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Veneranda fabbrica del Duomo di Milano. Presentazione a firma dell’Arciprete del Duomo, Direttore Area Cultura e Conservazione Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano: Gianantonio Borgonovo. L’adesione della Veneranda Fabbrica alla mostra fotografica “Sulle orme di Ludovico il Moro: luoghi e paesaggi” rappresenta un’occasione per raccontare al pubblico le atmosfere di un momento storico, il finire del Quattrocento, che fu teatro di vicende tra le più significative nella storia del Duomo. Al tempo del Moro, è noto che Milano divenne crocevia di esperienze artistiche e intellettuali di altissimo livello. Un fervore creativo la cui risonanza, e questo forse non è così noto, raggiunse anche il nostro Duomo. Pensare alla Cattedrale come a un luogo in cui il Moro impresse la propria orma significa, in Primis, mettere in luce il sodalizio tra Ludovico Maria Sforza e Leonardo da Vinci. Fu proprio nei suoi anni milanesi che il genio toscano ebbe modo di partecipare al concorso indetto dalla Fabbrica per l’edificazione del tiburio del Duomo, elemento architettonico a chiusura dell’incrocio tra la navata principale e il transetto. I registri dell’Archivio della Fabbrica riportano la testimonianza del coinvolgimento di Leonardo, che si interessò quindi “al malato Domo”, come ebbe a scrivere, e ricevette un compenso per la realizzazione del modello ligneo del tiburio. Conosciamo bene l’epilogo di questa curiosa storia: il suo progetto non fu mai approvato. Rimane nondimeno questo uno dei passaggi più avvincenti nella storia architettonica del Monumento, anche solo provando a immaginare la reazione di Leonardo davanti a un rifiuto. Contestualmente, il Cantiere scultoreo in seno alla Cattedrale fremeva, raggiunto dai forti venti di cambiamento che stavano soffiando per mano di artisti cari al ducato sforzesco, Benedetto Briosco tra gli altri, autore di una scultura raffigurante Sant’Agnese esposta al Museo del Duomo, testimonianza del passaggio a uno stile decorativo più squisitamente rinascimentale. Non da ultimo, negli anni del Moro, il tempo della Cattedrale fu segnato dalla presenza di Franchino Gaffurio, maestro di Cappella del Duomo dal 1484 e ideatore di importanti opere di speculazione teorica. Oltre a riformare il percorso educativo dei pueri cantores, fu protagonista di leggendarie missioni diplomatiche per il ducato. Gaffurio ebbe anche il merito di sovrintendere alla realizzazione di quattro grandi codici detti Libroni, preziose testimonianze della cultura musicale nella Milano sforzesca e tra le più significative raccolte di polifonia sacra dell’epoca. L’Archivio della Fabbrica custodisce i tre codici gaffuriani superstiti: il quarto fu infatti distrutto da un incendio divampato all’interno del padiglione della Veneranda Fabbrica, allestito per l’Esposizione Internazionale di Milano del 1906. Nei luoghi del Moro sono quindi ben impresse non solo le sue orme, ma anche quelle delle altre grandi personalità visionarie che contribuirono a rendere irripetibile la storia di Milano, e del suo Duomo, in epoca rinascimentale. Fotografia 1. Autore: Benedetto Briosco. Sant’Agnese. Materiale: marmo di Carrara. Dimensioni: 191 per 69 per 42 centimetri, Datazione: 1491. Milano, Museo del Duomo. Esempio rappresentativo della transizione da forme gotiche a forme più classicheggianti in atto nella scultura lombarda di tardo Quattrocento, l’opera raffigura Sant’Agnese, patrona della famiglia ducale cui furono devoti anche gli Sforza subentrati ai Visconti. La scultura fu commissionata dalla Fabbrica a Benedetto Briosco nel 1490. Proveniente da un capitello di pilone della Cattedrale, nel 1953 l’opera è entrata nella collezione del Museo del Duomo di Milano. La Santa è rappresentata con un abito dal raffinato panneggio, il capo è ornato da una ricercata acconciatura, nella mano sinistra regge un agnellino, suo emblema, il basamento riporta l’iscrizione “S puntata Agnes”. Fotografia 2. Mandati di pagamento a favore di Leonardo da Vinci per il modello del tiburio del Duomo di Milano. Datazione: 8 agosto e 30 settembre 1487; 11 gennaio 1488. Gli Annali della Fabbrica del Duomo riportano una serie di pagamenti a Leonardo da Vinci per un modello ligneo del tiburio, la struttura che sovrasta la cupola all’incrocio tra la navata principale e il transetto. I Mandati di pagamento testimoniano il coinvolgimento del genio fiorentino in una tra le più avvincenti sfide architettoniche nella storia del Duomo. Tuttavia, il progetto proposto da Leonardo non fu mai realizzato. Il 27 giugno 1490, durante un’assemblea presso il Castello Sforzesco di Milano, Ludovico il Moro affida la realizzazione del tiburio agli ingegneri della Fabbrica del Duomo Giangiacomo Dolcebuono e Giovanni Antonio Amadeo, con la supervisione di Francesco di Giorgio Martini. Fotografia 3 e particolare. “Franchino ‘Gaffurio”, Librone 1. Datazione: 1490. Inni polifonici a quattro voci. Particolare della miniatura dopo il restauro. Franchino Gaffurio, maestro di Cappella del Duomo di Milano dal 1484 al 1522, è stato compositore e figura di spicco nel panorama del Rinascimento milanese. I quattro codici manoscritti allestiti per sua iniziativa, detti Libroni, sono le più preziose testimonianze della cultura musicale della Milano al tempo di Ludovico il Moro, e fra le più significative raccolte di polifonia sacra dell’epoca. Il Librone 1, sottoscritto nel giugno 1490, riporta in apertura un’iniziale “S” istoriata con lo stemma della Veneranda Fabbrica raffigurante la Vergine Maria insieme a due angeli, nell’atto di proteggere sotto il proprio manto la Cattedrale. L’antica facciata miniata è ancora quella della precedente Basilica di Santa Maria Maggiore, per secoli conservata a chiusura del fronte del Duomo.