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1. Buongiorno a tutti, Sono il Capitano di corvetta ABIDI ed oggi vi presenterò la mia tesi dal titolo: IL SISTEMA DELLE “SMART SANCTION” NELLA PRASSI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA. 2. Partirò con una presentazione del sistema di sanzioni delle Nazioni Unite in generale, poi analizzare il concetto di Smart sanction. Passero infine a presentare qualche esempio della applicazione di tali sanzioni. 3. NIENTE 4. Secondo l’articolo 41 del capitolo 7 della carta delle Nazioni Unite, Il consiglio di sicurezza, in confronto a un conflitto, può prendere delle misure Non implicanti l’impiego della forza al fine di Mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. 5. In confronto a una tale minaccia, il Consiglio di sicurezza esordisce con un appello al dialogo tra le parti in conflitto, facendo riferimento a potenziali sanzioni. Le sanzioni dovrebbero essere l'ultima risorsa quando si tratta di rispondere a massicce violazioni dei diritti umani. In questo caso, il Consiglio adotta una risoluzione che stabilisce un regime di sanzioni e un comitato per monitorarne l'attuazione. 6. I comitati per le sanzioni sono composti da tutti i 15 membri del CS. Il loro ruolo è quello di attuare, monitorare e fornire raccomandazioni al Consiglio di sicurezza. Si incontrano regolarmente con gli Stati membri, gli attori delle Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali. In alcuni casi, viene istituito un gruppo di esperti tecnici, tutti nominati dal Segretario Generale, Con il compito di assistere il comitato. Le competenze di esperti dipendono dalle sanzioni imposte, ma possono includere esperti di armi, di risorse naturali o di diritti umani e umanitari. 7. A seconda della natura e della gravità della situazione, il Consiglio di Sicurezza può adottare un adeguato regime di sanzioni e sollecitare gli stati membri a farle applicare. le sanzioni diplomatiche: sospensione della cooperazione e rottura dei legami diplomatici come ambasciate. le sanzioni economiche: embarghi sulle armi o altre restrizioni commerciali sull'importazione e l'esportazione di prodotti e congelamento dei beni. le restrizioni di viaggio: comprendono l’interdizione di visto, il divieto d’ingresso nel territorio e la proibizione di tutti i voli da e per un paese. le sanzioni culturali e sportive: squalifica di una certa nazione dalla partecipazione agli eventi internazionali. 8. Ma in generale, le sanzioni dell'ONU possono essere anche suddivise in: sanzioni economiche globali, che prendono di mira un intero Paese, e sanzioni mirate (o anche Smart Sanctions) che interessano individui o organizzazioni. 9. NIENTE 10. Le sanzioni economiche globali usati nelle prassi del consiglio di sicurezza fino agli anni 90 sono stati accompagnati da diversi danni collaterali. Da un lato hanno avuto un ampio impatto umano sulla popolazione dei Paesi presi di mira, dall'altro hanno avuto gravi conseguenze economiche non solo per i Paesi sanzionati, ma anche per gli Stati confinanti. E con tutte le conseguenze che ne derivano, tali sanzioni hanno raramente raggiunto i loro obiettivi di indebolire i poteri nei paesi mirate. Al contrario, i danni collaterali subiti dalla popolazione hanno creato una certa solidarietà con il governo perché il popolo stesso si è sentito preso di mira dalle Nazioni Uniti. 11. Per esempio, le sanzioni economiche imposte all’Iraq a partire dal 1990 hanno portato alla morte prematura di molte persone, soprattutto bambini. In base a stime dell’Unicef, ogni mese muoiono circa 5000 bambini al di sotto dei cinque anni. Le condizioni di vita sono state estremamente difficili per la maggior parte della popolazione. Il popolo iracheno soffriva durante il periodo dell'embargo di un grave problema di carenza di cibo e della malnutrizione. Inoltre, la situazione umanitaria non è migliorata con il programma "Petrolio In Cambio Di Cibo" attivato dalle Nazioni Unite nel 1995. 12. Oltre l’impatto umano, notevoli ripercussioni economiche possono toccare i Paesi limitrofi. Come nel caso dell'embargo imposto a Serbia e Montenegro all'inizio degli anni 90. Queste sanzioni hanno influenzato le economie degli Stati vicini: Bulgaria, Ungheria, Romania, Slovacchia e Ucraina che hanno fatto delle richieste di risarcimento per le perdite economiche alle Nazioni Unite. 13. Anche, come risultato degli embarghi economici, sono emerse altre alternative per il commercio con i paesi sanzionati. Il caso più spettacolare fu quello della Rhodesia Meridionale, un paese senza accesso al mare. Un grande flusso di commercio internazionale verso la Sudafrica e il Mozambico è apparso, la cosa chi indica l'esistenza di una deviazione del traffico e di una fiorente attività di contrabbando. Questo flusso ha notevolmente diminuito l'efficacia delle sanzioni. 