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Laddove Einstein vede lo spazio-tempo come un mare in movimento (visione ondulatoria della teoria della relatività), la Teoria del SuperSpin (Malanga, Pederzoli) mette in evidenza la correlazione tra magnetismo, tempo, elettricità e spazio e consente di descrivere la mente umana proprio come un dominio in cui si creano informazioni (descrivibili come pacchetti d’onda) che si muovono nel piano spazio-temporale. È facile, di conseguenza, trovare molte altre correlazioni tra le parti che costituiscono un essere umano, i simbolismi elementari e gli archetipi che li hanno formati. Ecco come, probabilmente, l’inconscio percepisce il disagio di essere: chi è preoccupato per la morte della mente sognerà prevalentemente l’onda gigantesca, chi ha paura della morte del corpo sognerà le meteoriti, mentre chi teme la morte dello spirito vedrà, nel sogno, il fuoco distruttore. Meteoriti e fuoco danno, insieme, morte e vita, mentre l’aria dà solamente vita, poiché non esiste resurrezione per ciò che è sempre esistito e non potrà mai morire. Il sogno di un addotto. Un addotto di solito sogna cose molto differenti da queste catastrofi, tuttavia a volte gli capita di farlo ed è proprio la sua esperienza con gli alieni ad aggiungere ad esse particolari interessanti che derivano da matrici prettamente ufologiche, suggerite, forse, dalle vere esperienze di abduction. Così il sogno della caduta delle meteoriti si arricchisce di un cielo costellato di astronavi, la grande onda passa sotto un disco volante che fluttua imperturbato sul mare in movimento, le une e l’altro testimoni inerti del rinnovamento dell’umanità. In questi sogni l’alieno di solito non fa nulla: sta lì e basta, ad indicare che viene percepito solo come testimone passivo, a causa dell’idea che esista una legge cosmica di non interferenza la quale, però, purtroppo, nel nostro caso pare non essere stata rispettata. L’addotto sogna archetipicamente qualcosa che viene iconograficamente stravolto dall’inconscio, ma che potrebbe avere affinità molto strette con l’esperienza di rapimento alieno. Un addotto sognò di essere in un corridoio circolare; lui era nudo e correva, correva senza sosta. Alle pareti si alternavano lampade, simili a tubi al neon, azzurre e rosa, e lui scappava per sfuggire a qualcuno che lo rincorreva: per questo non poteva fermarsi. Il corridoio, però, era circolare e lui aveva l’impressione di ripassare sempre nel solito posto. Una volta resosi conto di ciò, capiva anche di non poter correre a velocità troppo elevata, altrimenti avrebbe raggiunto, da dietro, il proprio inseguitore, e ciò non doveva avvenire. Il sogno testimoniava una grande paura ed una sensazione di profondo stress. Analizzando quel sogno da un punto di vista archetipico, si nota come il soggetto fugga da qualcuno che non può mai fisicamente raggiungere, neppure correndo velocemente in circolo. Carl Gustav Jung sottolinea che questo tipo di sogni è legato all’aspetto dei mandala circolari tibetani, i quali, a loro volta, sono connessi con il simbolismo dell’Albero 7 della Vita Eterna, come ho avuto occasione di mettere in evidenza in un precedente lavoro (IL SIGNIFICATO SIMBOLICO DEI CROP CIRCLE - C. Malanga). In questa corsa, infinita ed affannosa, l’essere umano vede i simboli della vita archetipicamente colorati di rosa e azzurro (i due colori indicano i due sessi). Questi simboli sono luminosi perché è la vita in sé ad esserlo. Chi è l’inseguitore del fuggitivo? L’unico che non dovrà mai raggiungerlo, per non causare la perdita dell’identità del sognante: colui che insegue e colui che fugge sono la stessa persona, o meglio, sono l’uno la copia dell’altro. Da una parte si fugge dalla propria copia perché essa, correndo attorno all’albero della vita, vuole carpire la vita stessa all’originale e dall’altra si deve correre non troppo veloci, per non raggiungere la copia e trasformarsi in essa, che corre per raggiungere la vita. L’idea della doppia identità che appare in questo sogno è innegabilmente legata al simbolismo dell’albero della vita, ma in un contesto ben diverso di quello dei sogni catastrofici. Qui non si attende inerti la morte, perché tanto dopo ci sarà una nuova vita ed una nuova rinascita: qui si fugge dalla perdita di identità provocata da un sé stesso che ancora non possiede identità e che, per acquisirla, può solo toglierla all’originale che ne è dotato. Quando discussi con l’addotto che aveva fatto questo sogno, lui stesso si rese conto del vero significato simbolico degli accadimenti onirici ancor prima che affrontassi con lui il problema delle copie che gli alieni realizzano per raggiungere quel loro scopo di vita eterna che a me, francamente, sembra davvero puerile.