualche ricordo incancellabile.” Destiny rimase ammutolita da quelle parole, che evidenziavano in Palmer una sensibilità fino a quel momento a lei sconosciuta, l’uomo sicuro di se era anche fragile, in quel momento avrebbe voluto darle un tenero bacio sulle labbra ma riuscì solo a sussurarle un tremolante “Scusa”. Entrambi avevano ricevuto l’invito all’appuntamento con Lord Murray e decisero quindi di andarvi insieme. Chiusero la comunicazione accordandosi che Destiny sarebbe passata prendere Palmer nel suo ufficio. Londra si apprestava al tramonto, i primi fari delle macchine si incrociavano percorrendo i grandi viali alberati della city dall’asfalto lucido dell’umidità dell’autunno imminente. La Ferrari arrivò davanti al cancello del Blocco K dove erano gli uffici del MI6 ed in particolare quello di Lord Murray, che si aprirono immediatamente per poi richiudersi sul rombo degli scarichi della vettura di Destiny. L’ascensore si apri proprio dinanzi a Lady Mary Baker che impeccabile in un tailleur firmato Valentino unico eccesso che si concedeva in fatto di firme, li fece accomodare per poi annunciarli via interfono a Lord Murray. Palmer invitò Destiny ad entrare per prima nel sobrio ufficio di Lord Murray che non esitò a salutarlacon un elegante e galante baciamano mentre Palmer affiancatosi a Destiny tese le dita alla fronte in contemporanea con un secco e deciso schiocco di tacchi. Lord Murray, non refrattario a certi dettagli di bon ton espresso in un luninoso e sincero sorriso “Signori è un piacere prego accomodatevi” indicando le poltrone ed il divano accanto alla scrivania.