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Parco Lombardo della Valle del Ticino. Presentazione a firma del Presidente: Cristina Chiappa. Tanti sono gli elementi e i segni all’interno del Parco Lombardo della Valle del Ticino che narrano la figura e l’operato di Ludovico il Moro. Le immagini che abbiamo voluto presentare mettono in luce il legame tra il patrimonio naturale, agricolo e storico-culturale che oggi il Parco tutela, salvaguarda e valorizza, e le vicende del Ducato di Milano nell’epoca di Ludovico Maria Sforza. Tra le tante presenze, la Sforzesca a Vigevano, fattoria modello voluta dallo Sforza, offre uno spaccato economico-agricolo che è paradigmatico. Un grande cascinale quadrangolare a corte chiusa con stalle, fienili e magazzini tenuti insieme da una rigorosa funzionalità. Un’azienda agricola produttiva moderna, un laboratorio agricolo sperimentale, un vero e proprio prototipo per la successiva architettura rurale lombarda. È da qui che siamo voluti partire, dalla vilis gleba divenuta, grazie allo Sforza, ditissima tellus per poi allargare il nostro sguardo. Oggi, nel suo immediato intorno e non solo, l’uso del suolo e l’utilizzo delle acque sono il frutto di una profonda conoscenza tecnica e sensibilità dei luoghi, interpretati insieme in maniera originale ed ottimale. La straordinaria figura di Ludovico il Moro, ci permette di leggere questi luoghi ed il sistema paesaggio attraverso le sue intuizioni e le sue opere. Pensiamo agli interventi sulla rete irrigua, un ingegnoso sistema frutto del genio idraulico di chi abitava la Pianura Padana fin dal medioevo e della fatica dei suoi contadini che consente ancora oggi di utilizzare il sistema di irrigazione a scorrimento attraverso una fitta rete di rogge e canali. È proprio grazie alla grande disponibilità di acque irrigue e al loro corretto uso, che dalla fine del Quattrocento iniziò la diffusione della coltivazione del riso favorita anche dalla natura del terreno e dall’ambiente caldo umido. Anche se tra gli storici viene ormai riconosciuto a Galeazzo Sforza, fratello del Moro, il merito di aver introdotto il riso, all’inizio nei parchi ducali e poi nell’intera regione, è certo che Ludovico Maria Sforza ne favorì la sua coltivazione. Da allora il riso, accanto alle marcite, è un forte elemento identitario dei nostri territori. A queste coltivazioni sono legati i prodotti agricoli più vocazionali e più apprezzati del Parco, riso e formaggio, e due habitat il cui valore inestimabile di biodiversità per l’intera pianura padana è ampiamente riconosciuto. Sta a noi, oggi, raccogliere l’eredità lasciata dallo Sforza e trarne linfa per svolgere il ruolo importante di salvaguardia e divulgazione di queste buone pratiche agricole che, attraverso l’uso corretto delle acque irrigue, sono anche in grado di tracciare la via per il necessario nostro adattamento ai cambiamenti climatici in atto. Siamo convinti che riconoscere e saper leggere la storia nei luoghi e nei paesaggi di oggi ci permette di conservarli e farne uso in maniera sostenibile. Siamo convinti che la rete irrigua, l’acqua che vi scorre, i sistemi agricoli che la utilizzano, la biodiversità che ospitano sono l’insegnamento che la nostra storia ci chiede di trasferire ai nostri figli. Fotografia 1. Cascina Colombarone La Sforzesca, Vigevano 2022. Foto: Simone Macchi. Lapide in marmo di Candoglia murata sul colombarone d’angolo nord-ovest della Sforzesca, la grandiosa tenuta agricola realizzata nel 1486 da Ludovico il Moro nei pressi di Vigevano. Si legge: “Ero misero suolo ora sono un terreno ricchissimo perché lo Sforza mi ha curato con la sua pia mano destra. È mutato il mio aspetto, ho cambiato nome, mi chiamavo vile, ora mi chiamo Sforzesca. Ludovico ha coltivato questi campi e non si pente, all’artefice della pace si addice essere un contadino”. Autore della scritta è l’umanista e diplomatico Ermolao Barbaro, a cui il Moro conferì l’incarico di tesser le lodi del suo operato sotto forma di epigramma. Fotografia 2. Passaggio della Roggia Moretta sulla Roggia Castellana con ponte canale. La Sforzesca, Vigevano 2022. Foto: Simone Macchi. A valle della Sforzesca le acque della Roggia Moretta, scaricate dalla Roggia Mora di Vigevano, vanno a potenziare la Roggia Castellana nel suo lungo viaggio irriguo verso Pavia. Nel 1482 Leonardo arriva alla corte sforzesca perché sapeva, tra le tante competenze, conducer acqua da uno loco ad uno altro, come si legge in una lettera indirizzata a Ludovico Maria Sforza. Un’abilità, quella di Leonardo, di cui il Moro si avvalse per migliorare l’irrigazione dei suoi territori attraverso la progettazione di nuovi canali. Una ricchezza d’acqua grazie alla quale è nata in questo territorio un’agricoltura straordinaria. Fotografia 3. Garzetta in risaia. La Sforzesca, Vigevano 2022. Foto: Simone Macchi. Una garzetta abita questa risaia della Sforzesca. Il riso, grande protagonista di questo paesaggio da secoli, racchiude in sé molteplici caratteristiche preziose, fra cui una biodiversità di insetti, anfibi e uccelli riconosciuta a livello europeo. L’acqua e la rete irrigua sono la linfa che alimenta questo agroecosistema.