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Nella facciata meridionale sorge il portico del maestro Antonio Gambara, il quale lo realizzò nel XV secolo portando a termine un capolavoro pregiatissimo, arte siciliana allo stato puro inglobata dal gotico fiorito di marca catalana. Assai arabeggianti le tre arcate ogivali, spalleggiate da una coppia di torri laterali e adombrate da un enorme timpano incorniciato da motivi decorativi scultorei rappresentanti animali in movimento, forze vegetali e l’albero della vita. La parte sottostante il portico ospita bassorilievi che rievocano importanti episodi storici, ovvero l’incoronazione di Vittorio Amedeo II di Savoia e quella di Carlo III di Borbone, eventi significativi che si svolsero proprio in Cattedrale. Risale al 1466 il prezioso coro ligneo intagliato composto di 78 stalli corali in gotico catalano, mentre nel XVI secolo vennero gettate le basi per l’ornamento trionfale dell’abside maggiore, una vasta tribuna marmorea che richiese oltre mezzo secolo di lavoro eseguito dall’abile scultore cinquecentesco Antonello Gagini e dai figli che ne raccolsero l’onere e onore. Comprendente due ordini di nicchie custodenti 47 statue di santi e sovrastata dall’icona del Padre Eterno nella gloria degli angeli, ricopriva un ruolo fondamentale nell’ambito dei corredi ecclesiastici: parliamo al passato poiché l’opera è stata letteralmente distrutta a giustificazione (ingiustificata) di un complessivo rinnovamento avvenuto nel XVIII secolo, da cui partì la vestizione decorativa di tutto l’esterno, la costruzione degli ordini superiori delle quattro torri agli angoli più la torre campanaria neogotica progettata da Emanuele Palazzotto e terminata nel 1805. La gestazione dell’intero unicum sembrò non finire mai, una continua ricerca del sublime spesso tratta in inganno e costellata di valutazioni errate soprattutto dal punto di vista estetico. Oggi la parte absidale posta a oriente risulta la più originale essendo del XII secolo, palesa intrecci di archi ciechi a tarsia lavica regolati da una geometria d’intersezione da cui si evince infine il gioco della doppia archeggiatura: proprio da questo lato il visitatore riesce a cogliere tutta la suggestione infusa dalla cattedrale che qui raggiunge la sua massima apoteosi costruttiva, certamente la più riuscita e rispettosa dell’idea primigenia.