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Origini di roma. Ci sono tre leggende sulla fondazione di Roma nel 753 avanti cristo. La prima leggenda parla della fondazione della città di Lavinio. Enea scampato alla distruzione di Troia arriva sulle coste del Lazio. Dopo vari conflitti il re dei latini concede la figlia Lavinia in moglie. La seconda leggenda parla della fondazione della città di Alba Longa. Il primo figlio di Enea arriva con il padre nel Lazio e fonda una nuova città. La terza parla della fondazione di Roma. Romolo e Remo , figli di Rea Silva, allattati dalla famosa lupa, restituiscono il trono di Alba Longa al nonno e fondarono la città di Roma: é Romolo ad essere scelto dagli dei per governarla. Le fonti storiche. Le fonti sui primi secoli di Roma sono scarse e i documenti più antichi risalgono ad otto secoli dopo la fondazione. Unificazione. Roma nasce dall’unificazione dei sette villaggi sorti sui colli vicino al Tevere (Palatino, Campidoglio, Quirinale, Aventino, Esquilino, Celio) danno vita alla lega Settimonzio. Dai villaggi alle città. L’economia del Lazio su coltivazione di orzo e farro. Roma si trovava in un punto in cui il Tevere poteva essere attraversato ma la posizione geografica di Roma contribuì allo sviluppo commerciale grazie alla via Latina, alla via del sale e all’isola Tiberina. I contatti con le popolazioni greche ed etrusche consentirono alle popolazioni laziali di conoscere le forme più evolute di civiltà presenti in Italia. Roma monarchica. Tra il 753 e il 509 avanti cristo Roma fu governata da un rex, nominato dal popolo e che deteneva il potere assoluto (comando militare, governo dell’ordine pubblico, capo religioso, amministratore della giustizia e della ricchezza). Secondo la leggenda furono sette i re di Roma. Re latino-sabini. All’inizio la fusione tra i romani e il popolo dei sabini fornì alla città i primi tre: Numa Pompilio: sovrano pacifico. Tulio Ostilio: dà il via all’espansione di Roma. Anco Marzio: fondò ostia e edificò le prime mura. I re di origine etrusca. La crescita economica di Roma attirò nella città artigiani, mercanti e aristocratici etruschi che contribuirono alla crescita della città grazie anche alle loro tecniche di costruzione (case in pietra, arco a tutto sesto, volte a botte, dighe e cisterne, rete stradale). Verso la fine del settimo secolo una dinastia etrusca si installò sul trono di Roma: Tarquinio Prisco: costruì il tempio di Giove Capitolino, realizzò la Cloaca Massima e il Foro Boario. Servio Tullio: costruisce nuove mura. Tarquinio il Superbo: tiranno cacciato dal popolo nel 509 avanti cristo. I re erano affiancati da due assemblee formate dai patrizi: il senato (eleggeva il re ed era organo consultivo) e i corizi curiati (formavano l’esercito, eleggevano il senato, dichiaravano guerra). La società romana arcaica. Nel periodo monarchico la società era divisa in due classi, i patrizi e i plebei. I patrizi godevano dei diritti politici e controllavano la proprietà terriera, erano in contatto con gli dei e conoscevano le tecniche di guerra. I plebei non avevano alcun diritto ma potevano stabilire un rapporto di clientela con un patrizio, il quale proteggeva il plebeo in cambio di alcuni servigi. Nell’ ultimo gradino della scala sociale c’erano gli schiavi, soprattutto prigionieri di guerra. Uno schiavo a cui era stata concessa la libertà veniva chiamato liberto. La famiglia romana, su base patriarcale, era il fondamento della società. Il padre aveva potere assoluto sui membri della famiglia fino alla sua morte; tutti i figli maschi a quel punto divenivano padri di nuove famiglie pur rimanendo parte della stessa gens. Le donne romane potevano partecipare alla vita pubblica, ereditavano come fratelli ma erano sempre sottoposte all’autorità dell’uomo. Il matrimonio poteva avvenire in tre modi diversi: tramite una cerimonia che simboleggia l’inizio della vita coniugale. tramite una vendita in cui il marito acquista la moglie. tramite un anno di convivenza. Esistevano inoltre le concubine, donne che avevano un rapporto stabile con un uomo che non potevano sposare. Il divorzio era concesso solo al marito. La religione romana. Per i romani la religione era un dovere politico e il re era anche il capo religioso. I sacerdoti avevano il compito di guidare le funzioni religiose di carattere pubblico ed erano divisi in collegi sacerdotali; i più importanti erano i pontefici che si riunivano presieduto dal pontefice massimo che nel periodo monarchico era il re. Le uniche donne che si occupavano di religione erano le vestali, sacerdotesse che custodivano il fuoco sacro a Vesta. Erano scelte dal pontefice massimo tra i sei e i dieci anni e dovevano rimanere vergini per trent’anni; se venivano meno al loro compito erano murate vive. Le divinità domestiche. Per i romani erano molto importanti: I Lari erano le anime buone dei defunti che proteggevano il focolare domestico. I Mani erano anime dei defunti che avevano abitato la casa. I Penati erano gli dei protettori di ogni famiglia e in ogni casa veniva eretto un piccolo altare a loro riservato. Il dio Giano era posto a protezione delle porte. Dopo il sesto secolo avanti cristo si diffusero influenze religiose etrusche e greche: gli dei romani assunsero caratteristiche antropomorfe e corrisposero in parte alle divinità greche ma a differenza della cultura greca quella romana non presentò mai una ricca mitologia, e le vicende degli dei non si intrecciavano con quelle degli uomini: le divinità erano venerate solo per l’influsso che esercitavano sui diversi ambiti della vita.