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Acquisizione del linguaggio: Il linguaggio nel cervello umano adulto dipende dalle interazioni di diverse regioni corticali e strutture sottocorticali. L’acquisizione del linguaggio è un processo che procede in maniera simile in tutte le culture. I versi dei neonati si trasformano in lallazioni a circa 6 mesi di età. • Dopo i 18 mesi i bambini capiscono circa 150 parole e ne possono usare circa 50. È interessante che persino a un’età così precoce i bambini cominciano a perdere l’abilità di distinguere suoni che potevano discriminare fino a poco prima. • Dopo 1 o 2 anni, il linguaggio parlato dai bambini ha i suoni, il ritmo e l’accento del linguaggio a cui essi sono stati esposti. Una volta adulti, sappiamo decine di migliaia di parole. • D’altro canto, dopo la pubertà l’apprendimento di una seconda lingua diventa più difficile. L’esistenza di un periodo critico per l’acquisizione del linguaggio è suggerita dalla difficoltà che i bambini più grandi hanno nell’imparare una seconda lingua rispetto alla prima, e dalla difficoltà a imparare la prima lingua se non si è stati esposti al linguaggio parlato prima della pubertà. La velocità alla quale i bambini imparano il linguaggio è un indicatore di quanto questo sia difficile. Dopo un anno di vita, tuttavia, i bambini possono già riconoscere i suoni della loro lingua, come pure le parole, anche se non le capiscono. Il linguaggio parlato non indica in maniera affidabile i confini tra le diverse parole. Tuttavia, i bambini devono imparare a capire migliaia di parole che sono tutte costruite dallo stesso campione di suoni specifici per una data lingua. Questo traguardo è ottenuto attraverso un meccanismo di apprendimento probabilistico: il bambino impara che alcune combinazioni di suoni sono molto più probabili di altre. Quando una combinazione a bassa probabilità si manifesta, questa suggerisce la possibile posizione di un confine tra parole. Un altro indizio che i bambini imparano a usare è l’enfasi sillabica, o accentazione, più comune per la sua lingua. Per esempio, in inglese l’accento cade generalmente sulla prima sillaba e questo aiuta a determinare dove le parole cominciano e finiscono. Gli adulti di entrambi i generi, quando parlano con i lattanti, spesso usano il motherese (mammese), nel quale il parlato è più lento ed esagerato e i suoni delle vocali sono meglio articolati. Il mammese probabilmente aiuta il bambino ad apprendere i suoni del linguaggio. Non conosciamo ancora i meccanismi cerebrali attraverso i quali i neonati imparano a distinguere e a pronunciare le parole. Tuttavia, alcuni ricercatori hanno rilevato, usando la fMRI, che anche all’età di 3 mesi la risposta cerebrale al linguaggio parlato è distribuita in maniera simile a quella degli adulti. L’ascolto del linguaggio attiva in maniera estesa le regioni corticali del lobo temporale, con una forte asimmetria a favore dell’emisfero sinistro. Queste osservazioni non dimostrano che il cervello dei lattanti processa il linguaggio esattamente come il cervello degli adulti, ma indicano una simile precoce organizzazione delle aree uditive e un’analoga lateralizzazione del linguaggio.