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Tra le tante soluzioni individuate da Leonardo per la propulsione di un'imbarcazione con pale rotanti, il disegno del foglio 945 del Codice Atlantico è sicuramente tra quelle più all'avanguardia. Nei progetti più semplici il movimento delle pale è affidato alle braccia dei marinai che conducono l'imbarcazione, mentre in questo la rotazione nasce dal movimento alternato delle gambe di un solo marinaio. L'operatore, appoggiandosi al meccanismo centrale, posizionava i piedi su due assi che fungevano da pedali e muoveva i piedi verso l'alto e il basso in modo alternato. Attraverso un complicato sistema di ruote dentate, il movimento alternato si trasformava in moto rotatorio dell'asse delle ruote che, muovendosi in un'unica direzione, imprimevano un moto rettilineo alla barca. Le ruote giravano entrambe alla stessa velocità, quindi per cambiare direzione era necessaria la presenza di un timoniere alle spalle dell'operatore. Il meccanismo è studiato in maniera molto dettagliata anche sul foglio 30 del Codice Atlantico. Prima di tornare a Firenze, dove nel 1505 si dedicherà alla stesura del Codice del Volo, Leonardo trascorre gli ultimi anni del XV secolo a Milano. I progetti di macchine volanti milanesi sono probabilmente gli ultimi che contemplano il volo battente e quindi i migliori. Successivamente Leonardo abbandonerà quest'idea in favore del volo planato. La Macchina Volante di Milano è stata ricostruita in base ai disegni del foglio 749 del Codice Atlantico. Il pilota si trova all'interno di un abitacolo dotato di seggiolino, con mani e gambe libere di spingere con forza per alimentare il battito delle ali. Coinvolgere contemporaneamente tutti gli arti del pilota pare l'ultimo disperato tentativo di Leonardo per creare l'enorme energia necessaria al volo battente. In un altro foglio contemporaneo a questo, cerca persino di progettare un congegno meccanico che sostituisca la forza umana, ma con scarsi risultati. Il battito è molto ampio e l'eventuale decollo sarebbe impossibile da una zona pianeggiante, in quanto l'estremità delle ali toccherebbe il terreno. È questo il motivo per cui Leonardo disegna una piccola piattaforma per la partenza, dalla quale è possibile battere le ali utilizzando tutta la loro ampiezza. Dice, inoltre, di voler costruire questa macchina in un laboratorio nascosto nei pressi dell'attuale Palazzo Reale, dietro la Torre del San Gottardo, e annota di volerne recintare il perimetro con assi di legno per proteggerlo da sguardi indiscreti. L'intenzione di costruire questa macchina appare dunque molto chiara, ma non ci è dato sapere cosa Leonardo abbia realmente realizzato. Benvenuti a tutti i visitatori nel Museo di Leonardo da Vinci. Cliccando sui vari pannelli sarà possibile avere delle indicazioni sulla relativa opera. Per entrare nelle stanze, clicca sulle porte e si apriranno. Il carro armato di Leonardo o carro coperto, era un progetto del 1485 per uno dei primi carri armati al mondo. Il progetto si trova in uno dei fogli conservati al British Museum, n. 1860-6-16-99. Nella parte inferiore del foglio si trovano due disegni, a sinistra il carro scoperto che mostra i meccanismi per il movimento e a destra la sua versione coperta a forma di testuggine. Nella parte superiore dello stesso foglio Leonardo disegnò un altro strumento di guerra, il carro falciante. Il disegno è poco più di uno schizzo dal quale si può comunque dedurre che doveva muoversi attraverso delle manovelle che mettevano in movimento le ruote. La vite aerea è un progetto ideato da Leonardo da Vinci e descritto nel foglio 83v del Manoscritto B, redatto durante il suo primo soggiorno milanese. In questo studio di vite aerea, Leonardo arriva a ipotizzare e formulare in anticipo di secoli l'efficacia trattiva dell'elica, concependo una struttura molto simile, ispirandosi alle forme della natura e dando corpo alle sue osservazioni sulle caratteristiche dell'aria. Nelle intenzioni dell'inventore, avrebbe dovuto "avvitarsi" nell'aria sfruttandone la densità similmente a quanto fa una vite che penetra nel legno. Non vi è prova che Leonardo abbia effettivamente costruito la macchina da lui immaginata che rimarrebbe, quindi, una delle tante intuizioni teoriche della multiforme attività del celebre inventore. Per molti anni è stata erroneamente presentata al pubblico come un "elicottero", sostenendo che il motore per farla girare fossero degli uomini e che fosse destinata a sollevarsi nell'aria come un velivolo per il trasporto umano.