14. A seguito di allarmanti rapporti internazionali sulle conseguenze delle sanzioni globali, la comunità internazionale ha messo in discussione l'efficacia di queste sanzioni e ha cercato i metodi più appropriati per renderle più mirate al fine di risparmiare alla popolazione sofferenze inutili. La logica di questo nuovo tipo di sanzioni si basa sul fatto che è meglio fare pressione direttamente sui responsabili della minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale piuttosto che sullo stato che li ospita. 15. In questo stesso contesto, e con un'iniziativa della Svizzera, si sono svolti due seminari a Interlaken nel 1998 e nel 1999 per discutere il cambiamento verso il regime di sanzioni mirate. Al termine di questi incontri la Svizzera ha presentato il 22 ottobre 2001 al Consiglio di sicurezza un manuale pratico sull'elaborazione e l'attuazione di sanzioni finanziari mirati. La prima parte del manuale è rivolta al Consiglio di sicurezza, al quale propone moduli di testi per l'elaborazione di risoluzioni adeguati; La seconda parte è invece destinata ad aiutare i Paesi membri nell'attuazione di tali sanzioni con la considerazione delle disparità tra gli Stati. 16. In seguito sono state lanciate altre iniziative come i Seminari di Bonn-Berlino 1999-2000 che hanno affrontato le questioni delle restrizioni di viaggio, le sanzioni sul traffico aereo e gli embarghi sulle armi e i seminari di Stoccolma 2002-2003 che hanno discusso l'attuazione e il monitoraggio delle sanzioni mirate. 17. Le raccomandazioni dei seminari hanno condotto allo sviluppo di un modello decisionale in relazione con l'attuazione delle SMART SANCTIONS. Il precorso inizia con - Una definizione precisa dell'obiettivo delle sanzioni, in cui sono elencati gli atti richiesti allo Stato o all'entità interessati - Poi, la determinazione in dettaglio di ciò che è richiesto agli Stati membri per raggiungere questo obiettivo - l'elaborazione da parte del Comitato di un elenco delle persone soggette alle sanzioni, con la possibilità di obiezioni da parte degli interessati; - Impostazione dei limiti di tempo per l'applicazione delle sanzioni con l'eventualità d’estensione o di sospensione. - e alla fine, il modello prevede clausole di uscita dalle sanzioni in caso di conformità alle condizioni imposte dalla risoluzione. 18. Per quanto riguarda la lotta al terrorismo, la risoluzione adottata dall'ONU un giorno dopo gli attentati dell'11 settembre ha segnato il riconoscimento del terrorismo come minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale da parte de consiglio di sicurezza. L’Organizzazione delle Nazioni Uniti ha iniziato ad adottare delle misure sanzionatorie nei confronti di individui e società sospettati di essere affiliati ai gruppi terroristici o di sostenerli in qualche modo, e ha invitato gli Stati membri anche a prevedere, nei rispettivi ordinamenti, di penalizzare il finanziamento degli atti terroristici. Il Consiglio ha inoltre istituito un Comitato (“Counter-Terrorism Committee”) con il compito di monitorare l’attuazione della risoluzione. 19. NIENTE 20. Tra le misure adotti ci sono sanzioni mirate sui prodotti di base, come sulle esportazioni di diamanti grezzi in Angola et Sierra Lione nei primi anni 2000. O più comunemente conosciuti come diamanti di sangue perché servivano come finanziamenti per i gruppi ribelli. Queste sanzioni hanno partecipato a prosciugare la fonte materiale e finanziaria della guerriglia e a fermare il conflitto. 21. Anche, il congelamento mirato dei beni è senza dubbio un miglioramento rispetto al suo predecessore, le sanzioni finanziarie globali, in quanto ha minori effetti collaterali. Ciononostante, rimangono numerose sfide per un'implementazione efficace, in particolare nel contesto dell'applicazione internazionale. Problemi legati soprattutto all’attuazione di misure antiriciclaggio. Tra le iniziative per questo soggetto quella lanciata della Banca Mondiale per il recupero dei beni rubati nel 2007. L'uso del congelamento dei beni è aumentato dopo l'11 settembre 2001, però le liste compilate in relazione al terrorismo erano in molti casi misure preventive che prendendo di mira i beni di persone senza precedenti penali che non avevano ancora commesso alcun atto illecito. 22. Tra le altre misure, gli embarghi sulle armi, che sembrano un esempio tipico di Smart Sanction, in quanto sono intesi a interrompere il flusso proprio di quei beni che aggraveranno un conflitto. Ma mentre c'è stato un notevole perfezionamento nel loro uso, continuano ad esserci sostanziali problemi pratici nella loro attuazione. Più significativamente, gli studi hanno indicato che gli embarghi in realtà fanno poco per ridurre il flusso di armi. Al contrario, la proibizione crea un mercato nero. In alcuni casi, c'è anche una complicità di diversi attori statali. Ad esempio, nel caso del traffico di armi verso la Liberia, alcuni Stati dell'Africa occidentale hanno facilitato il trasbordo di armi in territorio liberiano.