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Comune di Napoli. Teatro San Carlo. Presentazione a firma del Direttore generale Teatro di San Carlo di Napoli: Emanuela Spedaliere. L’ingresso a Napoli del primo re aragonese Alfonso V, el Magnanimo, avvenuto nel 1443, fu immortalato nel frontone del Castelnuovo tuttora visibile, dove compare accompagnato dai musici della cappella reale. Questo organismo divenne, alla fine del secolo XV, la più splendida compagine musicale del tempo, con oltre 40 musici di tutta Europa. Venivano mandati appositamente messi per reclutare i migliori cantori e strumentisti e si stipulavano accordi tra le corti. Particolarmente intensi furono gli scambi musicali con la corte sforzesca di Milano, compresi i danzatori e i compositori specializzati nel ballo. L’ingaggio di cantori e musicisti poteva addirittura cagionare incidenti diplomatici fra le corti, con il rischio di far deteriorare i loro rapporti sempre un po’ precari. È quanto accadde tra il 1472 e il 1473 a causa del tentativo del duca Galeazzo Maria Sforza di portare dei canterini della corte aragonese nel capoluogo lombardo. A Napoli giunse tra gli altri Johannes Tinctoris, il più importante teorico del tempo, e nel 1478 per due anni anche il lombardo Franchino Gaffurio che stampò a Napoli il suo trattato Theoricum opus musice, la prima opera di teoria musicale mai stampata in Italia, e subito dopo tornò a Lodi e Milano. Sotto Galeazzo Maria, la reggenza di Bona, Giangaleazzo Maria e soprattutto dello zio e tutore di quest’ultimo, Ludovico il Moro, furono reclutati a Milano alcuni dei migliori musicisti del tempo, e si può dunque immaginare lo sfarzo del confronto sonoro procurato dal matrimonio tra il duca Giangaleazzo Sforza, allora appena ventenne, ed Isabella d’Aragona, figlia di Ippolita Sforza e di Alfonso secondo, previste nel 1488 e rinviate al 1490. Lo sposo chiese di essere accompagnato nel suo viaggio a sud dai famosi musici milanesi perché ‘niuna cosa possemo abere, la quale per via ne ddaghi mazore piacere’ ed ‘alla giunta nostra a Napoli ne sarà onorevole’. Fu probabilmente per questa occasione che re Ferrante cercò di potenziare i fiati della sua cappella musicale napoletana. Chiese infatti di inviare da Milano ‘pifari, sordine, tamborini, dopini, corni e tutti quilli altri instromenti con li quali se accordano’. Ma poco dopo, nel 1491, Ludovico il Moro consolidava il proprio potere con una serie di matrimoni sontuosamente celebrati. Nel 1500 Isabella d’Aragona lasciò Milano trasferendosi nel suo ducato di Bari dove, insieme a sua figlia Bona destinata poi a un fulgido destino come sposa del re di Polonia, riuscirà a creare una splendida corte, e continuando a frequentare le feste sfarzose organizzate nei palazzi di Napoli, come racconta l’anonimo romanzo a chiave ‘La question de Amor de dos ennamorados’, pubblicato nel 1513 a Valensia, dove nel frattempo era stata esiliata l’ultima sopravvivenza della corte aragonese di Napoli. Bisognerà attendere 234 anni perché Napoli torni ad essere capitale di un regno con Carlo di Borbone, il cui primo atto fu la costruzione del Teatro di San Carlo che ne porta il nome. Anche in nome di questi illustri precedenti storici di scambi artistici nord-sud, il San Carlo aderisce volentieri alla Mostra “Sulle orme di Ludovico il Moro”. Fotografia 1. Tavola con suonatore d’organo da Franchino Gaffurio, Teorica opus musice. Prima edizione, Napoli 1480. esemplare conservato nella Biblioteca del Conservatorio di Napoli. Fotografia 2. Il Castelnuovo di Napoli, sede della corte e degli spettacoli dei sovrani aragonesi, dalla Tavola Strozzi, Datazione: metà XV secolo. Napoli, Museo di Capodimonte. Fotografia 3. Ritratto di Bona Sforza in ‘De Sigismundi regis temporibus’, Cracovia 1521. Dal volume Bona Sforza regina di Polonia e duchessa di Bari, Roma, edizioni Edicomp.