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Comune di Milano. Presentazione a firma dell’Assessore alla Cultura Comune di Milano: Tommaso Sacchi. L’adesione al Comitato Promotore Celebrazioni Ludovico il Moro, a 570 anni dalla nascita del Duca, rappresenta per il Comune di Milano il naturale proseguimento di un percorso di valorizzazione e promozione del territorio attraverso la cooperazione virtuosa tra Enti, Istituzioni e luoghi della cultura, sostenuta da una rete di relazioni che già nel 2019 ha dato vita a “Milano Leonardo 500”. In questa mostra fotografica promossa dal Comune di Vigevano, si è scelto di omaggiare l’eccezionale legame delle nostre due città con il Moro attraverso la selezione delle immagini di tre opere conservate al Castello Sforzesco di Milano. La prima è certamente la Sala delle Asse, dove Leonardo da Vinci dipinse l’illusionistico pergolato di gelsi, esaltazione encomiastica della figura di Ludovico il Moro e della ricchezza del suo ducato, oltre che decorazione che ha arricchito grandemente la dimora ducale che ha ospitato una delle corti più ricche e sfarzose d’Europa. Anche la cosiddetta Grammatica del Donato, manoscritto conservato presso la Biblioteca Trivulziana, è un’opera di grande importanza commissionata dal Duca, dove la sua stessa effige è presente in un iconico ritratto miniato realizzato da Giovanni Ambrogio De Predis. Infine la cosiddetta Madonna Lia di Francesco Napoletano, allievo di Leonardo, documenta una rara istantanea della dimora sforzesca allo scadere del Quattrocento in quanto lascia intravedere, alle spalle della sacra rappresentazione, la facciata del Castello così come si presentava proprio ai tempi di Ludovico il Moro. Fotografia 1. Autore: Giovanni Ambrogio de Predis, Ritratto di Ludovico il Moro, in Grammatica del Donato. Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Milano. Crediti fotograficI: Comune di Milano. La cosiddetta Grammatica del Donato è un codice membranaceo riccamente decorato, che realizza, insieme al Liber Iesus, uno straordinario dittico di manoscritti d’educazione per il giovane Massimiliano Sforza, primogenito di Ludovico il Moro. Il manoscritto, allestito durante l’ultimo quinquennio del Quattrocento, contiene un testo grammaticale appartenente al genere letterario delle Ianue, seguito dai Disticha Catonis. La scrittura del testo è un’elegante umanistica libraria in cui si riconosce la mano del noto calligrafo Giovanni Battista Lorenzi, mentre tra i miniatori si contano alcuni tra i più famosi artisti dell’epoca: Giovanni Ambrogio de Predis, il Maestro dell’Epitalamio di Giasone del Maino, Giovan Pietro Birago e il Maestro di Anna Sforza. L’iconografia della cosiddetta Grammatica del Donato, come pure quella del Liber Iesus, si giustifica nel contesto di un preciso intento politico del Moro, volto a legittimare se stesso e la propria successione dinastica. Fotografia 2. Milano, Castello Sforzesco, Sala delle Asse, restauro in corso. Crediti fotograficI: Comune di Milano, Ranzani 2019. Nel 1498 il duca Ludovico il Moro commissiona a Leonardo da Vinci la decorazione della grande sala di rappresentanza ai piedi della Torre nord del Castello Sforzesco di Milano dove realizza un pergolato di gelsi che, dai grandi alberi dipinti lungo le pareti, si sviluppa a coprire illusionisticamente la volta, in un fitto intrico di rami e corde dorate. Nell’angolo nord si trova il Monocromo, ampia porzione di disegno preparatorio dove le robuste radici di un albero di gelso si insinuano nel terreno. La scelta del gelso, moròn in dialetto lombardo, è una indiretta ma incisiva esaltazione di Ludovico e del ruolo avuto nello sviluppo della fiorente produzione serica in Lombardia. Quattro cartigli nella volta ricordano alcuni episodi cruciali del suo ducato, mentre al centro campeggia lo scudo con gli stemmi Sforza e Este. Attualmente, a causa di estesi fenomeni di degrado, è in corso un importante restauro in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e il Ministero della Cultura. Fotografia 3. Autore: Francesco Galli detto Napoletano, Madonna Lia, tecnica: olio su tavola trasportata su tela, datazione: 1495 circa. Raccolte dʼArte Antica, Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano. Crediti fotograficI: Comune di Milano. L’opera di Francesco Galli, detto Napoletano, riprende i modelli leonardeschi nell’impostazione generale del dipinto e nell’interpretazione del volto della Vergine. Sullo sfondo, a sinistra, è riconoscibile la facciata del Castello Sforzesco di Milano ai tempi di Ludovico il Moro, con i torrioni cilindrici d’angolo e al centro la Torre del Filarete, circondato da un profondo fossato. Lo scorcio fu utilizzato da Luca Beltrami,agli inizi del Novecento per ricostruire la Torre del Filarete, andata distrutta nel 1521. Il titolo che identifica il dipinto è un omaggio al collezionista Amedeo Lia che, nel 2007, donò l’opera al Castello Sforzesco.