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L′ALTARE DELLA MADONNA DELLA MADIA. . . L’altare presente in questa cappella è un trionfo di colori, creati da marmi provenienti da varie cave ed egregiamente modellati ed accostati in questa opera. I colori dei marmi (composti dalla natura in base alla presenza di altre sostanze oltre al bianco del Carbonato di Calcio) o la loro provenienza, ne caratterizzano il nome: il Verde Antico delle colonne e del fondo centrale; il Giallo di Verona delle basi e capitelli delle colonne, del festone dietro alla croce del tabernacolo e delle palme attorno alla scultura di Dio Padre; il Giallo di Siena del padiglione sopra l’icona della Madonna; il Giallo Antico dell’ovale contenente la scultura di Dio Padre; il Diaspro di Sicilia, (pietra dura di vari colori), della parte verticale dei gradini di accesso all’altare e poi ancora il marmo bianco, il Rosso Antico ed i listelli di marmo “negro”. . Sopra i classici elementi degli altari (i gradini d’accesso, il piano e il tabernacolo), si elevano quattro colonne di colore verde che poste su alti piedistalli, proteggono l’icona bizantina. Le stesse colonne sostengono un timpano spezzato in cui troneggia l’Eterno (somigliante a quello una volta presente sulla sommità del retablo cinquecentesco) che con la mano sinistra sorregge il mondo e con quella destra benedice con la classica postura delle tre dita a simbolo della Santissima Trinità (rappresentata anche dal triangolo dietro alla testa). Un mirabile panneggio marmoreo con sopra un cartiglio con la scritta “Ave Gratza Plena”, una cornice ed una corona d’argento, adornano, insieme, l’icona venuta dal mare. . . . C’è un episodio legato alla sistemazione della colonna verde posteriore di destra, giunto a noi attraverso un atto notarile redatto davanti ai testimoni del fatto: durante la sistemazione della suddetta colonna, effettuata tramite un sistema a carrucole, si udì un forte rumore, come se qualcosa avesse ceduto; poiché gli operai e gli altri, presenti in quel momento, non notarono nessuna rottura, si proseguì con i lavori di posa della colonna sul proprio piedistallo. Alla fine dei lavori, nel recuperare la fune, si notò che, in un punto, era rimasta intatta una sola corda dell’intreccio. A detta dei testimoni (riteniamo gente competente) tale corda da sola non avrebbe mai potuto reggere il peso della colonna.