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Milano, Sciopero generale. Il panico della città aumenta d'ora in ora. Noi abbiamo avuto ieri il tempo di armarci tutti. Molti hanno 3 revolver. Il Popolo d'Italia è custodito. Calma per le vie. Passano delle bande di ragazzi e giovanotti operai che tentano senza troppa audacia di beffeggiare gli ufficiali. Alle 12 arriva Balla da Roma. Mangia con me. Poi si esce. In Galleria molta folla. Molti ufficiali e arditi. Abbiamo fissato con Mussolini la sera precedente che non faremo una controdimostrazione subito. Aspetteremo la provocazione. Discutiamo con Ponzone e altri che vorrebbero fare la controdimostrazione. Vado con Balla Russolo Vecchi Mazza nella pasticceria della Galleria. Fuori si forma però spontaneamente la dimostrazione patriottica. Chiamo Vecchi e insieme organizziamo il corteo. Andiamo al Politecnico. Siamo 300. Ma la colonna s'ingrossa. Al Politecnico troviamo circa 500 ufficiali di tutte le armi. Hanno alla testa l'alpino mutilato Chiesa. Giriamo per Corso V.E. Attiriamo dentro applaudenti e curiosi. Urtiamo contro cordone di carabinieri. Per via Agnello in piazza San Fedele. Rompiamo altro cordone di carabinieri. Si sente fa tale l'urto prossimo colla colonna dei bolscevichi. Entriamo di forza in Galleria. In testa gli arditi. Siamo ancora costretti a rompere un cordone di carabinieri. Tutti, circa 1.000 arditi ufficiali d'ogni arma e cittadini sul monumento a V.E. in Piazza del Duomo. Enorme serpe grigioverde che esce dalla Galleria. Colata di piombo che serpeggia e dilaga intorno al monumento. Oratori che non c'entrano. Candiani. Nessuno ascolta. Tutti sentono vicino l'attacco. -Eccoli! Eccoli! Falso allarme. Riprende a parlare Ferrari 20. Nessuno ascolta. -Eccoli Eccoli! Tutti giù tirando fuori i revolvers. I Carabinieri hanno già sbarrato lo sbocco di via dei Mercanti Ecco la colonna con in testa donne con alto il ritratto di Lenin la bandiera rossa. Spavalda colonna a passi decisi e veloci s'avanza. Si ferma dietro la linea dei carabinieri. Noi da una parte e loro dall'altra. Vola un randello che mi sfiora la testa. volverata. Una pietrata e una re Allora tutti avanti sfondiamo i carabinieri che si aprono e si ritirano a destra e a sinistra. Noi in piedi tutti in ordine sparso. Ufficiali medagliati spavaldi indifferenti in mezzo al sss sss sss delle pallotole di revolver, facciamo fuoco in aria poi contro la colonna che subito si sbanda presa da panico pazzo. I nostri nemici circa 2.000 si buttano a terra contro i gradini della Loggia dei mercanti. I loro gridi di Abbasso l'Italia! Viva Lenin! cessano. Sono a terra terrorizzati dalla nostra avanzata in ordine sparso di Ufficiali tutti in piedi col revolver in pugno che ricaricano con disinvoltura. Poi avanti! I cumuli di bolscevichi terrorizzati vengono presi a bastonate. Io vedo del sangue in terra e ho una angoscia profonda al vedere accoppar a legnate questi giovanetti bambini prezzolati e incoscienti. Troviamo 100 lire nelle tasche d'un ragazzo. Oro tedesco. Lo spionaggio tedesco funziona da Zurigo con efficacia. Avanti dunque. Inseguimento. In piazza mi s'avventa contro un operaio tarchiato e forte che per 2 volte tenta di pugnalarmi. Scanso i due colpi e gli assesto una randellata sulla testa. Il colpo lo prende nella spalla. Barcolla poi fugge. L'inseguo a tutta corsa e finiamo tutti e due in una portineria, crollo di vetri e nelle braccia della portinaia impaurita Urla. Impedisco che sia accoppato dagli arditi. Tutti coi revolvers in pugno e sparando in alto per Via Dante lungo i muri a destra e a sinistra. Vedo il fratello di Corridoni ferito al braccio che torna indietro tutto insanguinato. È con noi. Un ardito parte come un proiettile a tutta velocità per strada deserta e si slancia sul monumento di Garibaldi tutto irto di folla nera. Sale e pugnala un oratore che grida Viva Lenin. Fulmineamente il monumento si sbianca. La folla nera che lo rivestiva cola giú e fugge a destra e a sinistra. Via via laggiú davanti al Castello a destra e a sinistra laggiú a 200 metri in Foro Bonaparte. Fuga di passeri. Velocità di foglie morte che il vento strappa dagli alberi. Torniamo indietro bandiera degli arditi in testa. I balconi si aprono e applaudono. Fischiamo le donne e invitiamo i borghesi vigliacchi a venire giú con noi. Mentre passavamo dalla Galleria, preoccupato di aumentare ad ogni costo la forza della nostra colonna nell'imminenza dell'urto, io gridavo urlavo a destra e a sinistra freneticamente al curiosi plaudenti di entrare nella colonna Dentro! Dentro! Con noi! Dentro! Venite! Dentro. Era tale la mia gesticolazione che uno di quei curiosi plaudenti fuggi davanti a me terrorizzato dalla mia faccia! Tutti sul monumento a V.E. Discorsi di Vecchi in uniforme da ardito. Mi pregano di parlare. Sono stanchissimo. Ho il piede ferito da una legnata e un dolore al petto: un pugno o una randellata. Vado con Mazza Vecchi e la nostra colonna all'Avanti.