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4. Le origini della industrializzazione 4.1. La rivoluzione industriale Con una serie di profondi mutamenti nelle forme di produzione prese avvio in Inghilterra, tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, la «rivoluzione industriale». Il termine rivoluzione non deve tuttavia suggerire la repentinità del cambiamento quanto piuttosto indicare il suo carattere irreversibile e radicale. In un arco di tempo relativamente breve un assetto economico-sociale stabile e sostanzialmente stagnante fu sostituito da una fase di sviluppo economico senza precedenti, caratterizzata da una crescita gradualmente accelerata, non più sottoposta ai limiti imposti dalla pressione demografica. Il passaggio da una economia agricolo- artigianale a una economia industriale, fondata sulla fabbrica, si affermò gradualmente in tempi successivi e con differenti modalità anche nel continente europeo, avviando quella trasformazione dell’organizzazione sociale, dei sistemi politici, dei modelli culturali e degli stessi comportamenti individuali che caratterizza ancora oggi le aree sviluppate del mondo contemporaneo e che esercita un profondo condizionamento anche su quelle arretrate. La diffusione del sistema di fabbrica e delle macchine, lo sviluppo dell’industria e dei servizi a scapito dell’agricoltura, la formazione di nuovi strati sociali (classe operaia e ceti medi) non sono che gli aspetti più significativi delle trasformazioni intervenute nell’Occidente sviluppato a partire dalla fine del ’700. Per tutti questi motivi la rivoluzione industriale ha assunto, con la rivoluzione francese, il valore periodizzante di inizio di una nuova età – quella contemporanea. Un’età in cui, fra profondi squilibri e contrasti talora durissimi, si è registrata, per i paesi industrializzati e per una parte del mondo da essi dipendente, l’uscita dalla penuria alimentare e dalla povertà. Un’età dominata dall’ideologia del progresso e da una nuova mentalità, fatta di disponibilità continua al mutamento e di promozione di ulteriori mutamenti. A distanza di oltre duecento anni dalle sue origini, la rivoluzione industriale si è confermata come grande dispensatrice di benessere e di ricchezze materiali, ma non sempre di quella «felicità» che riformatori e utopisti avevano ritenuto dovesse essere il compito e il principale obiettivo del progresso economico e sociale.